44: Pari

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Finii i dieci giri di corsa appoggiandomi a Stephan, che fortunatamente ebbe l'accortezza di sostenermi mentre mi chinavo a rigettare anche l'anima.

«Ma che diamine Nic- sbottò lo Zeta- sei proprio uno stronzo»

«Quanti giri vuoi fare?» gli chiese Nicholas con tono annoiato.

Non cappii cosa gli rispose Stephan, probabilmente niente di carino, perché il Gamma ringhiò un perentorio

«Trenta!».

Mi sollevai per pulirmi la bocca con una borraccia d'acqua che mi porse Oliver, giusto in tempo per veder il biondo partire a corsa con uno sbuffo annoiato, come se fosse abituato al quel comportamento da parte dell'amico in quelle situazioni.

«Stai bene?» mi chiese mio fratello

«Sono stata peggio, ma decisamente anche meglio» annuii.

«Tutti al centro!» tuonò Nicholas.

Come se fosse stato suonato un fischietto, tutti i vari gruppi si fermarono, radunandosi in un enorme gruppo, lasciando al centro uno spiazzo abbastanza ampio da contenere altre venti persone. La situazione mi ricordò immediatamente la mia prima mattina al branco, davanti a casa, contro Jared. Proprio a lui rivolsi un'occhiata di sottecchi. La notò e sorprendentemente annuì, come se avesse capito a che cosa stessi pensando.

«Entra nel cerchio chi vuole battersi e chi si vuole battere con lui o lei» mi spiegò Oliver, ancora al mio fianco

«È utile ad appianare le eventuali divergenze o conti in sospeso tra teste calde spesso e volentieri» aggiunse Zalika, mettendomi un braccio intorno al collo e offrendomi una bustina di zucchero, che accettai di buon grado

«Fammi indovinare, tu e Nicholas eravate lì in mezzo un giorno sì e l'altro pure?» chiesi divertita

«Ovviamente» sorrise ferina.

A prendere posto nel cerchio furono due lupi che forse avevo visto due volte: alla cena della Casa prima dell'attacco subito e mentre raggiungevo il Consiglio con Zalika e Stephan il giorno successivo.

Cominciarono ad attaccarsi come se dovessero davvero uccidersi. Volarono pugni e calci per circa dieci minuti prima che uno avesse la meglio sull'altro.

Mentre Stephan continuava a correre, Colin, una delle sentinelle delle prigioni, e Bradley entrarono nello spazio vuoto, pronti a fronteggiarsi.

«Mentalmente consigliate qualcuno o fate il tifo?» chiesi ai due che avevo accanto.

Tutto quel silenzio era quasi surreale. Gli unici rumori udibili erano i respiri affannati di chi combatteva, i loro movimenti nell'erba secca e i ringhi che emettevano di tanto in tanto. Nessuno degli osservatori parlava ad alta voce, al massimo sussurrava qualcosa a chi aveva di fianco.

«Solo commenti personali tra di noi- scrollò le spalle Oliver- se suggerissimo mosse o li aiutassimo in qualche modo Nicholas probabilmente ci terrebbe a combattere fino a notte inoltrata»

«Senza quel probabilmente» storse il naso Zalika.

Non sapevo se sorridere o meno: Nicholas era inflessibile durante l'addestramento. Sicuramente stava controllando sia come i due combattessero sia che nessuno avvantaggiasse uno di loro in qualche modo.

Non che Bradley ne avesse bisogno in quel caso. Stava letteralmente abbattendo Colin. La sentinella non sembrava neppure accorgersi da che parte arrivassero i colpi che riceveva. Alcuni riusciva a pararli, ma l'Epsilon era preciso e veloce. Non riuscivo a capacitarmi di come a Bira potesse essere stato considerato la feccia della feccia. Era bravo. Più lo osservavo muoversi e più non riuscivo a capire: era palesemente uno dei più capaci lì.
Mi risposi da sola nell'istante successivo: Colin inciampò in una zolla di terra rialzata, ma, anziché che saltargli addosso, Bradley aspettò che si rialzasse prima di attaccarlo. Una questione di attimi. Forse neppure se ne erano accorti gli altri, tanto era successo velocemente. Solo Nicholas sembrò assumere un'espressione di disappunto. L'Epsilon avrebbe potuto atterrare la sentinelle e porre fine al combattimento in quel momento, ma aveva esitato.

The Strategist [Beta's Saga]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora