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Lydia

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Lydia

Se da piccola mi avessero chiesto quale sarebbe stata la mia vita, io avrei risposto che sarei stata alle Hawaii, con un Mojito in mano e con il mio principe azzurro. Ma la verità era che io non ero mai stata quel tipo di persona a cui piaceva il principe azzurro che la venisse a salvare e questo si capiva dal fatto che stavo andando in contro alla morte di mia spontanea volontà.
<< Quanto manca ? >> domandò Julie, al mio fianco, nel sedile anteriore. Stavo guidando esattamente da cinque minuti, ma lei soffriva parecchio la macchina. Mancavano ancora parecchi chilometri all'arrivo. Uno squillo mi fece trasalire, e mi fece alzare gli occhi al cielo.
<< Chi è ? >> domandò Julie, mentre io afferrai il cellulare con il cuore in gola.
<< É un numero sconosciuto >> mormorai, mentre accettavo la chiamata con le mani che mi tremavano. Accostai la macchina al lato della strada e presi un profondo respiro prima di parlare.
<< Pronto ? >> dissi, mentre una risata maligna mi fece trasalire. Uno strano senso di angoscia mi pervase ed io corrugai la fronte prima di rispondere.
<< Chi sei? Dov'è Daniel? >> domandai a raffica. Julie mi lanciò uno sguardo carico di preoccupazione e strinse le mani intorno alla cintura di sicurezza.
<< Daniel è proprio qui, accanto a me , ma non credo che in questo istante riesca a parlare.>> disse un uomo dall'altra parte della cornetta.
Eccola, eccola che ritornava la paura, il terrore.
Non ne potevo più, ero stanca di avere paura, stanca di essere debole.
<< Lascialo stare, se non vuoi ritrovarti senza una parte mancante del corpo. >> sibilai duramente, mentre faticavo a riconoscere persino la mia stessa voce. Julie ormai singhiozzava, ed io stringevo con forza la sua mano.
<< Cosa sei disposta a fare per riaverlo ? >> chiese, mentre un'altra piccola risata maligna mi fece venire i brividi lungo tutto il corpo. Strinsi i pugni con forza e immediatamente risposi, non curante che magari, sarebbe potuta essere tranquillamente una trappola.
<< Tutto, ti darò tutto quello che vuoi, ma tu lascialo stare. >> risposi nell'immediato.
<< Vieni a casa del suo stupido amico, ed avrai risposte. Ricordati di non portare nessuno. Hai mezz'ora Lydia, tic tok, il tempo corre e del tuo fidanzatino arrogante potrebbe che non rimanere altro che ossa. >> disse, e senza darmi l'occasione di rispondere, attaccò il telefono. Imprecai, mentre ingranavo la marcia superiore ed accelerai al massimo.
<< Cosa sta succedendo, Lydia ? >> domandò impaurita, Julie. Non riuscii a risponderle, troppo concentrata a guidare e alle mille sensazioni che mi portavo dentro. Non potevo non far venire anche Julie, non potevo lasciarla da sola. Julie continuava a fissarmi impaurita, e dopo soli sette minuti arrivammo a casa di Thomas. Sganciai la cintura di sicurezza e lanciai una piccola occhiata a Julie, che era ormai pronta a scendere dall'auto.
<< Julie, promettimi che starai attenta. >> dissi, mentre gli occhi mi si appannavano. Non sapevo cosa pensare, ero in preda ad un attacco di panico. Avevo solo tanta paura, ma socchiusi gli occhi e mi sforzai di fare un respiro profondo nel tentativo di calmarmi.
<< Io posso farcela, Lydia. >> sibilò Julie, mentre stringeva i pugni lungo i fianchi. Annuii, mentre aprivo il cruscotto dell'auto. Cercai tra le mille cose, l'unica arma che poteva mettere fine a tutto questo orrendo circolo vizioso.
Una pistola.
Non avevo mai sparato a nessuno, ma non potevo fare altrimenti. Dovevo proteggere le persone che amavo, a qualsiasi costo.
<< Quando l'hai presa quella pistola? >> domandò Julie, con gli occhi sgranati. Nel momento in cui feci per rispondere uno sparo assordante giunse fino alle mie orecchie, facendomi trasalire. Scattai in avanti, aprendo la portiera della macchina e chiudendola con con calcio. Pochi secondi dopo Julie era al mio fianco. Camminavamo lentamente, mentre i nostri passi riempivano il silenzio che ci avvolgeva. Salimmo le scale ed una volta arrivate, trovammo la porta socchiusa.
Con il cuore in gola, eliminai la sicura della pistola e la impugnai mettendoci più forza.
Dai Lydia, puoi farcela.

Entrammo all'interno della casa di Thomas, e nel mentre ci guardavamo intorno alla ricerca di qualcuno. Tutto taceva, tutto era quieto e senza alcun tipo di trambusto, perlomeno fin quando non notai una figura sofferente distesa per terra. Sentii Julie trattenere il fiato alle mie spalle e lentamente ci avvicinammo alla figura. L'ombra che lo avvolgeva sparì e notammo subito il volto ed i lineamenti dell'uomo.
Era Thomas.
Il tempo si dilatò e non appena Julie lo notò, corse verso di lui, inginocchiandosi. Le sue mani tremavano ed il suo viso era stracolmo di lacrime.
<< Thomas? >> sussurrò Julie, mentre prese a smuoverlo. Mi accasciai davanti a lui e con cautela ascoltai il battito lento del suo cuore, rilassandomi all'istante. Esaminai in silenzio le possibili lesioni e presi fiato quando notai solo una piccola ferita alla gamba.
<< Sta bene, è solo svenuto. >> rassicurai Julie, che annuì per poi prendere fiato.
Era tutto troppo semplice, ancora.
<< Prendi Thomas, caricalo in macchina e scappa. Portalo in ospedale, fallo subito. >> dissi, fin quando Julie mi guardò negli occhi.
<< Io non ti lascio qui. >> sibilò duramente. Feci un piccolo sorriso e lei capì immediatamente.
<< No, non puoi andare da lui, da sola. >> mormorò ormai tra le lacrime. Alzai le spalle e le diedi un un piccolo abbraccio. Le lasciai un dolce bacio sulla guancia e le voltai le spalle.
<< Ci rincontreremo, te lo prometto. >> bisbigliai, mentre con la coda dell'occhio la vidi annuire. Con una forza spaventosa la vidi afferrare Thomas, e trascinarlo fino a fuori. Feci qualche passo e dopo aver sentito il motore accendersi, abbozzai un sorriso.
Brava la mia Julie.
<< Sono da sola adesso. >> dissi, al nulla, consapevole che mi stesse ascoltando. Una figura scese le scale, seguita da un'altra, che però teneva stretta. I loro volti erano coperti dal buio più totale e sobbalzai quando la sua voce mi arrivò forte alle mie orecchie.
<< Ti facevo più intelligente, figliola. >> dichiarò, mentre lentamente scendeva le scale, che cigolavano. L'ombra che oscurava i loro volti scomparve e trattenni il fiato quando vidi Daniel al fianco di quell'uomo. Avanzai di un passo, fin quando quell'uomo, che doveva essere mio padre, sparò in aria. Lo sparo assordante, mi fece sussultare leggermente. Spostai lo sguardo su Daniel, che mi fissava con uno sguardo gelido e privo di ogni emozione;
non sembra neanche lui.
<< Se fai un altro passo sei morta. >> annunciò, mentre una risata maligna si espanse in tutta la casa. A quella frase vidi Daniel trattenere il fiato e stringere i pugni.
<< Sono qua, perché non prendi me e non lo lasci andare? >> domandò, mentre la mia voce rimbombava in tutta casa. Nel volto di quello che doveva essere mio padre, apparve un sorriso agghiacciante e privo di amore e compassione.
<< Tu non vuoi me, vero? >> domandai mentre un ringhio uscì dalla mia bocca. La pistola tremava per quanta forza stavo applicando.
<< Sei proprio intelligente, come la tua mamma. Ma io vi voglio entrambi.>>
Mi si bloccò il fiato, mentre le lacrime minacciavano di uscire. Avanzai di un passo, non curante che potevo uscirne danneggiata da quell'assurda situazione, o magari uccisa.
<< Cosa hai fatto a mia madre? >> chiesi, e solo in quel momento mi resi conto di non avere neanche un briciolo di paura.
<< Oh, tua madre è morta. >> sibilò duramente, con un sorriso raccapricciante dipinto sul volto.
<< E adesso, morirà anche lui. >>
<< Morirete tutti! >> sibilò, sorridendo malignamente.

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