The Muggleborn Register Commission

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Quella sera, Hermione andò a letto più tardi rispetto ai ragazzi, anche se erano rimasti tutti in piedi per sistemare il piano per la mattina seguente. Una volta che Harry e Ron furono crollati, tirò fuori i calcoli Aritmantici per lavorarci. Le probabilità di successo su ciò che i tre stavano per fare al Ministero erano sorprendentemente buone ed Hermione decise di dedicarsi alla serie di equazioni che riguardavano Godric's Hollow. Le probabilità lì, tuttavia, rimanevano basse come sempre.

Gli ulteriori venti minuti passati con la fronte aggrottata sulla distribuzione della curva di conoscenza la lasciarono persino più frustrata. Non importava quanto riesaminasse i numeri, i calcoli gli dicevano che Harry doveva capire da solo la soluzione ai vari enigmi e problemi che li attendevano in futuro. Hermione si trovò incapace di sopprimere un'ondata di gelosia. Era il suo compito risolvere problemi. Era il compito di Harry buttarsi in mezzo al pericolo senza un piano solido, ed era il compito di Ron seguirlo e assicurarsi una via di fuga – la Camera dei Segreti era l'esempio perfetto. Hermione lasciò andare un pesante sospiro di fastidio. Apparentemente, ora, Harry era sia l'eroe che il cervello: lei doveva limitarsi a tenerlo in vita.

Cercando senza successo di non prenderla sul personale, Hermione spinse le equazioni Aritmantiche dentro alla borsa di perline. Prima di chiuderla tirò fuori la mezza foto di Harry e Ron che aveva trovato nella sua stanza. Non per la prima volta si chiese dove fosse l'altra metà: era tagliata così perfettamente nel mezzo. La più logica possibilità vorticava dentro di lei. Voleva così tanto che fosse vero che si astenne dal dirlo a voce alta, incapace di sopportare la delusione se avesse provato in seguito di essersi sbagliata. Aveva cercato a lungo e con impegno l'altro pezzo, ma neppure un Accio puntato verso i sacchi di spazzatura che lei e Kreacher avevano ammassato durante la ripulitura aveva funzionato. Non essere un'idiota, Granger, si rimproverò, buttando la fotografia spezzata nella borsa. Non c'è nessuna ragione perché Snape possa volere una tua fotografia.

Nel mese che era passato da quando erano scappati dai Mangiamorte al matrimonio di Bill e Fleur, l'opinione di Hermione sul suo imbronciato, permaloso, brillante, eppure inscrutabile ex professore era passata dal dubbio alla fiducia e viceversa così tante volte da non volerlo sapere. Eppure, alla fine, la costante presenza di Mangiamorte nella piazza al di fuori di Grimmauld Place, e la loro evidente incapacità di vedere il palazzo o entrarci, aveva consolidato i suoi pensieri: doveva credere in lui. Inoltre, non importava quante ragioni logiche potesse elencare contro di lui, nel profondo sapeva che quel vortice di dubbi e paure era indicativo della situazione in cui lei e i ragazzi si trovavano, e non di quella di lui, non realmente. Così, aveva dubitato di lui: e quindi? Credeva in lui più che in Minerva McGonagall o Kingsley Shacklebolt. Se Snape le avesse detto di saltare, lei lo avrebbe fatto subito e senza fare domande dopo. In quel momento dubitava di tutti, persino di sé stessa. E lo avrebbe fatto finché Voldemort non fosse morto e tutto fosse tornato alla normalità.

Dio, cos'avrebbe dato per essere preoccupata per i M.A.G.O. in quel momento, piuttosto che per il folle piano di penetrare nel Ministero della Magia per rubare un Horcrux da un funzionario pericoloso e molto in alto nella gerarchia!

Stava per chiudere la borsa di perline quando lo scintillio di un movimento in profondità catturò la sua attenzione. Hermione si paralizzò, con le orecchie in allerta per ogni suono prodotto dai ragazzi nella vecchia casa. Agendo per un impulso che trovò impossibile da/in forza di un impulso a cui trovò impossibile resistere, lanciò un incantesimo di silenzio sulla stanza e sigillò magicamente la porta. Quindi tirò fuori il ritratto di Phineas dalla borsa e lo pose sulla sedia di fianco a lei.

"Phineas?" Chiamò piano. "Phineas Nigellus? É lì?"

"Ma guarda, se non è proprio la signorina Granger in persona," replicò derisorio, scivolando dentro alla cornice e appoggiandosi con disinvoltura contro il bordo. "Un certo numero di persone ti sta cercando, lo sai?" Gli occhi guizzarono per la stanza, notando i dettagli di dove si trovavano. "Dov'è il signor Potter?"

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