Reversal of Fortune

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Severus non aveva niente nella sua biblioteca personale di Spinner's End che potesse dargli delucidazioni sul suo presentimento, così tornò ad Hogwarts quello stesso giorno. Jocelyn, fra tutti, fu contentissima. Era perfettamente felice di condividere il suo tavolo in biblioteca, impassibile di fronte al comando di mantenere la bocca chiusa o al suo cipiglio. E il cipiglio c'era. Persino con le risorse della biblioteca di Hogwarts a sua disposizione, la ricerca non stava andando bene. Divinazione era una scienza così imprecisa e vaga che Severus trovò molto di quello che leggeva intensamente frustrante. C'erano numerosi studi sulle esperienze di pre o quasi morte, della vita che scorre davanti agli occhi e infinite esplorazioni sui déjà vu, ma niente che in modo specifico si applicasse alla sua esperienza di rivivere momenti fondamentali della sua lontana adolescenza al contrario.

Albus Dumbledore fu altrettanto felice del ritorno anticipato del suo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Insistette su diverse sedute di pianificazione fino a tarda notte, alimentate da un regolare afflusso di Whisky Incendiario, in apparenza ignaro della distrazione di Severus. La notte del trenta risultò essere la peggiore fra tutte. Dumbledore aveva consumato una significativa quantità di alcol, anche se manteneva un totale contegno persino nel parlare. Discuteva e vagava lungo il perimetro dell'ufficio mentre Severus sedeva nella sua solita sedia fissando in modo assente il vorticoso liquido ambrato del suo bicchiere.

"Harry non deve saperlo, non prima dell'ultimo momento, non prima che sia necessario, altrimenti come potrebbe avere la forza di fare quello che dev'essere fatto?" Le parole ultime di Dumbledore perforarono la nebbia di autocommiserazione che occupava la mente di Severus.

Potter? Fino ad un momento prima Dumbledore era stato completamente impegnato con la necessità che Severus proteggesse gli studenti una volta che lui fosse morto. "Ma cosa deve fare?" Severus tossì e si schiarì la gola. Dovevano essere passati almeno trenta minuti dall'ultima volta che aveva parlato.

"Questo è una cosa fra me ed Harry. Ora ascolta attentamente, Severus. Arriverà un momento – dopo la mia morte – non discutere e non interrompermi! Arriverà un momento in cui Lord Voldemort sembrerà aver paura per la vita del suo serpente."

"Per Nagini?" Era questa un'ulteriore evidenza dell'incombente senilità di Dumbledore? Sembrava veramente perso. Severus sentì una fitta di pietà verso l'uomo di fronte a lui.

"Precisamente. Se arriva un tempo in cui Lord Voldemort smette di mandare il serpente in avanti per suo ordine, ma lo tiene al sicuro indietro e sotto la sua protezione magica, allora credo sia il momento di dirlo ad Harry."

"Dirgli che cosa?" Severus sapeva che l'irritazione era evidente nella sua voce. Dumbledore non sembrava parlare in modo sensato e il modo in cui ora stava in piedi, con una mano a coprirsi gli occhi, sembrava più disperato e vulnerabile che mai.

"Digli che la notte in cui Lord Voldemort cercò di ucciderlo, quando Lily ha usato la sua stessa vita come scudo," - Severus sentì lo stomaco contorcersi alla superficiale invocazione del suo sacrificio - "l'Anatema che Uccide gli è rimbalzata addosso, un frammento dell'anima di Voldemort è stata separata dall'insieme e si è aggrappata all'unica anima viva rimasta nell'edificio che collassava. Parte dell'anima di Lord Voldemort vive dentro Harry, è ciò che gli dà il potere di parlare con i serpenti e il legame con la mente di Lord Voldemort che non ha mai capito. E mentre un frammento dell'anima persa da Voldemort rimane attaccata e protetta da Harry, Lord Voldemort non può morire."

Severus sentì come se si fosse tuffato dentro a dell'acqua ghiacciata. Il ragazzo è un Horcrux. Le parole di Dumbledore avevano finalmente iniziato ad avere senso e Severus desiderò in ritardo che il vecchio stesse in effetti delirando, perché fin troppo in fretta comprese le implicazioni di questa informazione. "Quindi il ragazzo... il ragazzo deve morire?" chiese, la voce completamente priva delle complicate ondate di emozioni che gli si rimestavano all'interno.

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