Capitolo 14

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Sabato 27 ottobre

Tre anni prima

<<Ripetimi ancora come hai fatto a convincere tua madre?>> le chiese James una volta arrivati nel loro appartamento. <<Le ho detto che ero da un'amica, e che avrei dormito da lei>> alzò le spalle Eleonor. <<Io quindi sarei l'amica>> si indicò il ragazzo.

<<Esattamente>> gli sorrise poggiando sul divano la busta in carta. <<Quello è il vestito?>> chiese lui cercando di sbirciarne l'interno. <<Sì, mi aveva detto di cercare un vestito elegante e sobrio, non ho niente di meglio nell'armadio>> si sentiva imbarazzata, non sapeva se sarebbe stato adatto ad un'occasione del genere.

<<Be' lui sarà qui fra un'ora e mezza, hai tempo per prepararti. Di là c'è il bagno, vieni che ti do qualche asciugamano>> lei lo seguì con la busta fra le mani. <<Questa dalla pure a me, la metterò in camera sua e ti lascerò la porta aperta, così saprai riconoscerla>> le lasciò le mani libere. <<Qui c'è un asciugamano per il corpo e qui uno per i capelli. Come shampoo puoi usare i nostri, rilassati cara, per qualsiasi cosa io sono in salotto a giocare alla play>> gli sorrise, felice di averla fatta sentire a suo agio.

Eleonor fece riscaldare l'acqua, e nel mentre si tolse gli indumenti lasciandoli sul pavimento. Appena l'acqua raggiunse la giusta temperatura entrò nel box, e si insaponò velocemente i capelli ed il corpo. Aveva tempo, ma non aveva intenzione di andare alla velocità di una lumaca.

Tolta ogni traccia di schiuma pensò ad asciugarsi i capelli. Cercò il phon nel mobile sotto al lavandino, ed una volta congiunta la spina alla presa sul muro, iniziò. Erano tanti, e fini. Solitamente ci impiegava dieci minuti. Assumevano quella piega liscia, ma al tempo stesso ondulato. Adorava i suoi capelli, anche se alcune volte aveva pensato di tagliarli fino a diventare calva.

Per quella sera però aveva intenzione di combinarli una pettinatura degna del vestito che aveva scelto. Aveva intrecciato quei lunghi fili rossi in una treccia, incatenandoci più capelli possibili. Era elegante, e grande.

Ripose il phon al suo posto, e corse in camera di Remington a prendere il sacchetto di carta. Indossò una parte dell'intimo, ed il vestito. Le calzava divinamente: era lungo, i suoi piedi erano nascosti dal tessuto in raso, di un verde velluto. Nel lato sinistro si insinuava un taglio, che faceva fuoriuscire la gamba quando camminava, e vaporizzava ancora di più la gonna. Il busto era delineato dal corpetto, che metteva in risalto quelle forme sinuose, e non abbondanti. Lo scollo era a barca, così da facilitare il risalto delle forme, e le maniche erano assenti, composte solo da due spalline che le ricadevano poco sotto la spalla, lasciando quest'ultima scoperta.

Era contenta di quell'abito, e indossò ai piedi delle décolleté bianche, non troppo alte per non rischiare di fare una brutta caduta. Sistemò i capelli, ed uscì dal bagno, posando la busta nella stanza del suo amico.

Tra un preparativo e l'altro il tempo le era volato dalle mani, e di lì a poco sarebbe arrivato il suo amico. <<James credi possa andare bene?>> fece la sua presenza nel salotto dell'appartamento. James tolse l'attenzione dallo schermo del televisore, portandolo sulla ragazza. <<Oh porca vacca>> mormorò. <<Oddio non va bene?>> chiese lei allarmata.

<<Va fin troppo bene>> continuava ad osservarla, quel vestito le stava d'incanto secondo il suo pensiero. <<Tu a casa dei colleghi non ci arrivi. Quello prende e ti rapisce>> era un complimento fin troppo esplicito se letto tra le righe, e lei si sentì nuovamente in imbarazzo. <<Non posso cambiarmi, non ho altro>> cercava di scusarsi in qualche modo. <<Stai tranquilla che non dovrai cambiarti>> la rassicurò.

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