Passing Information

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Severus si stava dirigendo verso la Guferia, con una lettera cifrata ricca d'informazioni per Anastasia Vector-in-realtà-Sedenova, protetta e messa al sicuro in una delle sue tante tasche interne. Aveva organizzato la passeggiata nei corridoi durante l'intervallo tra le lezioni, cosa che gli dava l'opportunità di dare un'occhiata agli studenti affidatigli, mentre allontanava i sospetti sulla sua attività.

In confronto agli anni precedenti, i corridoi erano silenziosi. L'esclusione degli studenti Nati Babbani aveva tagliato le iscrizioni di quasi un quinto e il piccolo numero di ex studenti che prima si preparava da casa aveva fatto poco per aumentarne il numero. Ancora più acuto era il sentimento generale: i bambini non si divertivano più. Gli studenti si spostavano di classe in classe in gruppi stretti. I prefetti controllavano gruppi di studenti più piccoli, proteggendoli da un punto all'altro. Tutti tenevano d'occhio i Carrow o altri pericoli: mentre Severus passava, abbassavano la testa, non volendo incontrare il suo sguardo.

C'erano, ovviamente delle eccezioni – bulli di tutte e quattro le case avevano ora una nuova spavalderia nella loro camminata, sotto la tutela delle attente istruzioni dei Carrow. La maggior parte di loro, cosa deludente, erano i nuovi prepotenti saltati fuori tra i suoi Serpeverde, anche se lì, almeno, avevano delle scuse: studenti che venivano evitati ed erano stati presi in giro per anni, avevano trovato ora un nuovo senso d'autorità. Severus si era rifiutato di rassegnare la sua posizione di Capo Casa, ma non aveva avuto l'opportunità di passare abbastanza tempo dietro ai suoi Serpeverde come avrebbe preferito. Il suo rifiuto aveva, comunque, prevenuto che uno dei Carrow prendesse il suo posto. In ogni caso, davano agli studenti con le cravatte verdi dei privilegi automatici e gonfiavano i voti. Proprio il giorno prima, la cosa aveva fatto lamentare Minerva a gran voce.

Girando l'angolo del corridoio del terzo piano, con il suo solito mantello che si gonfiava, Severus arrivò a scontrarsi per un pelo con Tracey Davis. Lei si fermò, sorpresa, e si tirò indietro.

"Buon pomeriggio, Preside," disse educatamente, abbassando la testa con deferenza.

"Signorina Davis," rispose, con la lettera per la Vector improvvisamente pesante nella tasca, mentre notava la paura che traspariva dal corpo della Davis. Il sentimento era così forte che poteva leggere le sue emozioni persino senza contatto visivo. "Dev'essere strano per te," aggiunse all'improvviso, "fare i M.A.G.O. senza Aritmanzia."

Visto che l'Aritmanzia era stata proibita – come ogni studente del settimo anno di Serpeverde sapeva – dal Signore Oscuro, era un'affermazione pesante e Severus poteva sentirla nel panico e in cerca della cosa giusta da dire. Con sua sorpresa, lei optò per un insolito seppure intelligente approccio diretto e, in linea con la caratteristica abitudine Serpeverde, puntò alla verità.

"Spero non si sia offeso, signore," balbettò, "per il mio tentativo di togliere la maledizione, l'anno scorso. Avevo in mente solo i suoi interessi."

"Lo so, questo," rispose Severus. È stata preoccupata per tutto questo tempo che potessi rivelare la sua indifferenza alla causa del Signore Oscuro? Quanto si sbaglia. "I Serpeverde si aiutano tra loro."

Lei si rilassò leggermente alle famigliari parole e si azzardò perfino, per un secondo, a sollevare gli occhi per guardarlo in faccia. Fu abbastanza perché Severus notasse il graffio sulla guancia e allungò una mano per sollevarle di nuovo il viso.

"Cos'è successo?" Chiese con una voce che non tollerava disobbedienza.

"Sono" –deglutì– "Sono caduta."

"Qualcuno ti ha fatto cadere," corresse. La sua rabbia, che si risvegliava continuamente in quei giorni, iniziò a ribollire.

Solo il Dumbledore's Army avrebbe fatto cadere in trappola una Serpeverde del settimo anno. Nessun dubbio sul fatto che gli arroganti cretini avevano aspettato di sorprendere qualcuno da solo e, nel processo, avevano teso un'imboscata alla giovane donna che era ora in piedi davanti a lui. La sua riluttanza a denunciarli persino adesso era la prova di cui aveva bisogno per essere certo che le sue simpatie andavano ai ribelli, e non ai Mangiamorte. Ancora una volta i Grifondoro erano troppo accecati dai pregiudizi fra Case per riconoscere i loro potenziali alleati.

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