The First Lesson

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Eccolo di nuovo. Hermione Granger avrebbe riconosciuto il fruscio delle pagine ovunque. Qualcuno nella stessa stanza stava leggendo e – quel suono stridente sembrava proprio una penna – prendendo nota, anche. Non Ron, questo è certo. E certamente neanche la Umbridge. Madama Pomfrey? Perché dovrebbe essere in piedi nel bel mezzo della notte? Chiunque fosse sedeva vicino. Hermione aprì gli occhi e si rese conto di un soffice bagliore rosso arrivare da qualche parte di fianco a lei. Socchiudendo le palpebre, per fingersi ancora addormentata, si girò, mormorando come se stesse sognando, cogliendo l'occasione per dare un'occhiata all'infermeria.

Il professor Snape! Non c'era dubbio sul caratteristico profilo seduto così vicino al letto. Con un libro aperto in grembo e una penna in mano. La punta era ferma sopra ad un'annotazione quasi finita che stava scrivendo direttamente a margine della pagina. Sentendola muoversi si era bloccato e i suoi occhi scuri la osservavano attraverso la cortina di capelli.

Hermione trattenne il respiro. Esser beccata a spiare il professor Snape era piuttosto in basso nella sua lista di priorità, anche se lui era seduto accanto al suo letto ad un'ora assurda del mattino. Dopo che sembrò passare un'interminabile lungo minuto, Snape riabbassò gli occhi sul suo libro. Hermione cominciò a respirare di nuovo. Osservandolo attraverso le palpebre socchiuse lo vide finire di scrivere il commento interrotto precedentemente, prima di posare la penna lungo il dorso del libro. Piegandolo lo tenne quasi chiuso con una mano, le lunghe dita inserite in mezzo alle pagine, per tenere il segno. Solo allora decise di parlarle e farle capire che sapeva fosse sveglia.

"Signorina Granger," disse calmo, facendo un segno col capo verso il letto.

Hermione trattenne il respiro involontariamente. "P-professore," balbettò. Lo sapeva fin dal principio, pensò un po' risentita. Non sembrava stesse per lanciarle una maledizione o togliere punti, tuttavia, e quello contava pur qualcosa. Infatti con Harry assente, e Ron addormentato lì vicino, poteva essere la sua unica opportunità di avere una conversazione civile: un'opportunità che non intendeva perdere.

Prima che potesse parlare, si sollevò su un gomito. "Professore," iniziò, "Vorrei ringraziarla per il suo intervento di venerdì, mi ha salvato la vita-"

"Basta." Sollevò la mano libera per interromperla. "Non c'è bisogno che mi ringrazi: stavo solo facendo il mio lavoro."

"Non solo," insistette. "Madama Pomfrey mi ha detto del rischio che ha corso. Se quella terribile maledizione fosse esplosa mentre era nella mia mente, saremmo potuti morire entrambi-"

"Ho detto, basta." Il tono non ammetteva repliche ed Hermione si zittì, non senza un leggero sbuffo d'impazienza. Il suo commento successivo, tuttavia, la lasciò momentaneamente senza parole per la sorpresa. "A meno che non tu sia capace di parlare di qualche argomento più interessante, me ne andrò."

La stava veramente invitando a parlare con lui? Il tono di voce aveva come al solito una punta di crudeltà, ma le parole erano quasi amichevoli. "P-professore?" balbettò ancora. In risposta sogghignò leggermente e la guardò sprezzante dall'alto in basso.

"Sicuramente tu fra tutti, signorina Granger, sarai in grado di pensare ad un domanda, vero?"

Provocata dalla sua solita scortesia, Hermione pose senza pensarci troppo la domanda che aveva sulla punta della lingua.

"Ehm, perché è qui?"

"Persino Madama Pomfrey merita ogni tanto una notte di sonno ininterrotto." Snape sembrava annoiato.

Lo scambio stranamente tenero con Madama Pomfrey il giorno dell'incidente ritornò nella mente di Hermione, suggerendo un'acida replica: "Scommetto che lei non la considera malvagia, allora." Ops, pensò. Invece di reagire, Snape ghignò.

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