10.

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realizzazione.

Il corvino si trattenne dall'iniziare a correre per strada, a dir poco terrorizzato da quelle tragiche parole che aveva letto.
Tenne un passo veloce ma disordinato, giocherellando con le proprie dita e tirandosi via qualche pellicina, vista l'ansia che lo sopprimeva.

Non appena rincasò, rilasciò un sospiro nel realizzare che sua madre non era ancora tornata, ed immediatamente corse in camera propria.
Si chiuse alle spalle la porta, sbattendola leggermente, appoggiandovisi mentre scivolava a terra con lentezza.
Era spaventato, completamente scioccato da ciò che ormai era sicuro di avere: una malattia potenzialmente mortale.
Portò le gambe al petto in un abbraccio storto e scomposto, nel tentativo di placare quel senso di panico che cresceva esponenzialmente. Non voleva morire, aveva ancora così tante cose da fare, da vivere, da provare.

Quell'improvvisa agitazione gli scivolò via di dosso lentamente, come un'onda che si ritrae nelle acque del mare quando quieto.
Sarebbe finita lì, quindi? Era questione di tempo, prima che quel volto così familiare, così dolce e luminoso, innescasse un meccanismo che lo avrebbe logorato lentamente? Sarebbe rimasto soffocato da quegli occhi brillanti e gentili?
Non avrebbe mai...mai più provato quella strana sensazione che le braccia di Bokuto gli provocavano quand'erano attorno al suo corpo? Non si sarebbe più svegliato inebriato dal profumo del più grande, che lo rassicurava e proteggeva? Non avrebbe più sentito sotto il proprio tocco la pelle morbida e leggermente rovinata del più grande..?
Il solo pensiero, poi, che la maggior parte di quelle cose fosse avvenuta solo una volta, per errore e per qualche bicchiere di troppo, fece stringere ulteriormente lo stomaco del minore.

Non se ne sarebbe nemmeno accorto, nessuno se ne sarebbe mai accorto. Poteva sparire, essere inghiottito dalla propria stessa oscurità, e nessuno vi avrebbe fatto caso prima che la cosa divenisse totalmente esplicita.
Nessuno si sarebbe accorto del rallentare dei suoi battiti, finché questi non sarebbero completamente cessati.
La stessa figura di Bokuto, che da sempre era stata il punto fisso più stabile per il corvino, stava iniziando a vacillare ed a sparire lentamente, attratta da altri particolari della vita, altre persone, altre esperienze.

Ed era frustrante, estremamente frustrante, perché il minore sentiva di non poterne parlare con nessuno: avrebbe immediatamente allarmato sua madre alla minima parola al riguardo, e questa era l'ultima cosa che desiderava, non sentiva di avere abbastanza confidenza con nessuno per portare a galla un discorso del genere, e se in altre circostanze avrebbe confidato nella presenza del ragazzo dagli occhi dorati, ecco che ora se ne sentiva privato: egli avrebbe reagito eccessivamente, come suo solito, ed avrebbe voluto, anzi, preteso di sapere chi fosse quella tanto idilliaca persona amata dal minore.
Se poi, in caso estremo, avesse scoperto si trattasse di lui, se ne sarebbe eternamente addossato la colpa.
Keiji avrebbe coperto quella fiamma sempre alta e lucente con i propri problemi, soffocandola e spegnendola per non esser il solo nel buio.
Come poteva anche solo immaginare di fare una cosa del genere?

Un senso di vuoto si instaurò nel centro del suo petto, attirando tutto ciò che il povero ragazzo provava dentro di sé. Si doveva arrendere al pensiero di non poter avere un futuro? Doveva accettare che la sua fonte di gioia più grande sarebbe stata anche la sua morte?
Obbligatoriamente.
Che altra scelta aveva, in fondo? Non sarebbe stato molto peggio trascinare con sé nel buio Bokuto, o far preoccupare sua madre estremamente in quel periodo relativamente breve prima della propria appassitura?
Una strana sensazione si fece spazio nell'animo del corvino: un misto di disperazione e rinuncia, di soppressione e debolezza.

Ancora una volta, non poteva fare nulla per cambiare il corso degli eventi.

Quando, dopo venti minuti buoni, rialzò il capo dalle proprie ginocchia, le notò leggermente umide. Con un gesto lento e calmo si sfiorò gli zigomi e le guance: erano bagnate.
Non si era nemmeno accorto di aver pianto.

Sweet death. /BokuAka/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora