Capitolo 9

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Mercoledì 20 gennaio

<<Sei sicuro che vuoi anche me? Non è obbligatorio>> ripeté ancora una volta la ragazza in ascensore. <<Lizzy ti ho detto che ti voglio con me, non cambio idea facilmente>> le porte in metallo si aprirono, rivelando davanti a loro l'appartamento.

<<Sei pronta?>> chiese alla ragazza mentre si avvicinavano. <<Se lo sei tu lo sono io>> il suo sguardo non lasciava trapelare paura; era sicura di quello che faceva. <<Io sono pronto. Dai suona tu>> le indicò il campanello con un cenno della testa, trattenendo un sorriso divertito, per la buffa espressione sorpresa di Lizzy.

Suonò il campanello, lasciando che un acuto trillo suonasse dentro l'appartamento. La porta venne aperta dalla donna, a cui morì il sorriso nel vedere la figura della giovane ragazza al fianco dello psicologo di sua figlia. <<Ciao Loren ti sono mancata?>> chiese sfacciata la ragazza.

<<Possiamo entrare cortesemente?>> chiese Endrick, facendo rivolgere l'attenzione su di lui. <<Sì, entrate pure>> titubante aprì del tutto la porta. <<Volete una tazza di tè?>> chiese la donna rivolgendosi ai due.

<<L'ultima volta ho ricevuto insulti; chi mi assicura che non mi avveleni questa volta?>> chiese la ragazza, con amarezza nelle sue parole. Endrick sospirò <<Signora Cliver, lei è Lizzy una vecchia amica di vostra figlia. Mi avevate detto che non la conoscevate>> non voleva apparire arrabbiato, ma era evidente che lo fosse.

<<Non trovo utile la presenza di questa ragazza. Ha spinto mia figlia nel baratro in cui si trova adesso>> era fredda, d'un tratto aveva mutato espressione e comportamento. <<Fidati che la mia presenza è più utile della tua vita, in questo momento>> sembrava diversa; solitamente non osava rispondere così sgarbatamente, ma con quella donna davanti era cambiato tutto.

<<Cosa volete dottore?>> chiese la donna rivolgendosi all'uomo. <<Vorremmo cercare una cosa, si trova in camera di vostra figlia. Ci ha dato lei l'ordine>> spiegò brevemente l'uomo interpellato. <<Mia figlia non è in grado di decidere in questo momento, come posso credere che vi abbia dato l'ordine di frugare fra le sue cose?>> chiese divertita dalla richiesta.

<<Poco mi importa se ci credi o no. Andiamo Endrick>> Lizzy iniziò a proseguire verso la camera della sua amica. Endrick non poté far altro che seguirla in silenzio. <<Non potete entrare in casa mia in questo modo. Io chiamo la polizia!>> urlò arrabbiata.

<<Mamma li ho chiamati io>> una quarta voce si aggiunse a loro. Thomas uscì dalla sua stanza, e raggiunse Lizzy ed Endrick nella vecchia camera che ospitava Eleonor. <<Oh anima innocente. Miracolo tu sia ancora vivo>> Lizzy lo abbracciò forte, come se da un momento all'altro potesse dissolversi.

<<Thomas ma cosa stai dicendo?>> la donna era palesemente confusa. <<Eleonor ha chiesto il mio aiuto, ed io ho chiamato Lizzy. Sono stanco di vedere mia sorella morire mamma; è straziante, voglio sapere anche io la verità>> era sul punto di un crollo emotivo. Era di sua sorella che si parlava, della ragione per cui era felice di svegliarsi al mattino, di tornare a casa da scuola.

<<Non c'è niente da scoprire, andatevene da casa mia adesso>> stava diventando nervosa, più di come lo potesse già essere. <<Non prima di aver preso ciò di cui ho bisogno Signora Cliver>>.

<<Thomas tu sai dove potrebbero trovarsi i libri che tua sorella scriveva?>> chiese Endrick al ragazzino. <<Potrebbero essere in un punto molto riservato nella stanza di ognuno di noi>> alzò le spalle, incapace di sapere quale fosse il punto preciso.

<<Andatevene, non ve lo dirò ancora>> la donna insisteva sulle sue parole, ma nessuno sembrava propenso ad ascoltarla. <<Cerchiamo ovunque, da qualche parte devono pur essere>> propose la giovane.

La donna continuava a guardare i tre frugare fra le cose di sua figlia. Era immobile, con lo sguardo perso nel vuoto; non voleva più reagire, urlare l'aveva stancata. Aveva passato anni ad urlare, forse era arrivato il momento di tacere.

Era come al solito ben vestita, i soliti tubini dai colori scuri, e le scarpe col tacco, adatti ad un ufficio. I capelli rossi acconciati in un elegante chignon; la postura ben dritta. Era una donna da rispettare, che portava altrettanto rispetto. Ma che in cuor suo, non aveva più niente da offrire.

<<E' chiuso>> disse d'un tratto Thomas, portando su di se l'attenzione. <<Che vuol dire è chiuso?>> chiese Lizzy avvicinandosi al grande cassettone in legno bianco. <<Che è chiuso a chiave Lizzy>> si portò la massa di ricci castani all'indietro, frustrato.

<<Dobbiamo aprirlo in qualche modo>> disse Endrick guardandosi in giro. Voleva trovare qualcosa di abbastanza forte da poterlo rompere. <<Non c'è una chiave, o qualcosa?>> chiese Lizzy al ragazzino. Ma quest'ultimo alzò le spalle. <<Non so dove possa averla messa>>.

Lizzy d'un tratto si toccò il collo. Entrambi gli uomini la guardarono incuriositi dal suo gesto. Ella si volto verso la donna, e le sorrise in modo sfacciato. <<Tu avevi il compito di distruggerla, io di salvarla>> sfilò dal collo una corda nera, a cui appesa c'era una chiave dalla forma strana.

Entrick non capì il perché di quelle parole, ma capì certamente che quella chiave, avrebbe aperto la cassettiera. E così fu; si aprì rivelando al suo interno un enorme raccoglitore ad anelli, cui al suo interno vi erano una miriade di fogli scritti a mano e alcuni al computer.

<<Direi che abbiamo ciò che cercavamo>> disse soddisfatto verso la giovane. <<Ci si vede Thomas>> uscirono dall'appartamento senza neppure salutare la donna, ancora scioccata dalla parole di Lizzy.

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