Capitolo 8

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Venerdì 27 ottobre

Il Dottor Marks spinse il pulsante numero cinque, all'interno di quella scatola metallica. All'interno dell'ascensore era da solo, la sua postura non si perse neppure per un attimo. La schiena dritta, trasmetteva sicurezza, quella sicurezza che di lì a poco se ne sarebbe andata.

Eleonor si era alzata in piedi, l'effetto dei farmaci era ancora in corso, ma l'avrebbero tenuta a bada solo per poco. Quel giorno non aveva particolare voglia di parlare. Osservava la stanza in cui si trovava. Presto sarebbe impazzita, la sua testa continuava a ripeterglielo.

I passi dell'uomo risuonarono come un eco nel corridoio mal ridotto. Si posizionò dinanzi alla porta numero seicentosessantasei, ed osservò la ragazza al suo interno. Non accennava ad alcun movimento, fissava il soffitto, e sembrava curiosa; spaventosamente curiosa. Il Dottor Richards si stabilì puntualmente al fianco dello psicologo. <<Le avete rimesso quella cosa>> nelle sue parole si poteva sentire la rabbia pervadere il corpo di Endrick.

<<E' instabile, e lei lo sa. Quella cosa, come la chiama lei, la farà stare buona>> lo psicologo annuì, anche se contrariato. Si fece aprire la porta, ed entrò rimanendo a debita distanza dalla ragazza.

<<Eleonor adesso dovrete rispondere a qualche domanda. Per favore>> era cortese con lei, non voleva metterle fretta. La ragazza lo osservò, iniziando a fissarlo. <<I vostri amici conoscono Lizzy?>> la prima domanda fu fatta. Lei continuò ad osservarlo, i suoi occhi bruciavano ardentemente sulla pelle dell'uomo.

<<Eleonor per favore datemi una risposta>> si ritrovò a supplicarla. I ruoli si erano improvvisamente invertiti. <<Ditemi solo sì o no>> ella chiude gli occhi per un attimo; era una risposta positiva forse?

<<Era anche loro amica?>> porse una seconda domanda. <<Chi mente non è realmente tuo amico>> l'uomo sospirò. <<Gli amici non ti ingannano>> continuò lei. Si stava aprendo, in un modo o nell'altro.

<<Hanno ingannato Lizzy? In che modo?>> fece un passo in avanti. <<C'entra per caso l'aggressione di cui mi parlavate?>> chiese cercando un chiarimento. <<Quale aggressione?>> chiese lei.

Il Dottor Marks rimase confuso dalla sua domanda. Eppure gli aveva accennato un'aggressione. <<Me ne avete parlato la scorsa volta>> boccheggiò lui. La ragazza continuò a fissarlo. <<Non potete aiutare se siete colmo di confusione dottore>> disse lei. <<Le ho detto di arrendersi>> sussurrò. Era confuso, lei aveva ragione. Endrick Marks volava in una completa confusione, dalla quale non sarebbe fuggito molto presto.

<<Allora raccontatemi qualcosa. Eleonor aiutatemi voi allora>> la giovane fece un passo in avanti. <<Mi avete chiesto aiuto, ma anche voi dovete aiutarmi a capire>> disse ancora l'uomo. <<Non voglio ricordare dottore. Non voglio stare ancora male>> i suoi occhi rifletterono la luce bianca della lampada a neon in alto al soffitto. Era sul confine, verso un pianto straziante come ogni giorno. <<Ricordate solo una cosa per me, che mi possa aiutare a capire>> ma ella rimase immobile.

<<Cercate Lizzy. Portatemi la mia Lizzy dottore>> supplicò. <<Non so dove cercare>> lei annuì. <<Lo sapete, ve l'ho detto>> si voltò subito dopo, permettendo all'uomo di uscire in fretta da quella stanza.

<<Dite alla Dottoressa Portland di registrarmi, io devo scappare urgentemente>> corse tutti i piani delle scale, si era dimenticato dell'ascensore. Era diretto verso casa dei suoi amici. Avrebbe spremuto informazioni fino all'ultima goccia.

Sam fortunatamente abitava poco distante dalla casa dei genitori di Eleonor. Bussò alla porta, ed una donna lo accolse con un'espressione alquanto infastidita. <<Che volete?>> chiese lei. <<Sto cercando Sam, è in casa?>> lei alzò un sopracciglio. <<Dipende da chi la cerca>> incrociò le braccia al petto. <<Sono lo psicologo che segue la sua amica Eleonor. Vorrei farle due domande>> cercò di risultare amichevole.

<<Non è in casa. La può trovare al White Drink con i suoi amici>> chiuse la porta senza neppure salutare. Evidentemente le buone maniere erano state dimenticate.

Sapeva dov'era il luogo preciso di quel locale. Si trovava poco distante dall'Università di suo figlio. Molti studenti si ritrovavano lì. Era un ottimo locale per pranzare velocemente, o riunirsi per studiare.

Appena davanti al locale si affrettò ad entrare. Si avvicinò al bancone, dove una ragazza in uniforme gli sorrise. <<Salve cosa desidera ordinare?>> chiese ei gentilmente. <<Stavo cercando una ragazza. Si chiama Sam>> ella sembrò confusa, ma indicò il tavolo dietro di loro. Un gruppo di ragazzi stavano ridendo tra loro. Riconobbe Sam, vista solo da una foto mostratagli. Si avvicinò a loro.

La ragazza era seduta sulle ginocchia di un ragazzo. Non sembrava molto interessata dalla conversazione, ma annuiva continuamente. Somigliava molto a quelle bamboline con le testa a molla, che in molti avevano sulle auto.

<<Sam Cliffort?>> chiese l'uomo rivolto alla ragazza bionda. Lei lo osservò dalla cima dei capelli fino alla punta delle scarpe. <<Chi sei?>> usò la simpatia di sua madre. <<Volevo rivolgervi delle domande riguardo ad Eleonor. Se non sbaglio è una vostra cara amica>> i suoi amici iniziarono ad osservarla, quasi sul punto di ridere. <<Non la vedo da un po'>> deglutì a vuoto.

<<Non siete mai venuta a trovarla?>> chiese confuso. Perché non andava a trovare una cara amica in difficoltà? Sam sembrava in altrettanta difficoltà nel dare una risposta. <<Non di recente>> le parole uscivano a fatica dalle sue labbra tinte di un rosso vivo. <<Vorrei comunque farvi due domande se è possibile>> insisté il dottore. Fu costretta ad annuire.

Uscirono dalla calda locanda. <<Mi spiace disturbarvi ma ho bisogno di capire come aiutare la vostra amica>> spiegò Endrick. <<Non so in cosa posso esserle utile>> fu sincera lei. <<Sapete per caso chi è Lizzy? Mi ha nominato questa ragazza, ma non so bene chi sia, e non riesco a capire come rintracciarla>>.

L'espressione di Sam cambiò, facendosi pensierosa. <<No, mi dispiace. Non conosco nessuna Lizzy>> scosse la testa, iniziando a torturarsi le mani. <<Siete sicura? Eleonor mi ha detto che voi la conoscete>> mentì, provando una nuova tattica.

<<Senta mi dispiace, ma io non la conosco. E se lei si mette a credere a tutto ciò che le dice quella squilibrata, allora vuol dire che è più matto di lei!>> urlò in preda alla furia. Lo psicologo rimase allibito dalle sue parole.

<<Non era vostra amica? Perché parlate così di lei?>> la ragazza iniziava a farsi sempre più nervosa. <<Senta, io non voglio più avere a che fare con lei. E' diventata completamente matta, e non mi interessa delle sue amichette. Ne ho abbastanza di quella>> tornò dai suoi amici, lasciando l'uomo colmo di altre domande.

Se Sam non sapeva niente, allora probabilmente Lizzy non era nessuno. E quella Elizabeth forse era solo un'altra ragazza.

<<Scusi>> sentì una voce maschile alle sue spalle. <<Ditemi giovanotto>> era un ragazzo, di età compatibile a quella di Sam. <<Sono Max, un vecchio compagno di Eleonor>> gli occhi dell'uomo si illuminarono. <<Neppure io so di Lizzy, ma volevo solo dirle che Eleonor era una brava ragazza. Credo che la colpa di tutto sia stata di un ragazzo. Non so chi sia, ce lo teneva nascosto. E dopo che la loro relazione è andata in fumo, è come impazzita>> spiegò con leggera pressione nella voce. <<Va bene, grazie tante Max>> il ragazzo piegò la testa in avanti, tornando poi a ridere e scherzare con i suoi compagni.

Forse la teoria della relazione conclusa non era una falsa. Ma come ci si può spingere a tanto?

Tornò nella sua dimora, trovando suo figlio nel divano assieme alla madre. <<Allora?>> chiese quest'ultima. <<Non sanno chi sia. Il suo amico mi ha detto che è impazzita dopo la fine della sua relazione>> disse, sulle spalle aveva un cumulo di sconforto. <<E tu gli credi?>> chiese il figlio. <<Non so a cosa credere>> confessò.

<<Domani parlerò ancora una volta con lei. Voglio estorcerle altre informazioni>> era sicuro del suo piano, non voleva fallire.

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