Sectumsempra

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Dopo che Hermione Granger lasciò il suo ufficio, quella sera, Severus era appena entrato nella solitudine delle sue stanze quando si lasciò andare. Si raggomitolò sul pavimento proprio all'interno della porta e pianse: pesanti, moccicose, ridicole lacrime. Pianse per dover uccidere Albus. Pianse per essersi unito ai Mangiamorte. Pianse per le atrocità a cui aveva assistito e quelle che aveva compiuto. Pianse immaginando Hooch, Minerva e Poppy che lo pensavano un traditore. Pianse per l'infelice spreco della sua infanzia e la terribile ansia negli anni tra le guerre. Pianse per il modo in cui il Signore Oscuro lo desiderava e pianse per essersi innamorato di una sua studentessa. Quando finì era esausto.

Troppo stanco per alzarsi rimase sdraiato sul pavimento a fissare il soffitto. Granger non finiva mai di sorprenderlo.

Severus si era arreso nel compararla a Lily nel momento in cui lei lo aveva perdonato per la sua ridicola sfuriata su Krum. Non c'era paragone: Granger era più brillante, tenace e infinitamente più generosa. Granger, rifletté, aveva combattuto una battaglia da adulti nel suo primo anno ad Hogwarts; Lily, d'altro canto, aveva condotto una vita incantata – fino al momento del tradimento di Pettigrew, cioè – riso di fronte al pericolo, giocato a combattere, prendendo alla leggera il fatto di riuscire a cavarsela per un pelo. Severus non poteva immaginare Granger rimanere incinta e farsi una famiglia nel bel mezzo di una guerra. Grugnì all'idea. Anche se lo facesse, farebbe in modo di controllare in qualche modo tutto, proteggere chiunque e, allo stesso tempo, fare a maglia un paio di scarpine di lana per ogni giorno della settimana. In nessuna circostanza si ritirerebbe ad una vita di "moglie e madre",lasciando ogni decisione a chiunque avesse provveduto allo sperma; nessuno potrebbe mettere da parte Granger per la sua stessa sicurezza.

Ora che aveva compreso i dettagli del piano di Dumbledore, Hermione lo aveva sorpreso ancora una volta. Primo, era stupefatto da come aveva messo insieme i pezzi. Pluralitas non est ponenda sine necessitate per davvero. Secondo, e più importante, Severus era sopraffatto dalla sua reazione. Non era sembrata disgustata, o nauseata, o ripugnata. Al contrario, era sembrata... comprensiva, preoccupata per lui. E non aveva avuto dubbi sulle sue intenzioni. Non una volta. Sebbene la piega d'improbabilità che aveva scoperto, e il puzzle di logica che aveva risolto, puntassero entrambi verso due possibili risultati, Granger aveva infallibilmente scelto "spia" invece di "traditore".

Era innervosito. In qualche modo, fin dalla prima seduta di Legilimanzia nell'Infermeria solo nove mesi e mezzo prima, lei lo aveva cambiato. Mentre prima Severus si sentiva compiaciuto della sua morale superiorità verso coloro intorno a lui, ora era preoccupato di non essere all'altezza delle aspettative di una particolare donna.

Nonostante Dumbledore avesse fiducia in lui, il vecchio era un bastardo manipolatore. Severus gli voleva bene, ma sapeva che il senso di colpa era attentamente calcolato, i sotterfugi deliberati. Sapeva che Dumbledore avrebbe sempre fatto lo stesso errore: alcuni ragazzi erano più importanti di altri e quasi sempre più importanti delle donne di qualunque età. Granger, invece, lasciava da parte ogni pretesa di manipolazione e semplicemente lo guardava. Lo guardava come se lui fosse reale. Come se fosse una persona reale, in una difficile situazione, che stava per fare la scelta giusta. "Innervosito" era un eufemismo.

Precisamente alle otto del giovedì sera, Hermione Granger bussò alla sua porta.

"Avanti," disse.

Riconobbe subito la smorfia testarda della sua bocca: aveva una domanda e non aveva intenzione di lasciar correre. "Forza, Granger," le disse con un sospiro rassegnato.

"Cosa?" Chiese lei cautamente.

"Poni la tua domanda, mi sembra tu stia per scoppiare."

"Oh," disse, presa alla sprovvista dal suo incoraggiamento. "Va bene, allora. C'è un modo per modificare la memoria di qualcuno e invertire il processo successivamente?"

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