35: Guerra (pt.1)

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«Ciao ragazzina».

Continuai ad indietreggiare, controllando ogni minimo movimento del lupo che avevo davanti.

«Come ti chiami?» mi chiese infilandosi le mani in tasca.

Sta giocando con la preda e la preda sono io.

Feci presente a me stessa.
Gli mostrai i canini, ringhiando. Continuò a sorridere, ma un guizzo di sfida gli balenò negli occhi

«Non fare la difficile- sbuffò- sei stata fortunata ad incontrare me, Logan ci avrebbe già avvisati tutti e portata da Fiamma Nera, mentre Brent...beh, Brent è impegnato al momento» commentò divertito.

«Dov'è Nicholas?» gli chiesi tendendo i muscoli.

Non era più alto o più piazzato di Joackin, sembrava addirittura più giovane del traditore, forse avrei potuto batterlo senza trasformarmi. Smisi di indietreggiare.

«Si sta divertendo con Brent- ghignò- possiamo raggiungerli e divertirci tutti insieme» mi squadrò.

Viscido.

Non c'era nessuno oltre a noi all'incrocio di quei corridoi. Non avrei commesso lo stesso errore due volte. Eravamo soli. Mi drizzai con la schiena e rilassai i muscoli del viso, cambiando totalmente espressione. Reclinai la testa di lato con faccia annoiata

«Sai una cosa, Dastin- al sentirmi pronunciare il suo nome smise di sorridere, non se lo aspettava- hai lo stesso atteggiamento strafottente di Joackin. Ad Hiram piace circondarsi di senza palle?».

Non gli detti il tempo di elaborare il significato di quelle parole. Stava ancora realizzando il fatto che avessi conosciuto Joackin, mandato ad infiltrarsi nel mio branco d'origine, quando gli saltai addosso.
Ebbe il buonsenso di indietreggiare per evitare un pugno, ma non fu abbastanza veloce da scansare pure il calcio che gli rifilai in pieno petto. Non gli consentii di sostenersi alla parete del corridoio e gli afferrai la mano, cercando di rompergliela. Reagì strattonandomi e facendomi sbattere contro la pietra fredda. Mi schiacciò al muro tenendomi un braccio dietro la schiena

«Vuoi il gioco duro, stronza?» mi chiese con i canini troppo vicini al mio collo.

Ringhiai e, come avevo fatto con Nicholas nella foresta dopo la riunione dei branchi, feci forza contro la roccia e mi spinsi all'indietro, scartai di lato il suo tentativo di afferrami nuovamente e lo colpii alla gola con il gomito, mozzandogli il fiato. Fece un mezzo passo indietro, esattamente quello che mi bastava per farlo finire nel buio. Gli sferrai un calcio nelle palle, facendolo crollare in ginocchio e gli sollevai la testa prendendolo per i capelli

«Vi siete messi contro la stronza sbagliata» gli ringhiai in faccia prima di farlo capitolare nella voragine delle prigioni con una ginocchiata in piena faccia.

«Dovete smetterla di sottovalutarmi tutti quanti» ringhiai tornando velocemente sui miei passi.

Sapevo di non averlo ucciso e molto probabilmente neppure la caduta lo aveva fatto, ma anzi, Dastin poteva aver avuto la possibilità di informare altri della mia presenza. Dovevo sbrigarmi.

«Non ho mai dubitato delle tue abilità» mi rispose Nicholas, estremamente sollevato

Bugiardo.

Commentai interiormente. Se solo avesse saputo che avevo dato dello stronzo alcolizzato a Christian...probabilmente si sarebbe sorpreso che fossi ancora viva. Dastin a confronto era stato una passeggiata a livello psicologico.

Mi diressi verso il ponte che portava al torrione correndo il più silenziosamente possibile, nascosta dalle ombre della pietra e dalle pareti sconnesse.

«Quanti dei tuoi vecchi amici mancano all'appello?» chiesi bloccandomi all'inizio del ponte, stranamente non presidiato

«Logan e Brent, escludendo Hiram- lo sentii affaticato, sempre più debole e distante- Blair, se raggiungi me, raggiungi loro. Ti uccideranno e...- si bloccò e mi si strinse lo stomaco; avrei potuto vomitare da un momento all'altro, ero certa che Brent lo stesse massacrando, ma lui cercava di mantenere un contatto con me per fuggire dalla sofferenza fisica- ...e non posso vivere con questo pensiero»

«Ti prego resisti» gli sussurrai trattenendo un singhiozzo.

Lo sentivo: quel filo che ci legava visceralmente era sottile. Nonostante la vicinanza era estremamente sottile. Nicholas stava morendo.

Mi voltai solo per assicurarmi di non essere vista e scattai verso il torrione. Non mi importava cosa o chi avrei incontrato. Non mi importava che conseguenze avrebbero avuto le mie decisioni. Nicholas non sarebbe morto, ma chiunque si fosse messo in mezzo tra lui e la salvezza si. Male, anche.

Mi ritrovai sul pianerottolo di un piano di scale. A sinistra salivano, a destra scendevano. Inspirai profondamente, cercando l'odore di Nicholas. Presi le scale a destra restando appiccicata al muro e tentando il più possibile di rimanere calma.
Continuai a scendere le scale a chiocciola, stranamente illuminate dalla luce del sole che filtrava dall'alto, superando tutte le imboccature di stanze che incrociavo, fortunatamente vuote.

Feci almeno tre giri del torrione quando vidi la fine dei gradini, un giro sotto di me. Mi affacciai lievemente ad una finestra interna, rimanendo senza fiato.
Al centro di una zona circolare, Nicholas era tenuto in catene in un bagno di sangue. Alle sue spalle, un lupo adulto con una vistosa cicatrice sul viso e l'aria da assassino, aveva gli artigli e la bocca ricoperti di sangue. Il sangue di Nicholas.

Brent.

Dedussi velocemente.
Davanti a Nicholas, invece, un giovane uomo se ne stava in piedi a braccia conserte a godersi lo spettacolo, mentre un'altra figura, nascosta nell'ombra dispensava ordini e domande.

Rabbrividii al pensiero di essere relativamente vicina ad Hiram Fiamma Nera. Assassino. Elementale. Omega. Mostro.
Il lupo che aveva ucciso mio padre e portato alla morte di mia madre era lì, a pochi passi dal mio compagno. Non gli avrei permesso di portarmi via anche lui.

Sentii una coperta di gelo avvolgermi dall'esterno ed una di fuoco divorarmi internamente.

Li avrei uccisi. Tutti.

***

Fu come una ventata d'aria fresca in una calda giornata d'estate nell'ora più afosa.
Il profumo di frutti di bosco di Blair mi invase i polmoni, facendomi tremare.

Non era il profumo dolce e sensuale che la caratterizzava. Era il suo odore, ma era pungente e caldo allo stesso tempo. Era una stilettata di ghiaccio per i sensi, ma emanava calore.

Sentii la sua calma omicida avvolgermi come un in un abbraccio e, anche se non potevo vederla, sapevo esattamente dove fosse.
Tutto il mio corpo la sentiva. Tutto il mio io la stava chiamando. Non potevo vederla con la vista o sentirla con l'udito, eppure, la sua presenza non poteva sembrami più reale di così.

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