Logical Solutions

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"Hermione?"

Per un lungo momento considerò di ignorarlo, ma dopo diversi secondi passati con lo sguardo corrucciato su La Vita e le Bugie di Albus Dumbledore, Hermione mise la punta di un dito nella pagina per tenere il segno e alzò la testa. Anche se gli occhi misero a fuoco il viso lentigginoso di lui, stava pensando ad altro.

Come ha potuto avvicinarsi così tanto senza preoccuparsi di parlare con me?

"Sì, Ron?" Chiese con tono esasperato, fissandolo in modo enfatico e sollevando entrambe le sopracciglia. Sapeva che non stava proprio giocando correttamente, non era veramente arrabbiata con il suo amico dalla testa rossa, ma non era facile perdonarlo.

"Ehm, tazza di tè?"

Hermione sbatté le palpebre. La parte imbronciata, quella più grande, voleva dire no per principio – ma allora non avrebbe avuto il tè. Più a lungo fissava Ron, più lui sembrava nervoso.

"Va bene," cedette alla fine, volgendo gli occhi al cielo per il sollievo che si diffuse sul viso di Ron, e ritornò immediatamente al suo libro. Rita Skeeter era una vacca totale, non c'era dubbio in proposito, ma il libro era affascinante. Persino sapendo che almeno metà delle osservazioni che Rita aveva strappato erano evidentemente false, tutto quello che aveva scritto aveva una tale forza distruttiva che Hermione non poteva fare a meno di essere impressionata.

Prendiamo la sessualità di Dumbledore, ad esempio. Se Hermione ci avesse pensato (non che lo avesse fatto), le sarebbe apparso ovvio che l'uomo era gay. Rita, tuttavia, era molto lontana dal centrare il punto se pensava seriamente che ci fosse stato qualcosa di deplorevole nella relazione fra Dumbledore e Harry. L'idea stessa faceva ridere. Eppure, sperava che Harry non leggesse quel capitolo – soprattutto visto che Hermione lo aveva rassicurato per mesi che il maledetto vecchio gli voleva bene. Harry non avrebbe afferrato le sensazionali menzogne nella prosa di Rita, e neanche l'amore sottinteso che l'avrebbe aiutato a elaborare l'informazione contenuta all'interno.

Poi c'era un capitolo su Snape: Hermione sospirò al pensiero. In quel momento, Ron tornò con la tazza di tè. La posizionò sul tavolo vicino al suo gomito e provò a sorridere.

"Tutto bene, Hermione?" Chiese.

Hermione gli lanciò un'occhiata.

Sapeva come trovarci per tutto questo tempo?

Inaspettatamente chiuse il libro con un colpo, buttandolo sul tavolo con leggermente troppa forza. Il suo tè oscillò pericolosamente vicino al bordo della tazza.

"Tu," ordinò, puntando imperiosamente il dito contro Ron, "siediti."

Lui si sedette immediatamente, con le ginocchia piegate e il corpo collassato contro una sedia per la forza del suo comando, come un cane obbediente. La somiglianza fu enfatizzata quando adeguò l'espressione del suo viso all'azione, fissandola con gli occhi spalancati e uno sguardo da cucciolo speranzoso-ma-ansioso.

"Sei stato una fonte di notizie nella tua conversazione con Harry," commentò lei un po' petulante. "Ho alcune domande da porti."

"Ok," rispose Ron con l'apprensione che vinceva sulla speranza.

"Puoi iniziare con la Commissione per il Censimento dei Nati Babbani: è ancora attiva? Quante persone sono state mandate ad Azkaban? Cos'è successo a quelli che li hanno aiutati a scappare?"

Ron si schiarì la gola e si passò nervosamente una mano tra i capelli. "La Commissione è ancora attiva," iniziò. Nel suo desiderio di compiacere, la voce assunse il tono cantilenante che aveva sviluppato per i suoi esami di G.U.F.O.: Hermione dovette sopprimere un sorriso. "La Umbridge ne è ancora a capo, anche se non ci sono più così tanti processi. Molti dei Nati Babbani di cui l'Ordine era a conoscenza sono spariti. Nessuno sa veramente dove siano – Bill pensa che neanche i Mangiamorte lo sappiano."

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