casa.
Le visite terminarono ufficialmente alle dieci e mezzo della mattina seguente, quando Kōtarō era già arrivato per portare il proprio amato a casa.
Le parole con cui era entrato a contatto, a causa della lettera, ancora gli bruciavano il cuore, ma la consapevolezza che tutta quella sofferenza, sia per lui che per l'altro, fosse ufficialmente terminata gli alleggeriva le spalle e l'animo.Almeno, provava a sforzarsi di trovare un "lato positivo", ora sapeva esattamente cosa fare.
Quando entrò nella struttura, salutò con un brillante sorriso la signora dietro lo schermo di vetro, che sta volta lo fece passare senza trattenimenti.
Bokuto attraversò camminando quei corridoi spaventosamente bianchi ed intrinsi di disinfettante, odore che mai più voleva sentire. Incontrava gente sconosciuta, con storie, espressioni e vite diverse. Sperò che anche loro fossero fortunate come lo era stato lui.
Bussò educatamente alla porta della stanzetta in cui Akaashi stava per andarsene. Un offuscato "avanti" si sentì dall'interno.Il pallavolista spalancò l'uscio, incrociando immediatamente quelle due gemme turchesi che gli avevano fatto perdere completamente la testa. Sentì un moto di gioia partire dalle proprie membra più profonde, illuminando non la stanza, non il mondo, ma l'intero universo. Era così bello rivedere il suo Keiji.
Il riccio gli dedicò un dolce sorriso, facendo sporgere le gambe lateralmente rispetto al letto, mettendosi seduto. Ora che il pericolo di diffusione dell'Hanahaki era terminato, poteva nuovamente muoversi con libertà, accompagnata da una certa leggerezza d'animo. Fu raggiunto immediatamente dall'altro, che lo abbracciò, ponendo il proprio corpo tra le gambe di lui, per metà poste sul lettino. Kōtarō posò gentilmente le mani sulle guance del minore, ponendo i palmi sui due lati della mandibola ed i pollici a carezzargli con tutto l'amore del mondo le morbide guance. I loro sguardi si mischiarono ed incrociarono, seguiti quindi dalle loro labbra.
Quel bacio fu lento e dolce, più romantico e profondo rispetto al primo che si erano scambiati, nascondente interi discorsi.
Quando si staccarono, il maggiore sorrise, strizzando leggermente gli occhi e sfiorando con il proprio naso quello del più piccolo, le cui gote si tinsero di un tenero rosa. Fece accomodare l'altro al proprio fianco, intrecciando le loro dita come a non volerlo lasciare andare.
«Come stai oggi, Keiji?» si sentì ad un certo punto, e l'interessato puntò il proprio sguardo in quello dell'altro.
«Sto bene.» rispose, concentrandosi ad ammirare le dita dell'ace, paragonate alle proprie, sfiorandole e godendo della loro sensazione sulla pelle.
Bokuto emise un leggero sbuffetto, lasciando un bacio tra i ricci scomposti del corvino.
«Già ottenuti i risultati delle visite?» chiese poco dopo, respirando profondamente quel profumo che sapeva di casa e felicità, ma anche di senso di colpa.
«Non ancora, credo arriveranno tra poco.» ammise il più piccolo, nascondendo bene le proprie braccia nelle maniche della leggera felpa che portava. Oltre a poter muoversi, infatti, aveva ufficialmente ottenuto il permesso di indossare nuovamente i propri vestiti, i quali gli diedero un inaspettato sentore di calma.Nonostante facesse caldo all'esterno, essendo ufficialmente luglio, Akaashi si riparava sotto quel sottil tessuto, notò Kōtarō. Ignorò la cosa, non volendo agitare il minore.
Senza separare le loro mani, gli si spostò di fronte, utilizzando l'arto libero per alzare il volto del minore:
«Hai dormito, stanotte? Mi sembri stanco, 'Kashi.» borbottò, tempestando di piccoli, goffi e teneri baci l'intero suo volto. Un risolio scappò dalle labbra sottili del piccolo.
«Mh, più o meno.» borbottò come risposta, ritrovandosi il broncio dell'altro a pochi centimetri dal suo viso.
«Potevi scrivermi!» esclamò infatti da lì a poco Bokuto, causando la nascita di un puro sorriso sulle labbra del ricciolo. L'altro se ne sentì ancora più innamorato.
Keiji gli scompigliò i capelli:
«E privarti del tuo sonnellino di bellezza? Per cosa, poi? Sopportare i tuoi sbalzi d'umore amplificati per tutto il giorno dopo?»
Kōtarō spalancò la bocca in segno di stupore, portando una mano sul petto:
«Come puoi dire questo?! È assolutamente fasullo!»
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Sweet death. /BokuAka/
Fanfiction"Cosa si scrive, quando non si ha più tempo per farlo? Cosa si dice, sapendo che quelle saranno le ultime parole che potrai mai pronunciare? Cosa si pensa dell'amore, quando questo diviene la causa della tua fine?„ Il giovane liceale Akaashi Keiji...