Felix Felicis pt.2

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Severus Snape fissò la piccola fiala che gli aveva messo in mano. Riconobbe il contenuto immediatamente. "Felix Felicis?" chiese. "Dove l'hai presa?"

"È di Harry," replicò Hermione Granger. "È una lunga storia. Ce la siamo divisi stasera. "

Ne rimaneva soltanto una scarsa sorsata. "Questa è la tua parte," disse, colpito da un'improvvisa certezza. Spinse indietro la fiala, ma lei si allontanò da lui, scuotendo la testa e mettendo le mani dietro la schiena in segno di rifiuto.

"No," mentì lei, quindi aggiunse con onestà: "Ne ha bisogno più di me, signore."

Severus non aveva bisogno di usare la Legilimanzia per leggere la sincerità dietro al gesto della Granger. La sua lealtà sfavillava. Guardò la piccola fiala nelle sue mani. Il cuore gli doleva. Felix Felicis, fortuna liquida. Non c'era un modo più chiaro per mostrarle la decisione che aveva preso, doveva fare in fretta: i Mangiamorte avevano fatto breccia fra le difese di Hogwarts, doveva trovare Dumbledore ed ucciderlo prima che lo facesse qualcun altro e Luna Lovegood era lontana solo pochi metri, separata da Severus e dalla Granger dalla porta del suo ufficio. Non era questo il momento per fissare una studentessa e pensare di baciarla.

O lo era? Con solo una piccolissima fitta di senso di colpa, Severus tolse il tappo alla bottiglietta nella sua mano e spinse indietro la testa, rovesciando il contenuto nella sua bocca.

La risposta della Granger fu immediata. Gli sorrise con piacere: le sue labbra si aprirono leggermente mentre il sorriso si diffondeva sul viso. Severus colpì immediatamente. Spostando la bottiglietta vuota nella mano che teneva la bacchetta, liberò la mano sinistra e annullò la distanza che li separava. Prese con fermezza il suo mento. La punta delle dita scavarono nella soffice carne della guancia, forzandola ad aprire la mandibola. Mentre si avvicinava ancora e abbassava la testa, il suo profumo lo investì. La Felix Felicis formicolava contro la sua lingua. Il suo calore si diffuse all'esterno – giù per la gola e su verso le cavità nasali – anche se aveva fatto molta attenzione a non berla. Schiacciò la sua bocca contro quella di lei e non appena riuscì a inserire il suo labbro inferiore in mezzo a quelle di lei, aprì la bocca, trasferendo il contenuto liquido da una persona all'altra. Lei lottò leggermente: le sue mani afferrarono senza effetto le dita di lui e la lingua spinse contro la sua in un futile tentativo di spingere la Felix Felicis indietro nella sua bocca.

Gli occhi di Severus erano chiusi e stretti, la sua concentrazione limitata al punto del contatto fisico. Le labbra della Granger erano esageratamente soffici. Pochi secondi dopo, lei fu costretta ad ingoiare e la sua lotta finì. Severus non trovò nessuna giustificazione per prolungare il suo comportamento, ma si tirò indietro riluttante, prolungando fino all'ultimo secondo il contatto fra le loro labbra.

I suoi occhi si aprirono di scatto quasi immediatamente e fissò il viso di fronte a sé: le ciglia arricciate, la curva delle labbra, il soffice incavo tra il naso e la bocca. La sua mano sinistra scivolò dal suo mento, scorrendo lungo il bordo della mandibola e lungo la gola per fermarsi con la punta delle dita nell'incavo alla base del collo. Riusciva a sentire il battito irregolare del suo cuore e il saliscendi del suo respiro. Voleva baciarla ancora.

"Hermione!" La Lovegood infranse il momento, il panico evidente nel tono della voce. "Vieni, presto!"

L'interruzione riportò Severus immediatamente in sé. Si allontanò dalla giovane donna di fronte e le rivolse un'ultima occhiata prima di voltarsi sui tacchi e correre.

Corse incolume in mezzo al caos dei piani superiori, incerto se fosse per gli effetti residui della Felix Felicis, che aveva assorbito attraverso le membrane della bocca, la pulsione del Voto Infrangibile che prendeva il sopravvento o mera coincidenza. Il corridoio che conduceva su alla Torre di Astronomia scintillò distintamente e Severus riconobbe la barriera che avrebbe ammesso solo coloro al servizio del Signore Oscuro. Oltrepassando un irriconoscibile corpo caduto, corse su per le scale.

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