Capitolo 6

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Mercoledì 10 ottobre

Tre anni prima

<<Perché dovrei accettare un appuntamento con te?>> chiese la ragazza dai capelli rossi. <<Perché sono una brava persona>> rispose il ragazzo. <<In realtà incuti molto timore verso chi ti guarda>> continuava ad osservare quelle braccia colme di inchiostro indelebile, e quel volto, apparentemente calmo.

<<E' un bene, così sono sicuro che sei al sicuro con me>> prese tra i denti le sue labbra, e a causa di ciò imprigionò anche l'anellino argenteo. <<Ma se io non ti do l'opportunità tu non potrai proteggermi>> gli sorrise beffarda.

<<Non credevo fossi così cattiva Eleonor Cliver>> lei alzò le spalle. <<Posso sorprendere alcune volte>> iniziò a camminare a passo veloce, come per allontanarsi da lui. <<Seriamente Els?>> le urlò lui da lontano. La ragazza al suono del nome datogli si voltò fermandosi.

<<Scusa come mi hai chiamata?>> chiese confusa. <<Els, è carino proprio come te>> si avvicinò alla ragazza, e le posò un braccio attorno al collo per avvicinarla. Erano felici di passeggiare per Central Park.

<<Come mai hai tutti questi tatuaggi?>> chiese la ragazza osservando la metà del braccio scoperta dalla manica arrotolata. <<Per essere completo>> rispose il ragazzo sorridendole. Adorava vederla ammaliata dinanzi a qualcosa.

In quel mese trascorso assieme si erano conosciuti, ed ormai sapevano ogni cosa di loro. Lui sapeva della passione per la lettura della ragazza, e si era permesso di comprarle qualche libro. Lei aveva imparato ad apprezzare la passione di aggiustare auto, di lui.

<<Mi dici ancora una volta come mai hai diciotto anni e sei già a lavorare?>> gli sorrise lei. <<Perché sono troppo intelligente per stare con loro>> lei iniziò a ridere assieme a lui. Adoravano la risata, l'uno dell'altra. <<Sul serio, me lo racconti?>> insisté lei, guardando gli occhi di lui: erano scuri, ma così penetranti e belli. <<Il mio capo è il padre di James, ed ho iniziato a lavorare con lui nella sua officina per mettere del denaro da parte. Ho solo smesso di studiare>> la ragazza annuì comprensiva.

Continuarono a camminare lungo il sentiero, parlando di ogni argomento che potesse posarsi fra i loro pensieri. <<Quindi dovrei sapere almeno il nome di cinque squadre di baseball per fare breccia nel cuore di tuo padre?>> chiese la ragazza divertita. <<Esatto>>.

<<Per fare breccia nel cuore di mia madre, dovrai presentarti con dei fiordalisi. Mentre papà, non ha alcuna passione, se non gli scacchi>> gli sorrise. In qualche modo sottolineavano il fatto che volessero presentarsi i loro genitori.

<<In questo mese non mi hai parlato di tua madre; non vive con voi?>> il ragazzo alzò le spalle, andando poi a sedersi su una panchina. <<I miei sono divorziati da otto anni. Lei è in Italia con il nuovo compagno, ed il nuovo figlio>> raccontò lui, invitandola a sedersi accanto a se.

<<Che cosa provi nei suoi confronti?>> chiese la ragazza, cercando di captare il sentimento del giovane. <<Solo pena. Lasciò mio padre a causa dei pessimi affari, ma appena lei se ne andò di casa lui riprese a respirare. Si occupò di me e del lavoro. In pochi mesi riuscì a mettere in ordine l'azienda in cui lavora e gli affari tornarono alle stelle>> la ragazza rimase stupita dal sorriso che il giovane al suo fianco mostrava.

<<Non odio mia madre, sia chiaro, ma non mi farebbe felice vederla. Sto bene da solo con mio padre>> gli sorrise ancora di più. Sapere che lui stava bene, la faceva sentire allo stesso modo. <<Ma non voglio rattristarti. Dai continuiamo, altrimenti non riuscirai a raggiungere i diecimila passi>> si alzò prendendole le mani.

Sua madre le obbligava a percorrere diecimila passi al giorno, sosteneva che le facessero bene, che la tenessero in forma. E lei acconsentiva senza alcuna replica; non le piacevano le discussioni. Fin da piccola era sempre stata ubbidiente, dava ascolto senza alcuna protesta; cresciuta nell'amore e nel rispetto. Al suo contrario il ragazzo, aveva tutt'altro da dire. A soli dieci anni ha visto sua madre andare via di casa, e suo padre si è preso cura di lui. Gli aveva donato il doppio dell'amore, facendo le veci di un padre, e di una madre.

<<Posso affittarti come mio partener per i miei diecimila passi giornalieri?>> chiese lei, suscitando divertimento agli occhi del ragazzo. <<Molto volentieri, solo se lei accetta un appuntamento con me>> colse nuovamente la palla al balzo.

Non aveva alcuna intenzione di lasciarsi scappare una ragazza come lei. Non ora che l'aveva trovata.

<<Vedremo>> sorrise in modo alquanto compiaciuto. <<Non vale così. Voglio sentire un sì>> insisté lui. Al che la ragazza dai capelli rossi cedette, felice di donargli una risposta positiva. <<Va bene, ti concedo un appuntamento>>.

Il ragazzo ne rimase felice, aveva conquistato un posto nel podio; ma era solo una tappa, per la conquista totale mancava ancora molto tempo.

<<Sarà il tuo appuntamento migliore. D'altronde ci sono io, quindi è impossibile che tu non ti diverta>> si pavoneggiò scherzando. Voleva continuare a strapparle dei sorrisi, e sonore risate; quelle risate che iniziava ad amare più di ogni altra cosa.

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