Capitolo 4

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Giovedì 21 dicembre

<<Lizzy ti prego, non chiedo altro solo di aiutarmi a capire>> un secondo bip segnò la fine della chiamata. Thomas nei giorni precedenti gli aveva fatto avere il numero della ragazza, e da lì ogni giorno le lasciava chiamate in segreteria.

Quello era il dodicesimo messaggio in segreteria, ma avrebbe continuato; odiava farlo, era un' invasione della privacy e probabilmente si sarebbe potuto ritrovare con una denuncia in mano, ma era il minimo.

Posò il cellulare sul tavolo, e guardò fuori dalla finestra del suo studio, chiedendosi cosa stesse facendo Eleonor in quel momento. Ma una sola risposta si rivelò essere la più vera: niente. Non avrebbe fatto altro che stare seduta a terra in quella minuscola stanza bianca.

Il seicentosessantasei è classificato come il numero del demonio. Dunque era perfetto per la ragazza, dato l'inferno che diceva di aver subito. Per tutta la mattinata era rimasta supina sul candido pavimento imbottito. Fissava le luci a neon quasi interessata. Osservava i granelli di polvere volare, posarsi su di lei dolcemente.

Il Dottor Richards le aveva somministrato la solita dose di medicinali, e lei li aveva ingeriti senza protestare. Lo trovò strano, solitamente servivano tre infermieri, così da tenerla ferma; magari stava imparando la lezione a detta dell'uomo.

Ogni tanto qualche infermiere si fermava ad osservarla, trovando i suoi comportamenti alquanto insani. Ma d'altronde se era lì dentro, non poteva essere a posto con la testa.

<<Ti prego Thomas, aiutami almeno tu>> parlò alla luce. <<Thomas aiutami>> fu come svegliarsi da un incubo. Il suo busto si alzò violentemente. Si alzò e inveì contro il vetro urlando.

Bussava forte, da far pensare che potesse realmente romperlo. <<Thomas!>> urlava il nome del fratello. <<Thomas aiutami!>> più forti erano i colpi, tale lo diventavano le sue urla. <<Thomas!>>.

Un'infermiera si avvicinò al vetro, tirandoci un pugno come per farla smettere. <<Thomas! Trova le mie memorie!>> urlava così forte da far tremare i vetri. La donna dinanzi a lei si coprì le orecchie. Erano urla agghiaccianti.

All'ennesimo urlo la donna chiamò il Dottor Marks, ormai stufa delle urla stridule della giovane. <<Se non viene qui giuro che la uccido>> chiuse quella breve chiamata con una minaccia giurata.

Eleonor pianse disperata battendo i pugni contro il vetro, e in molti furono sorpresi del fatto che avesse ancora forza in quel corpo minuto. Gridava ancora quando il Dottor Marks fece ingresso nella stanza, trovandola poggiata al vetro.

<<Eleonor>> fece voltare la ragazza verso di se. <<Mio fratello>> sussurrò con sguardo assente. Riusciva a cambiare umore in uno schiocco di dita. <<Cosa volete da vostro fratello?>> chiese l'uomo osservando attentamente i suoi occhi castani. <<Fatevi dare le mie memorie>> gracchiò come una ranocchia.

<<Le vostre memorie?>> era palesemente confuso. <<Thomas. Vi deve dare le mie memorie>> era convinta di ciò che diceva: questo era ciò che gli faceva più paura. <<Che cosa intendete per memorie?>> gli occhi della ragazza si stavano chiudendo lentamente. <<Thomas. Le mie memorie>> uscì dalla stanza colmo di frustrazione.

Che cos'erano le sue memorie? Perché erano così importanti? Molte domande giravano per la testa dell'uomo; sarebbe riuscita a farlo impazzire.

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