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Lydia's pov

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Lydia's pov.

<<< Lydia, mi vuoi dire cos'hai? >> la voce di Julie interruppe i miei pensieri. Era passata una settimana da quel bacio ed io non avevo più visto Daniel. Mi sentivo una sporca traditrice nonostante fossi stata io a baciare Daniel. Eppure, nonostante tutto non me ne ero pentita. Ero in pena per Lucas. Lui mi aveva sempre rispettata, mentre io l'avevo tradito. Non potevo sopportare quella pressione al petto ogni qual volta quel pensiero faceva capolino nella mia testa.
Era orribile.
<< Niente Julie, non ho proprio niente. >> dissi per la millesima volta. Sospirai chiudendo gli occhi mentre cercavo in tutti i modi di dare una risposta a me stessa per la quale l'avessi fatto. Ero fidanzata e non era nei miei piani far soffrire Lucas, per niente. Quando aprii gli occhi osservai Julie. I suoi occhi erano stanchi e socchiusi mentre masticava con estrema lentezza il pollo al curry. Eravamo nel nostro appartamento e davanti a noi c'era una bottiglia di vino, ormai quasi vuota.
<< Io stasera vorrei uscire con Thomas. È tanto che non stiamo un po' soli. Ti dispiace stare sola a casa? >> domandò Julie, mentre continuava a mangiare il pollo. Scossi la testa e le feci un sorriso mormorando un 'tranquilla'' . Ne avevano davvero bisogno.
<< Mi raccomando a voi. Sono ancora troppo giovane per diventare zia. >> le dissi in tono scherzoso e nel mentre la spinsi con il bacino. Scosse la testa e mi abbracciò com'era solita a fare. Per poi avvicinarsi all'entrata della porta.
<< Chiamami se ti serve anche solo un po' di compagnia, okay? >> disse seria, mentre io mi limitai ad annuire. Afferrò la sua borsa, si sistemò il vestito e andò via, lasciandomi un bacio. Il rapporto con Thomas sembrava andasse a gonfie vele ed io ne ero davvero felice. Julie si meritava un uomo che la facesse stare bene e Thomas faceva tutto ciò che un ragazzo dovrebbe fare. In pratica, era assolutamente perfetto, un po' come Lucas. Io speravo davvero di poter superare tutto ciò che provavo per Daniel, soprattutto perché erano passati davvero tanti anni. Ma sapevo anche che dentro di me non era proprio così. Mi avevano sempre detto che il tempo affievolisce i sentimenti, ma quando si ama davvero questa frase è davvero un'enorme cazzata. Il vino scese nel calice e solo dopo aver gettato la bottiglia, iniziai a sistemare la tavola. Mentre assaporavo il vino, in salotto, arrivò un messaggio nel mio cellulare, che mi fece sussultare leggermente. Lo ignorai prontamente e mi limitai a scrollare le spalle continuando a sorseggiare distesa sul divano. Arrivò ancora un altro messaggio e solo allora pensai che potesse essere qualcosa di davvero importante, quindi mi alzai a fatica e con tanto di sbuffo mi avviai in cucina. Afferrai il cellulare e lessi il messaggio, da parte un numero sconosciuto.
"La paura è un grido,
Il terrore è un sussurro."

Con le mani tremanti rilessi il messaggio ed il cuore improvvisamente accelerò. Era da parte di un anonimo, ma io avevo la sensazione di aver già letto una frase del genere, ne ero sicura, più che sicura.
Ma dove?
Okay Lydia, sta calma!
Quello era il momento esatto in cui non bisognava perdere la calma e rimanere tranquilli e con i nervi saldi. Feci dei respiri profondi, ma non servirono a nulla. Le mani iniziarono a sudare mentre gli occhi si appannarono leggermente. Ero più che sicura di averla già letta quella frase, ne ero sicurissima. Presi un respiro profondo e con le gambe molli mi avviai in salotto. Posai il cellulare sul tavolino in legno che avevo davanti a me, ed iniziai a massaggiarmi le tempie. Dovevo solo ragionare, potevo farcela. Chiusi gli occhi ed iniziai a fare mente locale, mentre il silenzio venne occupato dal battito irregolare del mio cuore e dalle lancette dell'orologio.
Aspetta.
Aprii di scatto gli occhi, mentre mi alzai dal divano come se una molla fosse scattata in me. Con la mente tornai indietro di un paio di anni ed un ricordo in particolare mi venne in mente e mi investì con forza.

Flashback:

Una volta finite le lezioni, uscii dalla classe annoiata come sempre e mi avviai a passo deciso verso gli armadietti per riporre i libri di questa giornata. Inserii la combinazione e quando lo aprii, davanti al mio viso, svolazzò un bigliettino di carta. Mi piegai per prenderlo, anche se feci un po' di fatica, e lo lessi con la fronte corrugata:

La paura è un grido, il terrore è un sussurro.

Fine flashback

Oh cazzo.
Mi si rizzò il pelo anche solo a ricordare quella giornata, ma si. Ecco perché ricordavo di averla già letta quella frase. Ecco perché mi suonava così familiare. Anni prima, a scuola, nell'armadietto, c'era un bigliettino con la stessa identica frase. Spalancai gli occhi e la mia mano finì davanti alle labbra mentre una perfetta O, mi si increspava sulle labbra quando ricordai un particolare a cui non avevo prestato attenzione. Quella frase l'avevo ricevuta esattamente il giorno dopo l'aggressione. Tutto quello non era possibile. Capii di star andando nel panico quando iniziai a singhiozzare, ma cercai comunque di calmarmi. Dovevo farlo, dovevo mantenere salda la concentrazione. Non avevo più diciassette anni ma ventidue e non potevo in alcun modo avere paura, non adesso! Perlomeno, quello era ciò che ripetevo costantemente nella mia testa, fin quando un dettaglio che non avevo minimamente calcolato, mi fece tremare il cuore e spalancare gli occhi dalla paura. L'aggressore e colui che aveva scritto quella frase, non erano la stessa persona. Quindi questo voleva dire che erano tornati. E quando finii di elaborare il mio ultimo pensiero, uno scricchiolio mi fece socchiudere gli occhi.
Non era finita, perlomeno si, ma Daniel era tornato da Londra, quindi voleva dire solo una cosa: erano tornati per Daniel e per me, ed io non avrei mai permesso a nessuno di fargli male. Anche a costo della mia vita.

***

Spazio autrice:

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Spazio autrice:

Allooora, cosa ne pensate? Ve lo aspettavate? Sapete che adoro tenervi sulle spine, ma nei commenti ditemi chi di voi si aspettava tutto ciò. ❤️

Spero tanto che vi sia piaciuto.

Al prossimo! ❤️

love u.

- Veronica.

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