Arrivammo in aula, la stessa che avevamo avuto gli anni precedenti, al secondo piano con le vetrate che davano sul cortile. Trovammo i nostri posti ancora liberi, tre banchi in ultima fila vicini alla finestra.
Amavo guardare fuori, cercavo sempre di riuscire a vedere oltre quello che mi circondava, infatti appena mi sedetti volsi il mio sguardo lontano.
A intermittenza osservavo il paesaggio e il mio debole riflesso nel vetro tirato a lucido.
Non c'era nulla di vivace in me, gli occhi blu di un tempo avevano lasciato il posto ad un azzurro-grigio spento, grandi occhiaie solcavano prepotenti il mio viso e con la carnagione così chiara e le lentiggini che mi macchiavano il viso a metà avevo quasi l'aspetto malaticcio. I capelli, di un banale color cenere con all'interno qualche sfumatura più chiara dovuta alla luce del sole, erano legati in una coda alla bel e meglio e mi consentivano di rimanere trasparente e di non dare mai nell'occhio.
Odiavo guardarmi allo specchio perché riuscivo solamente a pensare a quanto fossi imperfetta.
Ritornai a guardare fuori.
L'autunno stava per arrivare, gli alberi iniziavano già a perdere le prime foglie e a colorarsi di mille colori.
Era il mio periodo preferito e la pioggia che spesso cadeva durante la stagione mi rilassava e mi aiutava a riflettere.
Ero così rapita che non mi accorsi che ormai la classe si era riempita e che vicino alla cattedra c'era un ragazzo molto giovane. Un tipo che a prima vista non superava i 30 anni, alto, atletico, capelli castano chiaro e occhi azzurri come il ghiaccio.
Tutta la componente femminile della classe era in fermento, mio malgrado dovetti ammettere che non avevano tutti i torti ad essere così agitate ma in ogni caso mi convinsi a distogliere lo sguardo per calmare il mio cervello e aspettai che dicesse qualcosa.
Pochi secondi dopo la sua voce spezzò il silenzio misto a brusio che aleggiava nell'aula.
"Buon giorno ragazzi. Mi chiamo Ryan Davis e sono il vostro nuovo insegnante di letteratura. Posso solo immaginare tutte le domande che vi stanno passando per la testa in questo momento ma ci tengo a rassicurarvi che nonostante io non sia molto più vecchio di voi mi ritengo un valido insegnante e sono convinto che riusciremo a lavorare bene insieme."
Concluse il suo discorso facendo un gran sorriso, che mi lasciò a bocca aperta per qualche secondo.
Mi ripresi soltanto quando sentii partire un sacco di gridolini isterici.
Come prima impressione non era stata male, potevo concedergli un'occasione.
Riprese a parlare: "Vorrei fare velocemente l'appello e poi iniziare con un po' di presentazioni, per voi va bene?".
Furono tutti d'accordo, tutti tranne me ovviamente.
Detestavo dovermi alzare davanti a tutti e dire sempre le stesse cose: nome, cognome, hobby, che tra l'altro non avevo, e famiglia. Uno strazio!
"Ok" esordì il professore facendomi sobbalzare "chi vuole cominciare?"
Ashley quasi urlò per l'eccitazione, la solita oca che ci provava con qualunque ragazzo le capitasse a tiro.
"Tu sei?" chiese lui quasi spaventato da tanta esuberanza.
"Ashley Reed, professor Davis" la sua voce stridula mi fece rabbrividire.
"Ok Reed comincia pure".
"Bene, come già detto mi chiamo Ashley, sono il capitano delle cheerleaders, che con questo corpo non potrebbe essere diversamente, sono molto disponibile e, oh a proposito prof., lei ha una ragazza per caso?".
Mi si rivoltò lo stomaco per il disgusto a vederla tutta prostrata in avanti.
Guardai il professore, aveva dipinta in faccia una smorfia di incredulità.
"Signorina Reed questa sembrava più una presentazione per un sito di incontri che per una classe. Ma grazie comunque per averci almeno provato!" esordì trattenendosi a stento dal ridere.
Il restante della classe non fece altrettanto e proruppe in una fragorosa risata e Ashley indignata tornò a sedersi.
Gli altri compagni di classe, uno dopo l'altro, si cimentarono nelle loro presentazioni entusiasti di farsi conoscere mentre io abbassai la testa riluttante e aspettai inesorabilmente il mio turno.
Dopo svariati minuti sentii pronunciare il mio nome.
"Charlotte? Vai facci sognare!"
Voltai lo sguardo verso il professore consapevole che ormai era arrivato il mio momento.
Doveva essersi ricordato il mio nome dall'appello.
Mi alzai lentamente e cominciai a parlare.
"Mi chiamo Charlotte King, ho 17 anni, ho molti interessi ma nessun hobby in particolare, ho un fratello di nome Noah e vivo con mio padre, Michael".
Fui interrotta quasi subito.
"Aspetta un attimo, tu sei la figlia di Michael King? Il proprietario di una delle più grandi aziende informatiche al mondo?" chiese incredulo il professore.
"Esatto proprio lui" annui borbottando.
Abbassai la testa, sentivo addosso lo sguardo indagatore di tutti i miei compagni e come al solito, quando si parlava della mia famiglia, alzai un muro tra me e tutti gli altri.
"Wow fantastico! Scusa per l'interruzione continua pure"
"Non c'è più nulla da raccontare." risposi risoluta tornando a sedere.
La classe calò nel silenzio più totale.
"Oh, ok Charlotte. Grazie." rispose lui quasi deluso.
Chissà cosa si aspettasse di sentire.
Mason fece scivolare il suo braccio sulle mie spalle per confortarmi e per mia fortuna, pochi secondi più tardi, la campanella suonò e ci salvò tutti da questo (almeno per me) interminabile interrogatorio.Presi in fretta le mie cose e mi avviai verso l'uscita con Emily e Mason al mio fianco ma prima di riuscire a varcare la soglia il professor Davis mi fermò richiamando la mia attenzione.
"Charlotte, per favore potresti fermarti un momento?"
Feci cenno ai miei amici di andare avanti senza di me, loro annuirono e io tornai a guardare il professore.
Il suo sguardo era dispiaciuto.
"Ho notato che non vedevi l'ora di finire la tua presentazione prima. Volevo scusarmi con te se ho involontariamente chiesto troppo." pronunciò sicuro di se.
"Non si preoccupi. Sono io che non parlo molto in generale è il mio carattere." dissi accennando un debole sorriso.
Feci per andarmene quando parlò di nuovo.
"E' fortunata ad avere un padre come il suo, l'ho conosciuto ad una serata di beneficenza anni fa, parlava soprattutto di te e di tuo fratello. Deve essere molto orgoglioso." disse.
Non riuscii a trattenere una risata amara.
"Si certamente...però a volte non è tutto come sembra, ora mi scusi ma se arrivo troppo tardi alla prossima lezione la professoressa non mi farà entrare in laboratorio; grazie comunque per le sue parole. Arrivederci".
Uscii sbattendo la porta.
Avevo sempre odiato le persone che parlavano della mia vita come se ne facessero parte.
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Dear Mr. Davis
RomanceCharlotte ha visto la sua vita scivolarle dalle mani in un solo istante e tutto quello che aveva di veramente importante sparire in un soffio. E' una ragazza forte e determinata che nasconde dentro di se un peso enorme che non la lascia respirare. I...