Birthday Surprises

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Il giovedì mattina, Harry e Ron aspettarono Hermione nella sala comune per andare a colazione. Quando arrivò, la colmarono di attenzioni e la scortarono giù al tavolo come delle guardie, uno per lato, tenendola per le braccia. Aprirono la strada con forti urla, e le loro eroiche ed elaborate parodie di galanteria la fecero ridere e arrossire di piacere. Fu difficile per lei accettare che Harry avesse fissato il primo allenamento di Quidditch la sera del suo diciassettesimo compleanno. Uno diventa maggiorenne una volta sola, ed Hermione non poté fare a meno di sentirsi un po' disturbata dal fatto che Harry, Ron e Ginny avrebbero passato la serata da un'altra parte.

Si erano comunque ricordati, cosa che era sicuramente meglio di altri anni. Mentre Ron aveva pensato fosse divertente presentarsi con La Guida sugli Scacchi per Idioti, Harry le aveva dato un generosissimo buono regalo per il Ghirigoro. Pensare a cosa avrebbe potuto comprare con il buono di Harry era abbastanza esaltante da aiutarla a riconoscere l'ironia dietro il regalo di Ron. Ricevette una lettera dai suoi genitori, ovviamente – un biglietto, una lettera e un altro buono regalo; in più sua madre le aveva comprato un certo numero di capi di vestiario mentre era a casa. La colazione quel giorno fu meravigliosa. Con una certa grazia, Hermione riuscì ad apprezzarla piuttosto che stare seduta a pensare alle sue prospettive di una serata solitaria con i suoi libri. Ron le promise che avrebbe masticato per l'intero pasto con la bocca chiusa e quasi ci riuscì. Nel complesso fu piacevole, per una volta, essere al centro dell'attenzione dei suoi compagni di casa, dei componenti del DA delle altre case e di diversi altri compagni di classe arrivati per farle gli auguri.

Fu con maggior riluttanza del solito che salutò i ragazzi per dirigersi alla prima ora di lezione. Vicino alla porta della Sala Grande venne bloccata da una ragazzina bionda con la cravatta Serpeverde.

"Sei tu Hermione Granger?" chiese a bassa voce, ma chiaramente.

"Sì," replicò Hermione, abbassandosi all'altezza della ragazzina. "Ma temo di non sapere il tuo nome."

La ragazza, chiunque fosse, ignorò la domanda. "Ho un messaggio per te dal professor Snape. Dice di ricordarti la tua punizione di stasera, alle otto, e che se arriverai in ritardo lo rimpiangerai."

La bocca di Hermione si aprì di botto in una silenziosa esclamazione di sorpresa. Si voltò verso il tavolo degli insegnanti. Snape era lì e per un momento incontrò il suo sguardo, prima di voltarsi con un cipiglio amaro. Hermione si voltò per ringraziare la ragazza del disturbo, ma era già andata via.

Ah, pensò Hermione. La chiama punizione? Bene, aggiunse, uscendo dalla Sala con passo decisamente più energico, almeno non passerò la serata da sola.

Hermione era così contenta della sua prima lezione con Snape che era arrivata nei sotterranei con quindici minuti d'anticipo. Per un lungo quarto d'ora camminò su e giù per il vicino corridoio, riluttante ad arrivare in anticipo e terrorizzata di essere in ritardo. Ogni venti secondi circa controllava l'orologio finché finalmente, alle otto precise, bussò alla porta.

"Avanti," disse lui.

"Buonasera, professore," disse Hermione educatamente, mentre andava a sedersi davanti alla scrivania.

Snape non si preoccupò di sollevare lo sguardo dai compiti che stava correggendo, figuriamoci di rispondere. Per diversi minuti continuò a scarabocchiare commenti sui compiti davanti a lui mentre Hermione combatteva contro il bisogno urgente di porre le numerose domande che aveva. Nervosamente si strofinò la cicatrice attraverso la divisa, proprio nel punto in cui toccava la clavicola.

Alla fine Snape sospirò, come infastidito, e poggiò la penna. Sistemò la pila di pergamene di fronte a sé, squadrando i bordi e ponendole da parte.

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