Home, Sweet Home

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Quando ebbero finito di modificare la memoria di entrambi, Susan e Terry Granger, erano le tre passate del pomeriggio. Severus si sentiva messo a dura prova dalla sua stessa magia e poteva dire, dalle ombre scure sotto i suoi occhi, che anche Hermione Granger era esausta. Seguendo le indicazioni della Granger, Severus fece levitare i corpi addormentati dei suoi genitori e li trasportò di sopra nella loro stanza. Granger rimase indietro, seduta china sul divano, con la fronte appoggiata sui palmi e i gomiti a sostenersi sulle ginocchia.

Per cambiare i vestiti dei Granger nei loro pigiami, presi da sotto i cuscini, ci vollero solo pochi secondi, con l'aiuto del relativo incantesimo. Severus rimboccò le coperte sopra di loro con la bacchetta e si diresse al piano di sotto. Trovò la Granger in cucina che stava frugando in frigorifero.

"Fame?" Chiese lei stancamente, tirando fuori una ciotola in plastica per insalate di un orribile color blu, piena di penne al ragù avanzate. Severus grugnì il suo assenso e Granger fece due porzioni di pasta, scaldandoli con un incantesimo non verbale. Versò due bicchieri d'acqua da una caraffa con filtro e fece levitare il tutto verso il tavolo della cucina. Mangiarono in silenzio. "Caffè?" Chiese una volta finito di mangiare.

"Nero, niente zucchero."

La Granger si alzò in piedi, dandosi da fare con la teiera elettrica e una pressa francese Bodum. Si aggirò intorno finché la teiera non bollì e si spense, poi riempì la caffettiera e la portò in tavola. Sembrava livida.

"I Serpeverde mi criticavano sempre per le mie scelte eticamente sbagliate," affermò improvvisamente.

Il passaggio dal mondano al personale colse Severus alla sprovvista. Alzò un sopracciglio in modo interrogativo. L'aveva criticata diverse volte, certamente, ma aveva detto "Serpeverde" al plurale.

"Anche Jocelyn mi ha fatto notare i miei errori." Hermione abbassò il pistone della pressa.

"I Grifondoro spesso si lasciano trascinare dall'arroganza," replicò Severus, mantenendo la voce più neutra possibile.

"Vero." Mentre la Granger versava il caffè il suo labbro inferiore tremava.

Non voleva proprio farla piangere.

"Granger," disse all'improvviso, cercando nella tasca della sua toga. "Ho qualcosa per te." Tirò fuori una piccola fiala, riempita con un liquido di un violento colore verde, con il tappo sigillato di ceralacca. La pose sul tavolo di fianco alle tazze da caffè.

Gli occhi della Granger si allargarono per la sorpresa. Prese la bottiglietta e la voltò curiosamente in mano, tenendola in alto verso la luce per valutare il colore e la consistenza. "Che cos'è?"

"L'antidoto per il veleno di Nagini."

"Dove l'ha trovato?" Sembrava stupita.

"L'ho distillato io, Granger. Ho qualche piccola abilità con le pozioni." Lei lo guardò in modo così assente che lui dovette cedere e provvedere ad una spiegazione più esplicita. "Quando Arthur è stato morso, un anno e mezzo fa, ho cercato di procurarmi un po' di veleno e, alla fine, formulare un antidoto. Da allora l'animaletto domestico del Signore Oscuro è diventato una specie di rischio del mestiere, una quotidiana minaccia per la mia salute. L'ho distillata regolarmente e me la sono somministrata ogni giorno. Non posso dartene abbastanza per mantenere te e Potter immuni per un anno, infatti posso darvi solo questa dose di riserva. Date le circostanze attuali non è chiaro quando avrò l'opportunità di farne dell'altro. Una volta che la bottiglia sarà aperta l'antidoto si degraderà molto in fretta: avrete solo un'ora per usarlo. Può essere applicato localmente o ingerito. Se tutto va bene, ne avrete bisogno una volta sola."

"Grazie," sussurrò lei, con l'accenno di lacrime evaporato. "In realtà ho anch'io qualcosa per lei." Si appoggiò alla sedia, torcendo i fianchi leggermente per raggiungere la tasca dei jeans senza alzarsi. Tirò fuori un bottone piatto e glielo porse tenendolo sul palmo.

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