Famine

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Severus si spinse indietro dal suo banco da lavoro frustrato. Davanti a lui c'erano gli ingredienti per un altra quantità di Antilupo, preparati in modo efficiente e disposti con un occhio per ordinare. Aveva un sacco di tempo per portare la pozione a uno stato stabile prima della partita di Quidditch tra Serpeverde e Grifondoro, ma poca motivazione. Anche senza accendere una fiamma sotto il suo calderone, era sicuro che questa modifica sarebbe stata un fallimento tanto quanto le sue altre varianti.

"Che cosa hai intenzione di fare della tua vita, Snivellus," si burlò di se stesso - con una povera ma riconoscibile imitazione della voce di Potter - "curare la licantropia?" (ho voluto lasciare il nomignolo di Severus nella sua versione inglese perchè secondo me si nota di più il gioco di parole).

Il tumulto delle ultime settimane aveva colpito Severus molto più di quanto volesse ammettere, anche a se stesso. Diverse riunioni urgenti dell'Ordine non avevano prodotto soluzioni promettenti al dilemma della Bacchetta di Sambuco e, in assenza di Kingsley, i membri rimanenti erano visibilmente scoraggiati. Vector e Granger si erano impegnate calcolo dopo calcolo, Minerva e Filius avevano esaurito i riferimenti di Hogwarts bacchette tradizionali, William Weasley aveva fatto discrete indagini attraverso l'International Network of Curse Handlers (INCH) - tutti inutilmente.

L'Ordine era in perdita per quanto riguarda la bacchetta e in perdita su come gestire l'esistenza di un gruppo di aspiranti Mangiamorte. Severus aveva compilato un lungo elenco di tutti i Mangiamorte e simpatizzanti sopravvissuti e lo aveva cercato per trovare degli schemi. Ma senza un'ulteriore conoscenza del gruppo e dei loro piani, tutto sembrava inutile.

Per far fronte alla sua ansia, aveva esaurito tutti i suoi logori metodi di distrazione: aveva dedotto i punti casa da ogni Grifondoro in ciascuna delle sue classi per un nuovo record di sei giorni consecutivi, aveva rifornito gli armadietti dell'ala ospedale durante diverse maratone di poker per tutta la notte, correva ogni mattina e camminava per le sale tardi ogni sera.

Tuttavia, si sentiva perennemente al limite. La sera era così teso che era stato pronto a strozzare uno studente Serpeverde che era stato abbastanza sciocco da bussare alla porta del suo ufficio esattamente alle otto. La schiacciante delusione di ogni serata consecutiva senza la presenza di Granger era diventata così intensa che iniziò a evitare le sue stanze tra le sette e le undici solo in modo da poter evitare completamente la falsa speranza.

Cosa si aspettava? Che si sarebbe presentata senza preavviso e avrebbe perdonato tutto il suo cattivo comportamento? E cosa farebbe se lo facesse? Il suo autocontrollo su questa materia era ridicolo. Trascorrere del tempo da solo con lei sarebbe pericoloso oltre ogni immaginazione.

L'intero problema, aveva capito alla fine, era aggravato dalla sua incapacità di rimanere furioso con Harry Potter. Due volte il ragazzo era venuto da lui, desiderando parlare. DUE VOLTE. La seconda volta fu quasi accidentale: una notte a caccia nei corridoi, ben dopo il coprifuoco, Severus era stato messo in guardia da uno strano rumore vicino alle lunghe finestre della galleria est. Aveva quasi esasperato Potter quando il ragazzo senza testa improvvisamente si tolse il mantello dell'invisibilità e annunciò: "Sono io, signore."

Il ricordo della conversazione che ne seguì tornò a tormentare Severus più volte al giorno:

"Quaranta punti da Grifondoro, Potter. Torna subito al tuo dormitorio."

"In realtà, signore, non mi dispiacerebbe il suo consiglio."

"Tengo gli orari di ufficio in un momento della giornata perfettamente ragionevole."

"Lo so. Ho pensato di venire, ma così è più facile." Potter si voltò e guardò fuori dalla lunga finestra accanto a loro. "Come affrontare lo stress costante?"

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