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Il pranzo mi era rimasto tutto sullo stomaco. Dopo aver aperto la lettera e averne letto il contenuto avevo raccolto lo zaino, me lo ero messo in spalla e dopo aver appallottolato i due fogli li avevo gettati dentro in malo modo.

"Ho bisogno di prendere un po' d'aria." risposi agli sguardi sbigottiti dei miei amici.

Mi dissi mentalmente di mantenere la calma e di non arrabbiarmi, che avrei trovato sicuramente una soluzione. Raggiunsi un grande albero dietro alla scuola e mi ci accasciai contro.

Non avrei tirato bidone a Noah nemmeno con una pistola puntata alla tempia, avrei parlato con il signor Davis e lui avrebbe capito. Non avevo dubbi su questo, era un tipo in gamba dopo tutto. Le sue lezioni erano veramente stimolanti, prestava attenzione a tutti e con il suo modo di fare lo sentivamo tutti un amico.

Chiusi gli occhi sospirando.

I miei pensieri presero ben presto una brutta piega, pensai alle sue grandi mani, alla camicia che aderiva perfettamente sulle braccia e sul suo petto muscoloso, lo splendido sorriso illuminava il viso già leggermente abbronzato e i capelli castano biondi tenuti in piedi con una passata di gel gli davano un aria giovane e valorizzavano i suoi lineamenti. I suoi occhi azzurri mi lasciavano senza fiato ogni volta che incrociavo il suo sguardo, e le sue labbra...beh le sue labbra...e il suo fondo schiena...

Aprii gli occhi di scatto meravigliandomi di me stessa! Quando avevo lasciato che la parte perversa di me si appropriasse della mia mente? Mi sentivo bruciare e avevo la netta sensazione di essere rossa come un peperone.

Guardai l'ora e mi alzai di scatto.

Mancavano pochi minuti all'incontro con il professore, come avrei fatto a guardarlo negli occhi senza avvampare dopo tutti quei pensieri?

Sperai che non fossimo soli. Corsi a perdi fiato nell'aula di informatica dopo aver fatto una breve tappa a sciacquarmi il viso. Presi un grande respiro e bussai piano alla porta.

"Avanti." rispose una flebile voce dall'interno.

Era la sua voce, impossibile non distinguerla.

Aprii la porta piano, le ginocchia mi tremavano e il cuore sembrava voler uscire dalla gabbia toracica. Mi vergognai ancora di più perché, con il silenzio di tomba che c'era nell'aula, il cuore sembrava un martello pneumatico.

"S-salve prof." balbettai.

Complimenti Charlie, facciamogli vedere, ancora di più, quanto siamo impacciate.

Il signor. Davis alzò lo sguardo e io mi persi ancora una volta nei suoi occhi.

"Bene! Eccoti arrivata Charlotte, pensavo mi avessi dato buca." disse sorridendo.

"N-no non lo farei mai si figuri." risposi emettendo una risatina nervosa.

"Dai, vieni a sederti vicino a me. Ho già acceso il computer e il questionario è già pronto."

"Ah, di bene in meglio." bisbigliai a me stessa.

"Hai detto qualcosa?" chiese interrogativo.

"No no!" risposi affrettandomi a raggiungerlo.

Mi sedetti vicino a lui, asciugai i palmi delle mani sui jeans e cercai mentalmente di calmarmi.

"Ok ora che ti sei sistemata ti spiego brevemente quello che andrai a fare e perché tu farai un percorso più lungo rispetto a quello dei tuoi amici. Il test di oggi, in base alle tue risposte, ti rivelerà potenziali occupazioni che potrebbero fare al caso tuo. Il test di domani mi aiuterà a capire il tuo carattere e le tue inclinazioni, se ami l'arte, se sei una sportiva, se vuoi fare la comica..."

Dear Mr. DavisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora