Capitolo 6

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Sabato 20 febbraio

Quel giorno assieme ad Endrick, vi erano anche James e Lizzy. Aspettavano con ansia l'arrivo di Connor Grey. Si erano dati appuntamento nell'ufficio dello psicologo alle due del pomeriggio.

<<Connor non è mai in ritardo, mancano due minuti si può sapere dov'è?>> James stava perdendo ogni granello della sua pazienza. <<James calmati, lo hai detto tu stesso. Non è mai in ritardo>> lo rimproverò Lizzy, seduta su una delle due sedie davanti alla scrivania.

<<Se fosse in ritardo non mi stupirei. L'ansia gioca brutti scherzi, e dunque temporeggi fino a perdere la cognizione del tempo>> questa breve analisi fece calmare in qualche modo il ragazzo.

<<Cosa gli dirai appena sarà qui?>> chiese ancora Lizzy. <<Non lo so, magari gli farò qualche domanda come ho fatto con voi>> non sapeva davvero cosa fare, era così incredulo e colmo di ansia, che non sapeva più cosa fare.

<<Ma tu sei sicuro di non essere un agente segreto e non uno psicologo?>> la domanda di James fece cambiare stato d'animo a tutti e tre. Iniziarono a ridere, <<no, mi dispiace deluderti ragazzo, ma sono più che sicuro di avere un master in psicologia>> affermò Endrick indicando i quadri con le sue infinite lauree.

Un bussare alla porta fece distrarre i tre. <<Avanti>> disse l'adulto. Un uomo entrò all'interno dell'ufficio. Rivolse un sorriso ai ragazzi, e ciò fece capire ad Endrick, che quello fosse Connor.

<<Si sieda pure Signor Grey>> indicò la sedia accanto alla ragazza. <<Come state ragazzi?>> chiese ai due giovani. <<Bene, grazie Connor>> rispose James per entrambi. <<Lei è Endrick giusto?>> annuì. <<Prima di iniziare volevo darle questo>> dalla tasca estrasse la scatolina in velluto, e la posò davanti all'uomo.

<<Non credevo fosse possibile rivederlo>> lo prese con cautela, e ne ammirò il contenuto. <<Ogni tanto le guardavo la mano, per verificare che fosse sempre con lei. Mi promise che non lo avrebbe mai tolto; per amore di mio figlio>> sorrise amaramente.

<<Puoi portarglielo se vuoi, e magari convincerlo a tornare, solo per incontrarla>> disse James avvicinandosi a lui. <<Ha bisogno di lei, e lei di lui>> disse ancora. <<Per quale motivo sono qui?>> chiese Connor.

<<Abbiamo incontrato Eleonor prima di te. E' cambiata, non è come la ricordavamo. Le hanno fatto del male ma non sappiamo chi le ha dato il colpo finale. Remington sa più di noi>> spiegò Lizzy. <<Volete parlarmi di qualcosa Signor Grey?>> chiese Endrick.

<<Avete parlato con sua madre?>> chiese allora. <<Sì, negò di conoscere le persone che le avevo nominato>> annuì Endrick. <<Remington è furioso con lei tutt'oggi>> confusione era impressa negli occhi dei tre, alle parole dell'uomo.

<<Per quale motivo?>> chiese Lizzy. <<Non lo so. Non me lo ha mai detto>> abbassò la testa, ponendo nella tasca della giacca il contenitore di piccole dimensioni. <<Da quanto tempo è qui dentro?>>. <<Due anni e un mese>> rispose lo psicologo. <<Non riesco ad immaginarmi una Eleonor al manicomio. Aveva sempre il sorriso, amavo da impazzire il modo in cui si poneva con le persone. Era la figlia che non ho mai avuto; proprio come Lizzy>>era sconvolto da tutto ciò.

<<Se suo figlio verrà qui, potrò far uscire Eleonor, provare che non è realmente pazza. Avrete voi la custodia della ragazza firmando le carte che vi darò quel giorno>> Connor annuì. <<La porterò con me a Brooklyn, di questo potete esserne certi>>.

<<Io non la obbligo ad entrare sia chiaro. C'è una falsa finestra: lei vedrà Eleonor che vedrà se stessa. Non si accorgerà della nostra presenza>> lo rassicurò. <<D'accordo>>. Lo condusse presso l'ascensore, e premette il tasto numero cinque.

Come al solito percorse quel corridoio angusto, fino alla stanza della ragazza. <<E' spaventoso>> commentò il Signor Grey. <<Come possono portare qui una giovane ragazza?>> disse ancora.

<<E' sempre così silenziosa?>> chiese indicandola. <<Sì, fa paura il suo silenzio>> commento Endrick. <<Riesce ancora a ragionare però>> disse Lizzy. <<Non ha del tutto perso il controllo di se stessa. Ha solo paura>> disse ancora. <<La mancanza di Remington le ha donato paure colme di rimorso. Si sente in colpa per l'incidente, e dice che lo ha ucciso lei. Qualcuno deve averle detto che è morto>> spiegò ancora Endrick.

<<Il tempo le ha reso la vita complicata. I sensi di colpa sono bestie che ti divorano fino alle ossa. Ha perso il controllo e ha cercato di uccidersi per mettere a tacere le voci>> continuava a guardarla, non potendo fare altro.

<<Non sono sicuro di entrare, non so cosa dire o fare>> sembrò titubante all'idea di entrare. <<Tranquillo, non devi farlo per forza>> lo calmò James. <<L'importante è che lei l'abbia incontrata. Questo è molto per me>> gli disse Endrick.

<<Parlerò con Remington, vedrò cosa posso fare. Non vi assicuro niente. E' distrutto quanto lei ragazzi>> aveva il volto angosciato, stanco oserei dire. <<Mi basta sapere che ve ne prenderete cura>>.

<<Va bene se vengo a trovarla? Anche per osservarla da qua>> chiese. <<Certamente. Me lo faccia sapere, così troverà me e non qualcun altro>> gli riferì Endrick. Connor annuì tornando ad osservare la ragazza.

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