Slytherin Conversation

477 28 0
                                    

Hermione stava passando molto tempo nell'ufficio della professoressa Vector. Spesso e volentieri ci andava nell'intervallo tra le lezioni e la cena, quando era probabile trovarci la Vector – che girava con i suoi pantaloni da ginnastica – anche se la professoressa aveva generosamente modificato le difese della stanza così che Hermione potesse andarci a qualunque ora.

In quel particolare sabato mattina, Hermione si era alzata presto. Riluttante a perdere tempo, uscì furtivamente dal castello, prima che qualche compagno Grifondoro si svegliasse, e andò a fare una corsa. Per le otto aveva fatto la doccia, colazione – un paio di toast con la Marmite e una mela – e si avviò verso il settimo piano. Una volta entrata, fu sorpresa di trovare la Vector nel suo ufficio e si fermò, come per scusarsi.

"Hermione," esclamò la Vector con un sorriso. "Entra pure."

"Buon giorno, professoressa, non mi aspettavo di trovarla qui a quest'ora."

"Una supposizione logica, mia cara. La verità è che non sono ancora andata a letto." La Vector aveva una tazza di caffè in mano e fece un gesto verso il briki. "Posso fartene uno se vuoi," offrì lei.

"Meglio dopo," replicò Hermione, sorridendo all'espressione amichevole della Vector. Quella mattina la professoressa aveva un lungo ramoscello di fiore di basilico attaccato all'asola del cardigan e il leggero profumo di erbe era mischiato con il persistente odore di caffè. Hermione pensò che solo Luna Lovegood avrebbe potuto copiare il suo stile, eppure le due donne non avrebbero potuto essere più diverse. "In realtà," si azzardò, "se ha un momento avrei qualche domanda."

Lavorando ai calcoli della Vector, Hermione si era imbattuta in diversi coefficienti runici irregolari che non era stata in grado di decifrare. Hermione tirò fuori alcuni rotoli di pergamena dalla borsa e cercò la lista che stava cercando.

"Ecco," Hermione puntò il primo simbolo, "cavo all'interno? Che cosa rappresenta? A volte ha una parte importante."

La Vector ridacchiò. "Ah, sì. Questo è il Ministero della Magia. Forse non la runa più probabile, ma l'ho testata contro l'assioma di Mickelham e ha dimostrato di essere sia efficiente sia stabile."

Hermione vedeva la pertinenza e l'umorismo nella scelta della Vector. "Un'appropriata e deprimente riduzione runica," replicò lei con una leggera risata.

"Temo, Hermione, di non amare molto i governi," disse la Vector storcendo il naso per enfatizzare il punto.

"Ha avuto uno scontro con il Ministero?" chiese Hermione, curiosa, prima che l'educazione avesse la meglio su di lei.

"Non esattamente il Ministero... è una lunga storia."

"Chiedo scusa," esclamò Hermione. "Non era mia intenzione ficcare il naso."

"Sciocchezze!" replicò la Vector. "Non scusarti mai per aver posto una domanda." Prese un altro sorso di caffè, guardando Hermione da sopra il bordo della tazza con aria di valutazione. "Se ti siedi con me mentre preparo un altro caffè," aggiunse, "ti racconterò la versione breve."

Hermione fu stupita dell'offerta e velocemente di sedette su una sedia.

Mentre la Vector metteva il caffè e lo zucchero nel briki, iniziò a parlare. "Sai, in Grecia prima della guerra – la Guerra Mondiale per intenderci – le popolazioni Babbana e magica non erano separate così tanto come lo sono oggi. Quando ero una ragazza ho studiato matematica – di per sé non magica. Coloro che avevano talento studiavano Aritmanzia; coloro che non lo avevano studiavano altre branche della matematica, ma non c'era una così netta distinzione fra le due. Dopo il diploma, ho lavorato come professoressa di matematica all'università di Salonicco. Ho lavorato lì per molti anni. Alla fine mi sono innamorata." La Vector sorrise autoironica ad Hermione. "Era un mio studente. Non essere così sorpresa, signorina!"

Phoenix TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora