Sono al diner che mi aveva indicato Gionata,ad aspettarlo
Prende posto.
-allora? Che hai fatto?- domanda impaziente.
-cazzo Boschetti non dare all'occhio o farai capire tutto. Comportati normale e facciamo un ordinazione come dovremmo fare se fossimo qui per stare insieme ok? COMPORTATI NORMALE-
Annuisce e ordiniamo due hamburger con patatine e 1 bibita da dividere.
-ora parli?- domanda, sempre più ansioso
-ok. Devo dirti tante cose. Da dove vuoi che inizi?-
-dall'inizio- risponde freddo ma allo stesso tempo curioso
-bene-
Gionata's pov:
-quando ero piccola mia madre mi dava sempre il latte nel biberon. Latte che non era color bianco, ma verdognolo, su una delle tonalità scure del verde, perché ovviamente dentro c'era droga. Già hai capito bene. Quando si è piccoli e si fa uso di queste sostanze si impazzisce totalmente. Quindi io da piccola, piangevo tutto il giorno, perché stavo male. Così mia madre per disfarsi di me disse che voleva andarsene perché ero insopportabile. Mio padre sapeva che c'era qualcosa sotto e quando mia madre capì che lui stava iniziando a capire cambiò idea dicendo che sarebbe rimasta. Quando ho compiuto 5 anni ha provato ad usarmi, continuandomi a dare quella roba e costringendomi ad avvelenare mio padre. Dopo anni che ingerivo droga la mia psiche iniziava a crollare sempre più fin quando non mi ha abbandonata definitivamente, facendomi diventare pazza. Ho tentato di uccidere mio padre e chissà quanti altri miei compagni di classe inclusa me stessa, autolesionismo. Quando mio padre si è risvegliato dal veleno ha chiesto che io non entrassi mai nella sua stanza d'ospedale, e che dovevano assegnargli la mia custodia. Ovviamente lo fecero e stavano per arrestare mia madre, così lei fuggì. Quando dopo 2 mesi mio padre uscì dall'ospedale e tornò a casa, cercò di farmi ragionare, ma ormai ero troppo presa da quelle sostanze. Così mi riportò nel convento delle suore che mi avevano accudito durante i due mesi che mio padre era stato in ospedale. Poi iniziò a farmi fare delle sedute da uno psichiatra e inizialmente funzionavano, poi ricevetti un messaggio con scritta una parola, che non so per quale strana ragione, mi fece andare in tilt, così aprì la finestra della mia stanza e mi buttai, pronta a morire.
Ovviamente per essere ancora qui, questo non accadde, perché mio padre arrivò in tempo e mi portò in ospedale. Dopo qualche anno di sedute psichiatriche finalmente mi ripresi.
Quando ero totalmente stabile, mio padre mi assegnò una missione, quella di uccidere gli scagnozzi di mia madre, cioè i miei fratellastri. Così feci, pensando di fermarla. Essendo che non avevamo più sue notizie pensavamo che si fosse suicidata o che comunque fosse uscita dal giro mafioso. Invece eccoci qui oggi a combattere ancora contro di lei, solo che ora lei è... beh morta.- non ho nemmeno fiatato mentre parlava perché volevo ascoltarla e capire i minimi dettagli. Adesso capisco tutto. Sono così triste per lei e per quello che ha passato che non mi viene nient'altro in mente che abbracciarla. E lei in silenzio ricambia l'abbraccio. Nel frattempo arriva il cameriere che ci serve i nostri panini.
-quindi, cosa ne pensi Giò? Non hai detto una parola... Mi ami ancora?- domanda quasi piangendo
-ovvio che ti amo A. Ti amerò anche fra mille anni, anche quando sarò morto.- le dico afferrandole la mano
-nonostante quello che ho fatto?- domanda
-ovvio. Nonostante tutto. Amore è questo d'altronde, no?- annuisce e mi bacia.
-però c'è una cosa in sospeso, il suo cadavere. Cosa ne facciamo?- faccio segno di abbassare la voce
-sssh! Vedrò cosa posso fare, chiederemo aiuto a tuo padre.-
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TROPPO TARDI PER NOI.//Sfera Ebbasta (IN REVISIONE)
Romance[COMPLETA] Baby ti ho avuta tra le mani e non ti ho dato importanza o per lo meno, non te ne ho mai data abbastanza. Ti chiedo scusa, per avere fatto lo stronzo ti chiedo scusa per averti portata dentro al mio mondo. Tu che sei diversa, la tua vita...