confidenza e delusione.
Dopo aver effettuato le principali visite, per constatare se le condizioni del corvino fossero più o meno gravi, egli dovette tornare a scuola.
Erano passati tre giorni da quel pomeriggio tanto tragico, e le cose non sembravano esser migliorate né peggiorate: Akaashi era in equilibrio su un filo di spago, pronto a cadere da un momento all'altro nella sua stabilità.
Non aveva ancora finito le visite da effettuare, ma la lontananza da tutti i suoi amici altro non avrebbe fatto se non peggiorare la sua situazione. Inoltre, non poteva permettersi di saltare ulteriori giornate scolastiche, e per questo, quella mattina, stava camminando con lentezza e distrazione verso il proprio liceo.
Le strade erano vuote, l'aria umida.
Dall'ultima visita effettuata da Bokuto, il minore non l'aveva più né visto né sentito, troppo preso da quei improvvisi sbalzi che la sua vita aveva preso tutto d'un tratto.
Quando, la notte stessa dell'accaduto, Keiji ricordò la "promessa" fatta al maggiore, non ebbe la ben che minima forza di muoversi ed afferrare il cellulare. La mattina dopo era troppo tardi.
Così, era permaso nel suo nascondiglio, giustificando la propria codardia con un "nemmeno loro ti hanno cercato, però".La scuola era sempre uguale, e la noncuranza degli altri liceali quasi sollevò l'infermo, che non si sentì più posto sotto i riflettori.
La conoscenza della sua situazione avrebbe comportato una necessaria spiegazione, ed il solo pensare a quel nome logorava il ragazzo dall'interno.
Dato che le sue condizioni, nonostante tutto, sembravano stabili, era riuscito ad evitare il ricovero, e non era stato nemmeno obbligato a rivelare l'identità della persona da lui amata. Tuttavia, il medico non aveva perso tempo nel riferire l'incertezza su cui si trovava sospeso, la quale poteva repentinamente precipitare da un momento all'altro. Gli aveva esplicitamente spiegato le odierne metodologie di cura, dandogli tempo per pensare.
Akaashi si era inizialmente stupito nel non incontrare Bokuto sulla via verso il liceo, ma, riflettendovi, lo stupore fu presto sostituito da un potente senso di colpa: come poteva essersi sentito l'altro in seguito alla propria improvvisa scomparsa?
Ma sicuramente gli aveva subito trovato un "sostituto". Probabilmente non aveva esitato nel percorrere quella strada con Kuroo, come già gli capitava di fare in precedenza.
Non era così indispensabile.Alcuni suoi compagni di classe parvero rincuorati nel vederlo, e lo accolsero con dei leggeri sorrisi amichevoli. Altri chiesero, non spingendosi eccessivamente oltre: nessuno aveva abbastanza confidenza per farlo. Nessuno seppe della reale malattia che stringeva le proprie mani attorno la gola del ragazzo.
In poche parole, la mattinata passò tranquillamente, ma in modo pesante. Qualcosa la rendeva più lenta e macabra, irrequieta ed a tratti buia.
Dando la colpa agli ormoni generati dall'Hanahaki, Keiji riuscì ad ignorare quella strana sensazione non con facilità.
La situazione prese a vacillare durante la ricreazione: era quello, solitamente, l'orario in cui il maggiore lo veniva a trovare. In cui poteva godere del suo sorriso e della sua aurea allegra.
Quando non arrivò, si disse di non dispiacersi: era lui che era sparito, senza lasciare traccia, ben consapevole di cosa avrebbe potuto comportare. Tuttavia, non poté negare di sentire un senso di delusione allargarsi nel suo petto, unito ben presto a nostalgia e mancanza: aveva sperato, nonostante tutto, che il ragazzo dai capelli bicolore avesse insistito, o che non gli avesse dato ascolto. Aveva sperato si fosse presentato, fosse corso verso di lui e lo avesse stretto ancora tra le sue braccia, non ascoltando le lamentele che, istintivamente, il minore avrebbe emesso. Aveva sperato l'avesse iniziato a guardare con occhi diversi, con uno scintillare nello sguardo che non riservava a nessun altro.
Ma nulla di ciò accadde.Romantico senza speranza.
Colui che si presentò fu però Konoha, con quella sua aria di preoccupazione e gioia nel rivedere l'amico.
Inizialmente quasi lo rimproverò, ancora. Come poteva aver aspettato tutto quel tempo prima di parlare della sua malattia alla madre, o comunque ad un medico? Era ovvio che prima o poi l'avrebbero scoperto.
Chiaramente, stette ben attento a dosare le parole, non volendo far ulteriormente affondare il riccio.
Quest'ultimo, però, gli aveva sorriso leggermente:
«Hai davvero ragione.»
Si era scoperto a soffrire la solitudine più di quanto non credesse.

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Sweet death. /BokuAka/
Fanfiction"Cosa si scrive, quando non si ha più tempo per farlo? Cosa si dice, sapendo che quelle saranno le ultime parole che potrai mai pronunciare? Cosa si pensa dell'amore, quando questo diviene la causa della tua fine?„ Il giovane liceale Akaashi Keiji...