Capitolo 10

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Lunedì 25 gennaio

<<Ciao Eleonor>> la salutò restandole lontano. Le aveva lasciato qualche giorno per restare da sola con i suoi mostri. Ma adesso era tempo di chiudere quel portale che la teneva prigioniera.

<<Ho trovato le vostre memorie>> sorrise, inginocchiandosi. <<Vada via>> disse lei, continuando a premere il suo corpo alla parete bianca. <<Eleonor, che ne dite se proviamo a leggere qualcosa assieme?>> propose sedendosi. Aprì il raccoglitore prendendo alcuni fogli sparsi.

<<Sembra interessante la storia, ho letto qualche capitolo in questi giorni. Ma non riesco a capire il punto in cui il ragazzo dice: siamo una massa deforme messa in piedi da aria e bastoni>> lesse le testuali parole che ella scrisse negli anni prima.

<<Non c'è niente da spiegare dottore. Noi uomini non siamo altro che un ammasso di carne, costretto a decomporsi fino a scomparire>> era riuscito nel suo intento, farla parlare.

<<Non c'è amore più puro, di un amore rovinato dallo stesso male che costruirono quelle due anime apparentemente innocenti>> alzò gli occhi dal foglio, e notò con suo piacere che la ragazza lo stava guardando. <<E' stato scritto due anni fa, l'inizio del vostro baratro>> parlò ancora.

<<Puoi amare tanto, ma assieme all'amore porti avanti il dolore; non c'è amore senza male, e io gliene ho fatto>>. <<Che cosa è accaduto quel giorno?>> chiese. <<Perché non legge ancora?>> le risposte potevano trovarsi lì; infondo è stato scritto da una delle vittime dell'incidente di cui tanto si parlava.

<<La perfezione è solo una maschera per nascondere ciò che realmente succede. Diciamo che un rapporto è perfetto solo per indurre invidia agli altri>> si chiese da dove fossero uscite quelle frasi; non potevano provenire dalla mente di una ragazza di appena diciotto anni.

<<Dove avete trovato queste frasi?>> chiese sfogliando altre pagine. <<La mia testa mi ha solo suggerito le parole da assemblare assieme>> era intelligente nonostante i milioni di farmaci che le avevano fatto ingerire. <<Avevate appena diciotto anni. Il vostro pensiero mi affascina, ma tutte queste riflessioni, non riesco a farle neppure io a quarantacinque anni>>.

Era sorpreso, non spaventato. La mente della ragazza non era solo un taboo, seguiva perfettamente un filo logico ben costruito. Era intelligente a modo suo, seguiva le sue regole precise; erano le regole del suo cervello e solo lei poteva capirle alla perfezione.

<<La perfezione è solo una parola come tante dottore. E' vanitosa perché si ritiene lei stessa perfetta in tutto. Lo sente appena lo pronuncia; si dà arie, sembra così positiva ed invece è tutto il contrario>> lui annuì dandole ragione. <<E dell'imperfezione cosa mi sa dire Eleonor?>> voleva sapere di più.

<<Lei è colma di difetti; per questo mi piace. Ma cos'è davvero il piacere dottore?>> quest'ultimo dilatò le pupille. Capì solo adesso le regole del grande gioco. Eleonor analizzava le parole; non era intelligente, solo logica. Le ricordava Sherlock Holmes, e dunque, come un miraggio, nella sua testa gli si presentarono le vecchie parole che la ragazza gli disse qualche tempo fa: guarda ma non osserva.

<<Il piacere è qualcosa che ti fa stare bene>> rispose l'uomo alla sua domanda, ma era errata. <<Errato dottore. Anche il dolore è piacere. Se ci pensa usiamo dei vocaboli di cui pensiamo di sapere il significato; ma di cui in realtà siamo ignari di tutto. Il mondo è una menzogna, un'illusione della nostra mente diabolica>>.

<<Per questo scrivevi? Per dare un senso al tuo mondo?>> chiese l'uomo. <<Per dare qualcosa di colorato ad un mondo bianco e nero. Per spiegare che siamo pronti per aprire gli occhi>> disse.

Voleva continuare a farla parlare, così prese a leggere ancora. <<Non c'è mai un modo preciso per dire perché. Che cos'è realmente spiegare ciò che ci accade giornalmente? Perché tendiamo a rimanere in silenzio quando la nostra mente ci riferisce le risposte?>> parlava di se stessa forse?

Ciò che stava accadendo a lei, lo aveva capito: forse. Lo stato di shock è comune, ed è possibile averlo per un lungo tempo indeterminabile. <<Eleonor avete qualcosa da dirmi adesso?>> chiese alzando gli occhi sulla sua esile figura. Ma ella rimase in silenzio ad osservare il vetro dietro l'uomo.

<<Okay, allora credo che tu sia pronta per vedere questa persona>> dette un colpo al vetro sopra di lui. Una ragazza entrò nella stanza, si avvicinò con cautela ad Eleonor, sedendosi al suo fianco. <<Ciao stellina>> la salutò sorridendole un poco.

Ne rimase sorpresa, Eleonor le si avvicinò, lasciandosi poi cullare da quella ragazza, che per tanto tempo le aveva voluto bene come una sorella. <<Sono qui stellina mia>> le lasciò un bacio sulla testa, e la strinse a se lasciandole mancare il fiato. Le era mancata doveva ammetterlo a se stessa; non era colpa sua infondo.

<<Mi sei mancata tanto stellina>> detto ciò guardò Endrick, che si alzò dal pavimento bianco. <<Posso restare da sola con lei per qualche minuto?>> gli chiese. <<Ti aspetto qui fuori>>.

Lasciò le amiche da sole, ma rimase ad osservarle attraverso il vetro. Di Eleonor si vedeva solo massa rossa di capelli; era stretta al petto di Lizzy, che la guardava sorridendo. Quel giorno, quando le dette della stronza, parlando con lo psicologo, non credeva realmente a quell'insulto: non le si addiceva.

Era bello osservarle, trasmettevano serenità. Tutto il contrario di quello che ormai da due anni la ragazza passava dentro quel manicomio. Ormai si poteva dire che era lì da due anni passati, e il suo calvario è iniziato esattamente tre anni fa. Dopo qualche mese avrebbe compiuto ventuno anni; il tempo le passava da sotto il naso. E solo Endrick Marks si stava accorgendo di ciò.

Il tempo stringeva, non gli restava molto.

Brain's Rules ||Le Regole Del CervelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora