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"Quando la gente mi chiede cosa significa amare,

Abbasso gli occhi per paura di ricordare."

Jim Morrison

Varcai la soglia del Serendipity con un sorriso da ebete ancora stampato in faccia. Ero euforica e stranamente sollevata, ero pronta a urlare ai quattro venti quanto mi sentivo felice.

Anche la serata prometteva bene, la band dal vivo era stata una vera e propria fortuna e il bar avrebbe potuto fare il salto di qualità che Lily aspettava da sempre.

Mi presentai a Caleb, il nuovo ragazzo che Lilian aveva assunto e passai il resto del pomeriggio a spiegargli cosa avrebbe dovuto fare e a preparare tutto l'occorrente per il tanto atteso evento.

Già alle otto il bar iniziò a riempirsi e oltre alla lieve musica in sottofondo non si sentiva altro che il chiacchiericcio sommesso delle persone che non aspettavano altro che l'entrata trionfale di questa meticolosa band.

Josh, che per la serata si era trasformato da cameriere a barista, mi chiese di dargli il cambio dietro al bancone, comunicandomi che il gruppo era arrivato e che lui sarebbe andato a dare gli ultimi ritocchi al palco e agli strumenti.

Preparare e servire drink non mi dispiaceva per niente, almeno non dovevo correre in giro come una trottola cercando di servire tutti i clienti a tempo record.

Poco dopo le luci si spensero e dei fari illuminarono il piccolo palco, segno che la band era in procinto di iniziare a suonare.

Una voce piena di entusiasmo proruppe in tutto il bar.

"Ciao a tutti! Noi siamo i Night Owl's, vorrei ringraziarvi per essere venuti a sentirci, questa sera vi vogliamo carichiiii!"

Il pubblico scoppiò in fischi, applausi e grida di approvazione e il bar si trasformò in una bolgia infernale.

C'era qualcosa di estremamente familiare nella voce del cantante, qualcosa che stava prepotentemente cercando di riaffiorarmi alla mente. Cercai di guardarlo ma il cappellino che teneva calato sul viso non mi permetteva di vederlo bene.

Lasciai correre, probabilmente lo avevo già sentito suonare da qualche parte e cercai di concentrarmi a pieno sul mio lavoro.

La band continuò a suonare per due ore filate, le loro canzoni erano una vera bomba, piene di ritmo, estremamente coinvolgenti. Avrebbero invogliato chiunque a saltare sul primo tavolo libero e a lanciarsi in una danza sfrenata.

Lily mi spedì velocemente a portare qualcosa da bere ai ragazzi del gruppo. Dovetti fare appello a tutta la mia coordinazione e fare un attento slalom tra le persone per arrivare, con tutte le birre integre, da loro.

Il ragazzo con il cappellino si accorse di me e mi venne incontro, presi una delle tante birre presenti sul vassoio, facendo attenzione a non rovesciare le restanti altre, e gliela porsi. La sua mano saettò sicura verso il boccale ma si arrestò altrettanto velocemente un istante dopo.

"Charlotte!"

Il mio nome uscì dalle sue labbra quasi come una secca imprecazione.

Alzai lo sguardo molto lentamente e quando i miei occhi incrociarono i suoi non riuscii più a muovere un muscolo.

"Logan" sussurrai senza fiato.

In quell'esatto istante, tutti i momenti della mia infanzia passati con lui, tornarono prepotentemente ad offuscarmi la mente, il cuore iniziò a battermi nel petto ad una velocità disumana e come ogni volta che mi sentivo sotto pressione, le parole iniziarono a cancellarsi facendo in modo che dalle mie labbra uscissero solo parole sconnesse e senza alcun senso.

Lasciai il vassoio sul palco e me ne andai cercando di raggiungere Josh il più velocemente possibile.

"Josh, ho bisogno che tu mi faccia un favore" borbottai cercando di sciogliere il nodo del mio grembiule.

"Dimmi tutto mocciosa." esclamò mentre serviva l'ennesima birra.

"Ce la fai a sostituirmi per qualche minuto?" chiesi impaziente.

"Ti senti bene?" la voce di Josh passò dallo spiritoso al preoccupato in un secondo. "Sei bianca come un lenzuolo tesoro."

"Si, ho solo bisogno di prendere una boccata d'aria."

Non gli lasciai nemmeno il tempo di replicare e partii spedita verso la porta sul retro.

Ma siamo seri? C'era qualcuno lassù che si divertiva a prendermi per i fondelli?

Ci mancava solo Logan.

Mi accasciai contro il muro e alzai gli occhi al cielo.

Ero furiosa, furiosa con me stessa, perché dopo tutto il tempo che era passato, Logan mi faceva sentire esattamente come il primo giorno.

Per non parlare di tutta la rabbia che covavo ancora nei suoi confronti e questo significava che non mi era poi così indifferente come credevo.

Qualche minuto più tardi sentii dei passi farsi vicini, non mi allarmai nemmeno. Quando voltai il viso in quella direzione, vedere il viso di Logan non mi stupì affatto.

"Lottie." il suo tono di voce sembrava ancora sconvolto.

"Non hai più nessun diritto di chiamarmi così. Per te sono Charlotte." ribattei insolente.

"Non ti vedo da un secolo, siete spariti nel nulla e non me lo hai nemmeno detto, il minimo che puoi fare è almeno guardarmi in faccia."

Un solo sguardo al suo viso avrebbe potuto far vacillare ogni mia certezza.

"Non erano affari che ti riguardavano e non ti riguardano tutt'ora." rimarcai cercando di ricacciare indietro le lacrime.

"Ce l'hai ancora con me per quello che è successo tra di noi?" chiese dispiaciuto.

Rimasi completamente in silenzio, come una vera imbecille e Logan prese il fatto come un pretesto per continuare a parlare.

"Avevo a mala pena sedici anni, sedici fottuti anni Lottie, ero un ragazzino che ce l'aveva con il mondo intero e che voleva fare il coglione di proposito. Eri la mia migliore amica, abbiamo provato a vedere se poteva esserci qualcosa di più e non ha funzionato. Quante volte ancora, dovrò chiederti scusa?"

Aveva dannatamente ragione, ero andata avanti, lo avevamo fatto entrambi, con la mente tornai al mio professore, perché quello che provavo un tempo per Logan non si avvicinava nemmeno lontanamente a quello che sentivo ora per Ryan.

"Odio dover darti ragione, ma è vero, eravamo due ragazzini, non che ora possiamo definirci degli adulti, ma credo di essermi accorta solo ora di aver dato troppa importanza a tutta questa storia." ammisi voltandomi verso di lui.

"Perché non mi hai detto che stavate per andarvene?" chiese "Da un giorno all'altro la mia vita è cambiata, tu non c'eri più!"

Il Logan che ricordavo era quasi del tutto svanito, i lineamenti da bambino avevano lasciato spazio a un volto più maturo, si era fatto più alto e più muscoloso e la sua voce era diventata più profonda. Le uniche cose invariate erano i suoi caldi occhi color ambra e i ciuffi ribelli di capelli scuri che gli ricadevano disordinati sulla fronte.

"Anche la mia vita è cambiata, la vecchia casa era un costante ricordo di mamma, Noah non era più Noah e io stavo morendo dentro poco a poco. Mio padre non ci ha pensato due volte, abbiamo fatto le valigie e siamo partiti. Mi dispiace, era troppo difficile e a volte lo è ancora adesso." risposi con tutta sincerità.

Logan tenne la testa bassa per tutto il tempo e poi mi lanciò uno sguardo pieno di dispiacere. Nessuno dei due era mai stato bravo a dimostrarsi affetto.

Quando riaprì bocca, per mia fortuna, cambiò discorso e io gliene fui grata.

"Fra circa un mese dovrei ripartire, potremmo provare a trovarci per parlare con più calma. Avrei tante cose da raccontarti. Che ne dici?" chiese speranzoso.

Annuii leggermente.

Era ora di chiudere anche questo capitolo della mia vita.

Dear Mr. DavisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora