Quando decisi che era ora di smetterla di autocommiserarmi erano già le 16 passate.
Mi alzai e scesi in cucina per prendere del ghiaccio. L'occhio si era gonfiato e stava cominciando a diventare bluastro.
Recuperai il cellulare dallo zaino e per prima cosa mi sforzai di chiamare Lilian.
Le dissi che non sarei potuta andare al lavoro fino al lunedì seguente perché mio padre mi avrebbe portato fuori città; avevo dovuto mentirle.
Ero stufa di tutte le bugie, di tutti i segreti e di tutte le cose che dovevo nascondere alle persone a me più care.
Emily e Mason avevano sicuramente già finito scuola e provai a chiamarli.
"Charlie! Che è successo? Dove sei?" rispose subito preoccupata Emily.
"A casa, non ti preoccupare, anzi scusami per questa mattina. Quando sono uscita dal bar per venire da te ho trovato mio padre ad aspettarmi." non c'era nessuna emozione nella mia voce come se tutto si fosse spento.
"Oh Charlotte, dimmi solo che non ti ha fatto del male, ti prego." disse angosciata.
Non diedi risposta così riprese a parlare.
"Tutto questo finirà. Io e Mason stiamo arrivando, non preoccuparti. Ti voglio bene." e chiuse la telefonata.
Nemmeno venti minuti dopo bussarono alla mia porta.
Andai ad aprire, Emily mi saltò praticamente in braccio.
"Quel gran figlio di puttana" disse Mason prendendomi delicatamente il viso tra le mani.
"Cosa diavolo ti ha fatto questa volta?" lo vidi abbassare gli occhi e stringere i pugni.
Lui e Emily soffrivano quanto me e questo mi faceva stare ancora più male.
"Se stessi qui a raccontarvi tutto quello che è successo non finiremo più. Per quanto riguarda la faccia, mi ha gettata a terra e poi aprendo la porta per andarsene mi ha centrato l'occhio. Mi ha detto come sempre che me lo merito e che è giusto così" sussurrai.
"Non dirmi che gli credi Charlie, ti scongiuro dimmi che sei consapevole del fatto che non è colpa tua!" disse Mason con tono dolce.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime un'altra volta.
"Ma è colpa mia, io l'ho chiamata quella notte per venire a prendere me e Noah a quella stupida festa..." singhiozzai incapace di andare avanti quando i ricordi mi arrivarono alla mente come uno schiaffo.
Mi abbracciarono così stretto da farmi mancare l'aria.
"No Charlie è stato un incidente e non potevi nemmeno immaginarlo." mi disse Emily guardandomi dritta negli occhi.
"Senti, ora vai a prepararti, prendi tutto quello che ti serve fino a lunedì, starete da me questo weekend è tanto che non stiamo più insieme" finì sorridendo forzatamente.
Annui tirando un sospiro di sollievo. Non potevo desiderare amici migliori di loro.
Arrivammo da Emily verso ora di cena, amavo tutto di quella famiglia e di quella casa. Non era molto grande ma era molto accogliente e confortevole; strutturata su due piani e colorata di bianco e azzurro, il colore preferito di sua madre Grace. La parte che più mi piaceva era una vetrata che di giorno illuminava tutto quanto e che dava sul grande giardino sul retro.
"Allora" proruppe Emily "abbiamo casa libera per tutto il weekend e voi sapete cosa significa, vero?"
"Divano, film e schifezze a volontà!" fu la nostra pronta risposta.
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Dear Mr. Davis
RomanceCharlotte ha visto la sua vita scivolarle dalle mani in un solo istante e tutto quello che aveva di veramente importante sparire in un soffio. E' una ragazza forte e determinata che nasconde dentro di se un peso enorme che non la lascia respirare. I...