The Chamber of Secrets

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Non fu fino a quando il trio si trovò al sicuro al piano superiore della Testa di Porco, ed Hermione ebbe mangiato il doppio di quello che faceva normalmente in una sola volta, che iniziò a sentirsi meglio. Così è stato Aberforth a mandare Dobby? Il fratello di Dumbledore ci stava tenendo d'occhio! Con l'aiuto del pane, del formaggio e dell'idromele che aveva consumato, il cervello di Hermione era tornato in azione.

"Posso usare il bagno?" Chiese al loro ospite. Aberforth si limitò a grugnire e fece un gesto col pollice alle sue spalle. Il bagno era sudicio, ma a Hermione non importò, facendo quello che doveva velocemente, sistemando quello che era visibile delle sue vesti e quello che era un nido di capelli nel piccolo specchio sopra al lavandino. Lontano dallo sguardo dei ragazzi, prese la borsa di perline dalla tasca e lanciò un Incantesimo di Silenzio alla porta.

Se c'era una qualunque possibilità che Harry affrontasse Voldemort nelle successive ventiquattr'ore, c'erano un paio di cose che poteva fare.

Ci volle molto poco a Hermione per trovare il ritratto di Phineas, dopodiché lo mise in bilico sul coperchio del gabinetto.

"Phineas?" Lo chiamò, infondendo nella voce più cortesia possibile.

Lui saltò alla vista, come se fosse in attesa. "Nessuna benda?" Esclamò subito, guardando avidamente lo spazio angusto. "Dove siamo? COME TI PERMETTI di mettere il mio ritratto in questa lurida latrina! Cosa–"

"Phineas!" Lo interruppe lei. "È importante! Ho bisogno che porti un messaggio."

"Fa' attenzione, ragazza," le ringhiò contro, incrociando le braccia sul petto e issandosi in piedi in tutta la sua altezza, "i Black non 'portano messaggi'! Potrei farmi convincere a consegnare i tuoi saluti, ma dovrai essere molto più educata di quanto credo tu possa essere capace!"

Hermione soppresse una smorfia. "Per favore, signore," si avventurò dolcemente a denti stretti. "È terribilmente importante."

Phineas la guardò per diversi secondi con le labbra strette. "Molto bene, lo prenderò in considerazione."

Hermione trattenne un brusco sospiro e si sforzò di sorridergli. "Grazie," articolò. "Per favore, dica a Snape–"

"PRESIDE SNAPE!"

"Scusi! Preside Snape!" Si rimproverò per lo scivolone. Non era proprio possibile spiegare a Phineas che il suo errore era indicativo di quanto fosse cresciuto il suo rispetto nei confronti dell'uomo, così andò avanti. "Per favore, dica al preside Snape di fare attenzione agli intrusi."

"Tutto qua?" Phineas sembrava veramente poco impressionato dal contenuto del suo messaggio.

"Sì." Hermione si sentiva abbastanza sicura che Snape avrebbe compreso."Oh," aggiunse, "e gli dica di tenere a portata di mano dell'antidoto contro i veleni."

"Beh," sogghignò, "se capita di vederlo passare per l'ufficio cercherò di ricordarmelo."

Con questo se ne andò con aria tranquilla fuori dalla cornice. Hermione si prese la sua vendetta in modo molto infantile: facendo una smorfia e tirando fuori la lingua. Poi spinse il ritratto incorniciato di nuovo dentro la borsa.

"Accio Antidoto," mormorò, afferrando la bottiglietta di liquido verde e sistemando la manica in modo che cadesse sopra la mano e coprisse cosa stava stringendo. Anche se una piccola parte di lei era preoccupata di sprecarla inutilmente, Hermione si consolò con la possibilità di avene dell'altra da Snape.

Fu con una nuova sicurezza che Hermione rimosse l'Incantesimo di Silenzio, tirò lo sciacquone, si lavò il viso e tornò indietro nell'altra stanza.

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