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Mi svegliai all'alba, la sveglia sul mio comodino segnava le 5.25.

Non passò un solo secondo che, subito, il ricordo di quello che era successo la sera prima mi fece rabbrividire; mio padre l'aveva fatto di nuovo, mi aveva picchiata un'altra volta.

Mi alzai lentamente dal letto e una fitta di dolore mi attraversò tutto il corpo costringendomi a stare immobile per qualche interminabile secondo.

Mi trascinai verso il bagno e mi misi sotto la doccia. 

L'acqua calda che scorreva sul mio corpo, anche se per poco, riuscì a rilassarmi.

Ero abituata a tutto ciò.

Uno dei motivi per il quale mi svegliavo presto tutte le mattine era proprio perché speravo che papà stesse ancora dormendo per poter uscire tranquillamente di casa senza subire lo stesso trattamento della sera prima.

Uscii dalla doccia e osservai il mio corpo allo specchio, avevo un gran segno violaceo all'altezza delle costole, uno enorme sulla schiena e ancora riuscivo a scorgere vecchi lividi più piccoli disseminati su gambe e braccia.

Scostai in fretta lo sguardo per la vergogna. 

Meglio così, si stava facendo tardi, dovevo correre al bar dove lavoravo e come se non bastasse era anche il primo giorno di scuola.

Non amavo passare le ore a prepararmi e in pochi minuti mi pettinai e mi truccai quel poco che bastava per essere almeno presentabile, presi i miei jeans preferiti, una t-shirt bianca e completai il tutto con delle All Star dello stesso colore.

Presi lo zaino e finalmente me ne andai via da quella casa infernale.

...

Dovevo ammettere che mio padre non era mai stato ne molto affettuoso ne tantomeno presente con me e mio fratello Noah, ma era sempre giustificato dal fatto che aveva creato dal nulla un'azienda che in quel periodo stava prendendo il volo e che con i suoi sforzi mandava avanti una famiglia intera.

Dopo la morte di mamma diventò ancora più freddo e distaccato; come se dentro di lui non ci fosse più niente.

È proprio vero che ognuno di noi reagisce al dolore a modo suo.

Ero sicura che desse la colpa a me, non solo per la morte della mamma ma anche per il tentato suicidio di Noah.

Tanto ero assorta nei miei pensieri che senza accorgermene mi ritrovai davanti al bar nel quale lavoravo da quando ero arrivata in città.

Avevo un estremo bisogno di soldi per pagarmi il college una volta finito il liceo.

Ancora poco tempo e finalmente sarei stata libera.

Dear Mr. DavisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora