Charming Memories

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Hermione sentì il campanello suonare puntuale alle 11, ma non riuscì a battere in tempo la madre nell'aprire la porta. Scivolando nel corridoio con le calze, udì per caso lo scambio.

"Buongior – tu!"

"Mamma! No!" Urlò Hermione quando la madre sbatté la porta in faccia al suo inaspettato visitatore. Non era un inizio felice per ciò che si era appena rivelata essere una conversazione difficile. La settimana che Hermione aveva passato a casa era stata piacevole, anche se melanconica. Nessuno aveva direttamente menzionato la morte di Dumbledore – i suoi genitori erano stati comprensivi senza chiedere che lei ne parlasse, e visto che aveva mandato loro un gufo dove diceva loro tutto quello di cui si sentiva a proprio agio a parlare prima di lasciare Hogwarts, non aveva molto altro da dire. Il tempo era passato troppo velocemente, tuttavia, e ogni momento era stato segnato dall'agrodolce piacevole qualità in compagnia dei suoi genitori e la paura per il loro futuro.

Sua madre stava urlando. "Terry! Dobbiamo–"

"Mamma!" Interruppe Hermione. "Non è come sembra! Dobbiamo parlare a te e a papà. Lasciami aprire la porta." Tentò di girare intorno alla madre e mettere una mano sulla maniglia, ma la donna aveva la schiena contro la porta e le braccia allargate in un drammatico gesto di protezione.

"Hermione! È un assassino! Se apri la porta ci ucciderà tutti!"

Hermione si portò entrambe la mani nei capelli per la frustrazione. Ogni secondo che lui passava esposto sulla soglia era pericoloso. "Non essere ridicola! È un mago straordinariamente potente. Potrebbe far saltare la porta senza pensarci. Lascialo entrare così possiamo parlare."

"Cosa sta succedendo?" Chiese suo padre, Terry, apparendo nella porta del soggiorno.

"È Snape!" Esclamò sua madre, vicina all'isteria.

"Ascolta," disse Hermione, lottando per rimanere composta ed estraendo la bacchetta. "Sto per lasciarlo entrare, dobbiamo parlare con voi. Non è come sembra."

"Metti via quella cosa, signorina!" Urlò Terry nel momento esatto in cui sua madre urlava, "Come osi puntare quella cosa contro di me?"

"Mamma," replicò lei, "allontanati dalla porta. Non appena saremo tutti seduti in soggiorno a discutere le cose con calma con una tazza di tè, allora metterò via la bacchetta. Ora spostati."

Fissando Hermione come se non la riconoscesse, sua madre l'assecondò, con una mano premuta contro il cuore e la bocca aperta per lo shock. Hermione aprì subito la porta.

"Buongiorno, professore," disse nel modo più educato che riuscì con il petto pesante per lo sforzo emozionale degli ultimi minuti. "Per favore entri e si accomodi."

"Devi controllare che sia veramente io e non un imitatore con la Polisucco," disse lui con tono strascicato e con un sopracciglio alzato.

Il professor Severus Snape era vestito come un Babbano: jeans neri, una maglietta grigio chiaro e una malconcia giacca di pelle nera che sembrava quasi vecchia quanto lui. Un sopracciglio di Hermione si alzò mentre lo guardava. Stava bene. "Allora," pensò per un breve secondo, "come l'ho chiamata nell'Infermeria quando deliravo?"

"Fenice," replicò con un leggero ghigno, facendo un passo avanti per entrare in casa.

"Aspetti, non intende fare una domanda anche a me?"

Lui sollevò un sopracciglio. "Da ciò che ho sentito prima di aprire la porta, Granger, puoi essere solo tu."

Hermione arrossì e fece un passo indietro per lasciarlo entrare. I suoi genitori rimanevano in piedi cautamente alcuni metri lontani dalla porta, le braccia di suo padre avvolte in modo protettivo intorno alle spalle della madre. Nel momento in cui la porta si chiuse dietro Snape, lui sollevò la bacchetta verso il suo vestiario e lo Trasfigurò nella abituale foggia. Hermione sentì un'immediata fitta di disapprovazione e una ventata di sollievo – la situazione era già abbastanza tesa senza avere Snape vestito come una vecchia rock star.

Phoenix TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora