Capitolo 13

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Mercoledì 8 novembre

<<Presto partirò Eleonor, ma solo per due giorni. Vi porterò la vostra amica>> aveva assunto nuovamente il suo stato catatonico. La veste bianca stava assumendo un colore giallastro. Le gambe erano protese in avanti, lasciando scoperte la maggior parte dei polpacci.

<<Volete parlarmi di qualcosa?>> la ragazza voleva solo urlare. <<Vi andrebbe di fare due passi? Per il corridoio, così uscirete un po' da qui>> guardò la stanza attorno a se, e si chiedeva come mai fosse ancora del tutto cosciente. Solitamente i pazienti in isolamento ci impiegavano circa una settimana per impazzire totalmente.

<<Miracolo che voi siate ancora sana Eleonor>> sussurrò guardandola. <<Volete parlarmi di Ton? Me lo avete nominato un anno fa circa. Vorrei sapere chi è>> in cambio ottenne solo silenzio. La porta si aprì, rivelando la figura di una donna, a lui conosciuta.

Era la Signora Cliver. <<Eleonor, perché non rispondi all'uomo? Vuole solo aiutarti>> la madre le si avvicinò. <<Signora, mi dispiace ma durante le sedute nessuno può entrare a meno che non sia un medico>> la donna lo guardò severa. <<Ho chiesto il permesso, forse è bene che lei torni più tardi>>.

Lo psicologo rimase interdetto. <<Mi scusi per il mio modo brusco, ma le chiederei di aspettare un attimo fuori. Vorrei rimanere da sola con mia figlia>> lui annuì, non poteva dire di no a quella donna. Chiuse la porta alle sue spalle, attendendo in silenzio. Non riusciva a percepire neppure un suono, e si chiese se stessero o meno parlando.

Non era preoccupato, infondo era la madre, non le avrebbe fatto del male; non sembrava averne l'intenzione. Quel giorno pioveva, ed i tuoni risuonavano nel freddo corridoio del quinto piano. Le infermiere trascinavano carrozzelle, con a bordo dei pazienti tutt'altro che sani.

Continuava a guardarsi attorno, osservando la cartina dell'edificio, e leggendo l'etichetta dell'estintore. Osservava le ragnatele depositate sulle luci a neon, e si chiedeva se mai ci fosse qualcuno che puliva. Ma lo ritenne improbabile.

<<Può tornare da mia figlia>> gli disse la donna, quando uscì dalla stanza. L'uomo annuì salutandola con cortesia. Appena rientrò trovò la ragazza esattamente dove l'aveva trovata, le gambe portate al petto, e la testa poggiata su di esse.

<<E' stata molto cortese a venire a trovarvi. Spero vi abbia confortata>> non aspettava una risposta. Anche quel giorno sapeva che non ne avrebbe ricevuta alcuna, ma continuava a tentare. <<Thomas sta bene, vi ha detto niente a riguardo?>> era molto affezionata suo fratello, e lui lo sapeva bene. <<Mi scuso, sono cose di famiglia, non dovreste riferirmele>> ella alzò lo sguardo.

<<Spero che le abbiate parlato. Sembrava nervosa appena arrivata>> non era cosciente delle sue parole, voleva indagare su qualcosa, ma non ne aveva la minima idea. <<Volete che vi porti un regalo dalle Maldive? Mia moglie mi ha richiesto una calamita, e mio figlio una camicia. Non so neppure se li hanno i negozi di souvenir>> ridacchiò un poco, per cercare di sdrammatizzare la situazione. Come se fosse stato possibile farlo.

<<Vedrò comunque di portarvi qualcosa>> lo sguardo della ragazza si stava dimostrando inquietante, un senso di paura nacque nel corpo dello psicologo; ma non voleva andare via.

<<Mi liberi>> sussurrò lei, lasciandolo sorpreso. <<Potessi lo farei>> fu sincero, non poteva liberarla da quella camicia infernale, non ne aveva l'autorizzazione. <<Li convinca>> sussurrò ancora. Endrick Marks sospirò. Provava pietà per quella povera ragazza, e non riusciva a guardarla con gli occhi di uno psicologo; poteva farlo solo con gli occhi di un padre.

<<Lo fanno per il vostro bene>> ripeté cercando di farle cambiare pensiero. <<La prego. Non sento più le braccia>> iniziò a piangere, voltando la testa. <<Vada via>> gli ordinò.

Lo psicologo lasciò la stanza numero seicentosessantasei, e si diresse vero l'entrata dell'ospedale. <<Dottoressa Portland vorrei urgentemente parlare con il Dottor Richard>> la donna parve confusa dinanzi a tale agitazione. <<E' al secondo piano, sta sorvegliando il corridoio B2>> annuì dirigendosi una terza volta presso l'ascensore.

Arrivato al secondo piano, si recò a sinistra, nel corridoio B2, e poco distante dalla porta era presente l'uomo che tanto cercava. <<Dottor Richards la stavo cercando>> gli si avvicinò. Il dottore aveva un'aria seccata, di chi in quel momento si sarebbe voluto trovare altrove.

<<Mi ha trovato, adesso cosa vuole?>> era brusco con i modi, aveva contro tutto il mondo. <<Volevo chiederle se poteva togliere la camicia di forza alla ragazza della stanza seicentosessantasei al quinto piano, zona E7 reparto isolamento>> descrisse alla perfezione quel piano, così che potesse avere un vago ricordo della ragazza. <<Non se ne parla>> fu chiaro e coinciso con le parole, non aveva intenzione di essere clemente.

<<Non sente più le braccia, sta male>> una risata uscì dalle labbra del dottore. <<Qui nessuno è sano. Le ho detto che non se parla, ora schiodi di qui>>. <<Sarà sotto la mia responsabilità, toglietele quelle cose all'istante. E' già chiusa in una stanza interamente bianca, ed ha anche quella roba addosso>> non voleva alzare la voce, non era nel suo carattere farlo. Ma quell'uomo istigava alla violenza.

<<La prego, glielo sto chiedendo con gentilezza. La sto pregando>> il Dottor Richards sospirò arrabbiato. <<E va bene. Odio voi strizzacervelli, volete conquistare tutto e subito>> borbottò inveendo contro Endrick. Con tranquillità salirono i tre piani rimanenti.

<<Se uno dei miei colleghi si farà male a causa sua, la colpa ricadrà pienamente su di lei Signor Marks>> quelle parole vennero dette con un pizzico di minaccia. Endrick annuì, e fece segno di procedere. <<Si ricordi che saremo sempre pronti a rimettergliela>>. La porta si aprì, ed Eleonor prese uno spavento.

Lo psicologo le si avvicinò, per tranquillizzarla, lo sguardo di lei era colmo di paura. <<Adesso vi toglieranno quella camicia, ma voi dovrete stare ferma altrimenti dovranno rimettervela>> la ragazza non si mosse, dando opportunità di toglierle l'oggetto che le impediva il movimento delle braccia.

Il Dottor Richards le sciolse le cinghie dietro alla schiena, e successivamente le tolse l'indumento, lasciando che le sue pallide braccia si rivelassero alla luce. <<Guai a te se combini qualcosa ragazzina>> la minaccio il dottore. <<Starà buona>> promise lo psicologo. Abbandonarono la stanza, lasciandola nuovamente sola.

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