POV RYAN
"When the beat drops out, and the people gon we still be there, still be there
for me child. When the lights go out, and the morning comes we still be there, still be there
for me child."Le note di When The Beat Drops Out risuonavano a tutto volume nel grande salotto gremito di gente. Ballavano tutti appiccicati e si scatenavano come adolescenti dimenticandosi di non esserlo più da tempo.
Io stavo contando distrattamente tutte le birre che avevo bevuto e poi appoggiato sull'orribile tavolino rosso magenta da quando ero arrivato. Otto se non sbaglio, la vista era un po' sfocata e se mi fossi alzato dal divano sul quale ero seduto da ben 3 ore sarei crollato a terra.
Non ricordavo nemmeno perché ci ero finito a quella stupida festa so solo che in qualche modo centrava Cameron e un forte desiderio di dimenticare una ragazzina dagli occhi blu. A quel pensiero sentii improvvisamente una fitta allo stomaco.
Era sicuramente ora di andare a prendere la nona birretta.
Mi passai una mano sul viso e mi stropicciai gli occhi cercando di togliermi di dosso quella sensazione di stanchezza che mi avvolgeva. Feci leva sulle gambe per alzarmi e dirigermi in cucina, barcollai pericolosamente in avanti e per restare finalmente in piedi dovetti aggrapparmi alla maglietta di un malcapitato che passava di li. Biascicai un mi dispiace ma il tizio non sembrò farci troppo caso, probabilmente in tutta la casa non c'era una sola persona sobria.
La testa mi girava come un mappamondo e iniziai a sperare che almeno Cameron fosse in grado di riportarci a casa.
"Allora straniero? Ancora non ti sei deciso a divertirti un po' eh?" mi bisbigliò improvvisamente all'orecchio, una donna, avvolgendomi la schiena e passandomi lieve una mano su tutto il petto.
Conoscevo a memoria quel tocco e anche quel tono di voce così languido. Portai la mia mano sopra alla sua e mi girai nella sua direzione senza mai lasciare la presa.
Sierra non era cambiata di una virgola, i capelli castano scuro incorniciavano un viso magro dai lineamenti perfetti, piccoli occhi felini color cioccolato mi fissavano con desiderio e le labbra carnose si aprivano in un sorriso brillante.
"Hai perso anche la lingua tesoro?" mi sussurrò avvicinandosi e posandomi la mano sul viso.
Mi sentivo proprio come al liceo, ammaliato, quando dopo la scuola passavamo le ore chiusi in camera a scoprirci a vicenda. Cece, così le piaceva essere chiamata, era sempre stata troppo avanti per la sua età, una ragazza facile, senza regole e senza mai rimpianti, un tesoro raro da trovare per un ragazzo nel pieno della sua pubertà.
"E' un piacere vederti dolcezza, pensavo non saresti più venuta." le dissi mentre, in qualche modo, le posavo un bacio sulla guancia.
"Ryan, questa è casa mia e sono qui da molto prima che tu arrivassi, ma lo sai che mi piace farmi attendere."
Mi guardò dritto negli occhi senza timore, sicura di sé, della sua bellezza e di quello che provocava a tutto il genere maschile. Io non distolsi lo sguardo nonostante una vocina nella mia testa continuava a ripetermi che non era lei la donna che volevo, che sognavo la notte e che mi toglieva il fiato.
"Si, ormai ti conosco bene Sierra." le dissi avvicinandomi a lei di un altro passo. Più mi avvicinavo più tornavo indietro nel tempo e il desiderio di divertirmi con Cece si faceva largo nella mia mente.
"C'è qualcosa di diverso in te Ry-Ry." le sue parole sussurrate al mio orecchio mi solleticarono il collo.
Le appoggiai le mani sulle spalle riportando il suo viso di fronte al mio.
"Ry-Ry...nemmeno me lo ricordavo questo soprannome." dissi passandomi una mano tra i capelli.
"Sei talmente sbronzo che non ti ricordi nemmeno dove ti trovi bocconcino." mi istigò Sierra.
La avvolsi con il mio braccio stringendola a me e portando le nostre bocche a pochi centimetri di distanza.
"Mi dispiace averti deluso piccola, ma c'è qualcosa che non ho mai dimenticato e posso dimostrartelo." sogghignai.
Mi sentivo così in colpa e così sporco ma non mi fermai. La baciai, un bacio sensuale e profondo ma altrettanto freddo e senza alcun sentimento, quello che mi occorreva in quel momento. Sierra se possibile si strinse ancora di più a me e quando ci staccammo non fece altro che prendermi per mano e trascinarmi al piano di sopra nella sua camera da letto.
Mi svegliai intontito, con la nausea e con un mal di testa che avrebbe spaccato anche le pietre. Mi guardai intorno confuso non riconoscendo affatto la camera in cui mi trovavo. Feci per scostare le coperte e alzarmi ma quando mi accorsi di essere nudo come un verme mi ricacciai sotto inorridito. Un leggero panico iniziò a impossessarsi di me quando frammenti di ricordi tornarono prepotenti a farmi ricordare cose che avrei voluto solamente dimenticare per sempre.
Charlotte che se ne va dalla classe sbattendo la porta con gli occhi pieni di lacrime e iniettati di rancore era una delle ultime cose che ricordavo lucidamente. Mi aveva chiesto di poter anticipare il colloquio che avrebbe dovuto tenere con me il venerdì ma le avevo detto di no, ero stato egoista, volevo solo passare più tempo con lei e se il mercoledì era andato tutto liscio, quel giovedì pomeriggio avevamo finito per urlarci addosso.
Quando uscii dalla scuola ero così incazzato che chiamai Cameron al cellulare e con un atteggiamento odioso che non mi apparteneva più da tempo gli ordinai di venire con me, che saremmo andati a sbronzarci da qualche parte. Era stato lui a portarmi in centro a New York in un attico di qualche riccone, e l'ultima cosa che ricordavo era di aver iniziato a bere e di aver incontrato Sierra.
Al suo ricordo una secchiata di acqua gelida mi inondò la memoria.
Mi alzai in fretta raccogliendo i miei vestiti sparsi per tutta la stanza e rivestendomi come una furia. Tra tutto quel casino ritrovai il mio cellulare sotto il letto con metà vetro disintegrato. Sullo schermo lampeggiava furiosamente l'avviso della sveglia. La spensi tirando un sospiro di sollievo pensando che almeno non ero in ritardo per il lavoro. Non mi guardai nemmeno allo specchio, agguantai la maniglia della porta e scesi le scale timoroso di quello che mi sarei trovato di fronte. Le scale portavano dritte in salotto, un salotto completamente rimesso a nuovo, come se la sera prima non ci fosse stata alcuna festa. Sbattei le palpebre più volte prima di avviarmi verso la cucina.
Sierra era seduta a capotavola su un lungo tavolo nero e vicino a lei di spalle sedeva una ragazza dai lunghi capelli biondi.
"Ry-Ry, ti sei svegliato finalmente. Cameron è tornato a casa in taxi e ti ha lasciato la macchina per andare al lavoro." non mi guardò nemmeno "Oh, e visto che ci sei potresti accompagnare la mia sorellina a scuola? Dice di stare nella tua classe." aggiunse con quel tono superficiale che odiavo.
Mi prese il panico e quando la ragazza si girò il viso di Ashley mi si parò davanti, odioso tanto quanto quello della sorella.
"Sarà divertente professore." sussurrò alzandosi tutta eccitata dalla sedia.
Ero stato proprio un coglione e ne avrei subito leconseguenze.
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Dear Mr. Davis
RomanceCharlotte ha visto la sua vita scivolarle dalle mani in un solo istante e tutto quello che aveva di veramente importante sparire in un soffio. E' una ragazza forte e determinata che nasconde dentro di se un peso enorme che non la lascia respirare. I...