5

783 50 111
                                    

La settimana era passata velocemente e di mio padre nemmeno l'ombra. Sapevo che partiva spesso per lavoro e a me stava bene così, anzi se non fosse tornato ancora meglio.

Ancora qualche settimana e sarei potuta andare a trovare Noah, non lo vedevo da troppo tempo e mi mancava come l'aria.

A tutti quelli che mi chiedevano dove fosse mio fratello dicevo che studiava lontano ma era una bugia bella e buona. Mio padre lo aveva fatto ricoverare in un centro specializzato per ragazzi che come lui erano arrivati a compiere un gesto estremo pur di smetterla di soffrire...non se ne era mai preoccupato, penso volesse togliersi di mezzo almeno uno dei due figli.

Noi ci eravamo trasferiti e lui era rimasto a Boston. Sapevo che aveva bisogno di me e sapevo anche che mi aveva odiata per molto tempo ma non avevo potuto fare niente.

Avevo promesso a me stessa che sarei stata in grado di tirarlo fuori da lì e lo avrei fatto a qualunque costo.

Il flusso dei miei pensieri si bloccò quando, senza nemmeno rendermene conto, mi ritrovai con il sedere per terra.

Ma chi era quel pazzo che correva alle sei del mattino per strada?

"Cavolo, scusami tant...Charlotte ?? Che diavolo ci fa qui a quest'ora?" disse aiutandomi ad alzarmi dal marciapiede.

La sua voce...Il professor Davis.

"Potrei farle la stessa domanda" risposi massaggiandomi il sedere dolorante.

"Non si vede? Almeno una volta al mese faccio finta di essere uno sportivo ed esco a correre" sorrise.

"E tu?" insistette lui.

"Sto andando a fare colazione" dissi spazientita.

"Oh, non avresti dovuto dirmelo. L'intenzione di correre è appena svanita completamente dal mio cervello!" sbuffò.

"Professore...me lo ha chiesto lei!" gli feci notare piccata.

Rise a gran voce probabilmente per la mia espressione sbigottita.

"Mi piacerebbe farti compagnia! E poi non mi sembra il caso di lasciarti qui da sola" affermò.

"Mmm non serve, penso di essere abbastanza grande per badare a me stessa. Se vuole c'è un bel locale più giù. Tanto ci si becca dopo a scuola!" risposi mentre già stavo camminando nella direzione opposta alla sua.

"Non era un'offerta e comunque se tu non ci stai andando scommetto che la colazione è più buona dove la fai tu. Mi fido del suo palato signorina e non cambierò idea." Ribadì lui e con due falcate fu al mio fianco.

"Dioo, e va bene! Ha vinto lei" sbuffai alzando gli occhi al cielo.

Stavo iniziando a capire come si sentiva Lilian ogni volta che le facevo gli occhi dolci.

Mi appoggiò una mano sulla schiena e mi sospinse in avanti per avviarci verso la nostra meta. Raggiungemmo il bar in meno di cinque minuti. Spinsi la porta e il solito profumo di brioches calde ci investì in pieno. Salutai tutti con un cenno della mano e mi voltai verso il curioso Ryan Davis.

"Vuole sedersi al tavolo con me?" chiese lui.

"Ok! È arrivata l'ora che io sputi il rospo! Non pensavo che qualcuno sarebbe mai arrivato a mettermi alle strette!" sbuffai "lei è proprio un osso duro signor Davis mi duole ammetterlo." ammisi senza altra possibilità di scelta.

"Sii! Lo sapevo che volevi sbarazzarti di me ragazzina. E quindi mi dica signorina perché mai?" ribatté lui sornione.

Gli indicai gli sgabelli posizionati sotto il bancone.

Dear Mr. DavisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora