Schoolwork

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Hermione sognò il bacio che lei e Ron si erano scambiati: rivisse l'insistente pressione della bocca di lui contro la sua, il suo desiderio, la sua solitudine. Sentiva la sua disperazione e la voglia di eliminare qualsiasi distanza tra di loro. Le mani di lui nei suoi capelli, le dita contro le solide ossa del viso; voleva curarlo, possederlo, baciar via il suo dolore. Pensava, forse, che se lo avesse baciato con abbastanza passione, se lo avesse abbracciato con abbastanza forza, sarebbe riuscita a comunicare l'intensità del suo desiderio: che lui potesse riconoscere la verità del suo amore. Voleva che entrambi lasciassero scivolare via l'ansia che aveva caratterizzato la loro vita quotidiana e sprofondasseo in quel momento, per assaporarlo, rilassarsi, distendervisi e indulgervi. Nel suo sogno, le loro labbra si staccavano per rubare un respiro. I petti si sollevavano per lo sforzo, le fronti congiunte, si fissavano nella lieve luce del pianerottolo. Gli occhi scuri di lui incontravano quelli di lei senza battere ciglio e, mentre il respiro le si fermava in gola, lui piegava progressivamente la testa, così che il suo lungo naso scivolasse verso quello di lei fino a fermarsi sulla guancia. Le palpebre di lui si abbassarono, senza chiudersi completamente, e ancora una volta, gentilmente questa volta, premette le labbra contro quelle di lei, mantenendo lo sguardo per tutto il tempo. Le ginocchia di lei si fecero deboli e, se lui non l'avesse stretta tra le braccia con tanta premura, Hermione sarebbe caduta.
Si svegliò di colpo. Le ci volle un momento per capire dov'era, per identificare il soffitto incombente come quello della soffitta-camera da letto di Ron ed essere sicura che il corpo allampanato, avvinghiato al suo come un'ostrica, fosse in effetti quello di Ron, come attestato dal leggero russare famigliare che proveniva da dietro il suo orecchio. Il suo cuore batteva dolorosamente e il respiro divenne un ansito, mentre si sforzava di tenerlo sotto controllo; non voleva davvero svegliare Ron.
Nel sogno stava baciando Severus Snape.
Fissando il soffitto al buio, gli occhi sbarrati per lo shock, Hermione cercò di tornare in sé. È solo un sogno, Granger, si disse fermamente, ma la sua traditrice voce interiore aggiunse: certo, e uno di quelli a cui hai pensato a occhi aperti abbastanza spesso.
È una cotta. Avere una cotta per un insegnante è perfettamente normale, fintanto che si riconosce per quello che è: una cotta, niente di più.
Hermione aveva sentito sua cugina, Liza, una professoressa universitaria, fare un panegirico sul soggetto diverse volte, e si sforzò di concentrarsi sul ricordo delle parole di Liza, allontanando risolutamente l'attenzione dal ricordo del sogno.
...ha tutto a che vedere con l'Erotismo della Pedagogia. Succede a chiunque ami imparare: prima o poi si confonde l'amore per il soggetto con l'amore per l'insegnate. In un certo senso, può essere necessario. L'insegnante è colui che infonde vita nell'argomento, così come lo studente si apre alle nuove cose. La nuova conoscenza sembra possa dare nuova vita alla persona, nuova vita all'orizzonte intellettuale. E per farlo, lo studente o la studentessa, deve rendersi intellettualmente vulnerabile, deve essere desideroso di usare la conoscenza che impara – i pezzi dell'insegnante che cannibalizza – per ricreare sé stesso. Succede tutto internamente, certo, ma è un processo intensamente fisico. Il cervello è parte del corpo, dopotutto.
Il punto è, non si tratta davvero di sesso – anche se può sembrare un'intensa attrazione sessuale: riguarda il desiderio di una scopata mentale, non di una scopata vera.”
Liza aveva anche pubblicato un articolo sull'argomento ed Hermione si ripromise di cercarlo non appena ne avrebbe avuto l'occasione.
Una cotta. Una cotta studentessa-insegnate, nient'altro.
Eppure intellettualizzare il problema non aveva realmente portato la calma che sperava: si sentiva ancora in colpa.
Amava Ron, giusto?
Giusto. Ma certo che lo amava, lo aveva sempre fatto. Era il suo migliore amico, dopotutto. Amarlo era una cosa famigliare come respirare.
Ed era carino. Magnifico, davvero.
Hermione pensò alle sue lunghe membra armoniose e al suo goffo sorriso leggermente storto, il petto ampio e il modo in cui l'ombelico sporgesse in fuori piuttosto che all'interno. Ora aveva diciotto anni, un adulto tra i Babbani così come per la legge magica, e lo sembrava anche. L'ultimo anno aveva spazzato via i tratti adolescenziali e aveva lasciato un uomo, ancora giovane nell'aspetto, ma stabile e bilanciato in un modo in cui non lo era mai stato prima.
Fisicamente era molto più bello di Snape – No. Non doveva pensare al corpo di Snape, nemmeno per fare dei paragoni. Stava pensando a Ron.
E la sera prima aveva davvero voluto andare a letto con lui. Infatti l'idea del sesso era stata esattamente l'antidoto che aveva desiderato contro la lunga giornata dedicata al ricordo di Fred e al pensiero della morte. Il sesso, o almeno l'idea, aveva mandato il suo cuore a mille, l'aveva resa consapevole del suo corpo; si era sentita viva e cosciente di esserlo. Aveva voluto il piacere, e la disperazione, e lo strano mix di generosa vulnerabilità e avido egoismo che l'assoluta fisicità dell'atto comportava.
Era egoistico da parte mia? Si chiese all'improvviso, rivivendo ancora l'umiliazione che aveva sentito la sera prima, mentre Ron si addormentava.
Aveva voluto fare sesso soltanto per motivi egoistici? Voleva usare quell'atto come mezzo per dimenticare Fred? Per forza Ron non voleva farlo! Che tipo di donna cerca di far fare del sesso al suo ragazzo la sera del funerale del fratello?
Hermione era più confusa che mai. L'unica cosa che sentiva certa era la speranza che Ron non cercasse di accogliere l'offerta della sera prima una volta sveglio: in quel momento non c'era niente che si sentisse meno disposta a fare che il sesso. Non quando sembrava non riuscire a separarne il pensiero da Snape, Fred, morte e senso di colpa.
Hermione trovò la mano di Ron, dove giaceva contro le sue costole, e ci mise la sua sopra, infilando le dita tra quelle di lui. Mentre il cielo fuori dalla stanza di Ron andava gradualmente illuminandosi, passando dal nero al grigio, rosa e albicocca, colorandosi infine di un pallido blu, Hermione fissava, senza vederli, i giocatori di Quidditch che rivestivano i muri e il soffitto della stanza di Ron. Per quanto cercasse, non riusciva a dare un senso alle cose.

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