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Daniel's pov

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Daniel's pov.

Alcuni suoni ovattati riempivano la stanza, mentre io ero immobilizzato nel letto. Non riuscivo ad aprire gli occhi, né a muovere le mani. Semplicemente percepivo solo ciò che mi circondava. Era un po' come avere delle cuffie nelle orecchie e stessi ascoltando una radio con gli occhi chiusi.
<< Il taglio è molto profondo, ma adesso è fuori pericolo, non si preoccupi signorina. Credo che sia il caso di tornare a casa. >> disse il medico. Non riuscii a capire a chi si stesse riferendo, ma ero agitato e volevo svegliarmi disperatamente.
<< No, io non me ne vado finché non vedrò Daniel con gli occhi aperti. >> sbottò una voce infastidita.
Era Lydia.
Non appena percepii la sua presenza, il mio cuore iniziò a battere più velocemente e la macchina che era collegata ad esso iniziò a fare vari suoni. Svariati bip risuonavano nell'aria e poco dopo mi sentii più leggero e tranquillo. I miei occhi, lentamente, si aprirono, mentre tentavo di mettere a fuoco tutto ciò che mi circondava. Cercai Lydia con lo sguardo e subito dopo la vidi, a meno di un metro da me. Aveva delle occhiaie micidiali, i capelli in disordine e un sorriso stanco dipinto nelle sue labbra. Ma nonostante ciò, era magnificamente bella. Di una bellezza straordinaria. I lunghi capelli rossi, mettevano in risalto il bellissimo colore dei suoi occhi, e più la guardavo più dentro di me cresceva un'innaturale benessere. Sapere che lei stava bene, significava tutto per me. Andava oltre tutto e tutti, e lei lo sapeva bene.
<< Daniel... >> sussurrò. Si avvicinò immediatamente a me e, con attenzione, mi abbracciò. Scoppiò in un pianto liberatorio, le sue labbra tremavano, così come le sue mani. Averla vicina e sentirla, mi dava una scarica di elettricità in tutto il corpo. Una volta che si staccò da me, ispezionai ogni centimetro del suo corpo. Mi volevo accertare che fosse tutto okay. Non aveva nessun graffio o ferita che non conoscessi già e questo mi sollevò in un modo del tutto strano. Saperla al sicuro mi faceva stare magnificamente bene, e questo non doveva accadere.
<< È tutto okay, ragazzina. >> mormorai al suo orecchio. La mia mano, senza volerlo, con un gesto automatico, finì nella sua schiena. Le mie dita presero a compiere cerchi irregolari e subito dopo la sentii rilassarsi sotto le mie dita. Il medico ci fissava con un sorriso dipinto sulle labbra e subito dopo si schiarì la voce.
<< Come si sente? >>
Come mi sentivo?
Onestamente non lo sapevo.
E non era tanto per la ferita, perché a quello ci ero abituato, ero abituato al dolore.
Mi sentivo invece, svuotato e dannatamente incazzato. Avevo messo nei guai Lydia, che non c'entrava proprio nulla con la mia vita. L'avevo messa in pericolo, di nuovo ed era tutta colpa mia. Il mio mondo non c'entrava niente con il suo, eppure dalla prima volta che la vidi in quel dannato cortile della scuola, capii subito che mi sarebbe rimasta nel cuore.
E così successe.
Aveva scavato dentro me e ci aveva lasciato un segno indelebile che non sarebbe mai andato via; sarebbe sempre rimasto lì per sempre, come un tatuaggio. Non sapevo bene cosa diavolo mi avesse fatto, ma ormai era inutile fare domande alla quale io non avevo nessuna risposta: era così e basta. Il mio cuore era suo, e per quanto c'avessi provato a togliermi di dosso quella fastidiosa sensazione che provavo ogni volta che la vedevo, non c'ero riuscito. A distanza di anni, era ancora lì. Forse era perchè l'avevo sfiorata, perché ci eravamo baciati e non solo, ma lei rimaneva comunque lì anche quando non c'era.
Tutti i miei ricordi felici riguardavano lei.
Quanto mi ero rammollito eh?
Eppure, a Londra non passava giorno dove non la pensassi. Era sempre tra i miei pensieri e no, non guardatemi così! Ero stato costretto a scappare da lei, capite? Dovevo proteggerla da me, dalla mia assurda vita incasinata. Speravo di mettere fine a questo orrendo circolo vizioso, sparatorie, inganni, ma evidentemente la mia improvvisa comparsa a New York aveva destato sospetti. Dovevo immaginarlo.

Ritornai alla realtà e feci un sorriso forzato, anche se era tutto ciò che non volevo fare.
<< Sto bene. >> dissi, lanciando un'occhiata a Lydia, che stava ancora esaminando la mia ferita con la fronte corrucciata. Le tremavano le mani. Il medico annuì ed in silenzio, andò via, mentre Lydia rimase al mio fianco. Afferrai la sua mano e ci riposi un bacio, mentre lei schiuse le labbra. Dio, quelle labbra.
Volevo baciarla, disperatamente, ma dovevo darmi un contegno. C'erano cose più importanti da fare al momento.
<< Mi dispiace tanto. >> mormorai. Corrugò la fronte e morse il labbro inferiore, facendomi deglutire più volte.
Stavo cercando di controllarmi, ma diamine! Lo rendeva così difficile.
<< Sei stato tu a subire, Daniel. Non dovresti scusarti. >> sussurrò, appoggiando la sua fronte alla mia. Quel semplice gesto, provocò in me mille sensazioni diverse. Di solito riuscivo a controllarmi, ma avere le sue labbra così vicine alle mie, non mi aiutava.
Proprio per niente.
<< Si, ma se tu non mi avessi mai conosciuto non ti saresti trovata a combattere contro qualcosa più grande di te. >> dissi. Senza lasciarle il tempo di controbattere le afferrai il volto tra le mani, e incapace di controllarmi la baciai. Le sue labbra morbide si schiusero immediatamente. Le nostre labbra sembravano incollate. Avevamo fame l'uno dell'altra. Il bacio si faceva sempre più profondo, e a quel punto spensi completamente il cervello.
<< Sei così bella... >> sussurrai. La baciai ancora, in un modo che non lasciava per nulla spazio alla razionalità bensì alla passione cieca. La strinsi a me, lasciando che i suoi gemiti venissero attutiti dalle mie labbra. Provai ad alzarmi, ma i punti tiravano ancora parecchio.
Si staccò di me, ancora confusa e con le labbra gonfie, mi lanciò un'occhiataccia. Subito dopo mi fece sdraiare. Sbuffai infastidito come un bambino che faceva i capricci e subito dopo feci per parlare, ma la porta venne aperta e Jaiden Thomas e Julie entrarono dentro la stanza.
<< Come stai, amico? >> domandò Thomas, sedendosi accanto a me, proprio dove prima c'era Lydia. Scrollai le spalle e mi feci abbracciare. Subito dopo gli diedi uno schiaffo dietro al collo.
<< Ahi. E questo perché? >> disse ridendo.
<< Per il pessimo tempismo, Thomas. >>
Lydia aveva le guance in fiamme, ma dopotutto amavo vederla arrossire. Era di una tenerezza inspiegabile.
<< Non cercare di fare mai più una pazzia del genere. Promettimelo. >> sibilò poi con tono serio, dandomi poi una leggera pacca sulla spalla. Non risposi e probabilmente capì anche lui. Non avrei mai potuto promettere qualcosa della quale, nonostante tutto, avrei rifatto.
Per lei.
<< Si, ma adesso togliti. >> la voce di Jaiden mi fece distogliere lo sguardo da Thomas e venne verso di me. Mi diede un lungo abbraccio e rimase lì, per minuti.
<< Emh, mi manca l'aria. >> dissi sorridendo. Sbuffò e poi, dopo qualche secondo, si staccò. Mi scombinò i capelli ed io lo fulminai con lo sguardo. Con il viso corrucciato, cercai di sistemarmi i capelli. Tutti sapevano quanto odiassi i capelli in disordine.
Beh tranne in alcuni momenti.
<< Non posso dire di essere una tua amica, ma Lydia tiene a te. Quindi sono felice che tu stia bene. >> disse Julie. Aveva le braccia incrociate e lo sguardo serio. Non le ero mai andato a genio, però avevo comunque apprezzato. Le feci un mezzo sorriso e distolsi lo sguardo. Jaiden e Thomas si lanciavano delle occhiatacce ed io non potei fare a meno di sorridere.
Erano incredibili.
Tutto stava filando stranamente bene, ma ad un tratto la porta venne aperta. E davanti a me trovai una persona che non credevo avrei mai più rivisto, soprattutto perchè ero stato io a troncare i rapporti.
Maggie, quella che un tempo era la mia fidanzata.

***

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Vi auguro, un felice pomeriggio.

love u.

- Veronica.

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