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Lydia's pov

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Lydia's pov.

Mentre i battiti del mio cuore aumentavano sempre di più, nella mia testa scattò un meccanismo. Mi alzai, veloce come non mai, dal divano e afferrai le chiavi di casa e il cellulare. I passi ed i rumori crescevano sempre di più, così come la mia paura. Aprii la porta, mentre iniziavo a comporre il numero di Daniel, l'unica persona, apparte Julie, della quale io mi fidassi ciecamente. Dopo due squilli, la sua voce assonnata rispose al telefono ed io, per un secondo, sospirai di sollievo. Avevo le mani sudate ed il respiro accelerato.
<< D-daniel. >> balbettai incapace di parlare e di spiegare cosa stava succedendo. Le lacrime iniziavano a scendere ed i passi dietro di me aumentavano sempre di più e si facevano sempre più forti e vicini.
<< Lydia? Cosa succede? >>
Notai immediatamente il cambio di voce che ebbe. Da assonnata e vagamente sorpresa, divenne tesa, preoccupata e con una punta di angoscia.
<< C'era qualcuno in casa mia. >> riuscii a dire mentre le labbra iniziarono a tremare ed un singhiozzo strozzato lo fece imprecare. Aprii la porta dello scantinato e mi ci fiondai dentro, chiudendo la porta alle mie spalle. Mi appoggiai al muro e sospirai, leggermente, di sollievo.
<< Sono scappata, ma sono sicura che quel qualcuno mi stia ancora seguendo. Non so cosa devo fare, Daniel. >> mormorai impaurita.
<< Dove ti trovi in questo momento? >> la sua voce era roca, piena di paura e di angoscia. Deglutii cercando di eliminare il groppo che avevo in gola e scossi la testa nel tentativo di riacquistare la lucidità persa.
<< Sono chiusa nella cantina del mio appartamento. Che cosa devo fare? >> chiesi mordendo il labbro inferiore. Il telefono era ormai scarico, e prima ancora che potesse rispondere si spense.
<< Merda ! >> sbottai frustrata e piena di paura e ansia. Le mani mi tremavano e fuori dalla porta si sentivano dei rumori. Non c'era più niente da fare, ero in trappola. Se non dovesse riuscire a prendere me, sarebbe tornato a cercare Daniel ed io non potevo proprio permetterlo. Avanzai di un passo e afferrai la maniglia.
Forza Lydia.
Avanti, puoi farlo.
Prima che io potessi fare anche solo un passo, una figura nera si presentò davanti alla porta bucherellata della cantina. Arretrai di qualche passo, e inciampai andando a sbattere con la testa contro uno spigolo. Un po' di sangue uscì dalla ferita ed io feci una smorfia di dolore e disgusto allo stesso tempo quando vidi del sangue impiastricciato sul palmo della mia mano.
<< Lo sai che se non verrai con me, ucciderò il tuo fidanzatino. Ti conviene smetterla di scappare e consegnarti a me. >>
Non sapevo a chi si riferisse, ma a prescindere da tutto, non potevo permettere che qualcuno morisse a causa mia. Afferrai la maniglia in ferro e prima che io potessi aprirla, e fare anche solo un passo in avanti, uno sparo assordante riecheggiò in tutta la cantina, causando un boato enorme. Il suo sangue si riversò sulla mia faccia.
Mi veniva da vomitare. Indietreggiai prontamente quando la porta venne spalancata e davanti a me trovai Daniel. Le sue mani erano piene di sangue e la fronte era madida di sudore. I suoi occhi erano iniettati di sangue ed erano gelidi, vuoti. Senza nessun risentimento. Non riuscii a reggere il suo sguardo carico di rabbia e freddezza, quindi lo distolsi e lo puntai a terra, nel corpo di quell'uomo. Una pozza di sangue ci circondava e le mie pantofole bianche si riempirono di sangue. Se da piccola mi avessero chiesto cosa sarebbe successo da lì a vent'anni, avrei risposto che sarei stata sposata e con almeno cinque figli. Non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione del genere, perlomeno non con un morto a meno di cinquanta centimetri da me e non davanti ad un ragazzo del quale ero perdutamente innamorata, ma che aveva appena ucciso a sangue freddo una persona. Una volta tornata alla realtà, mi trovavo ancora lì, a guardare quell'uomo a terra e con Daniel, che mi fissava come se non fosse successo niente. Come se non avesse interrotto la vita di qualcuno. Certo, quel qualcuno era pronto a consegnarmi a chissà chi, ma era comunque una vita.
<< Non guardarlo Lydia, non ti farà stare meglio. >> disse.
<< Cosa avevi intenzione di fare? >> pronunciò poi. La sua voce acida e piena di rancore mi pugnalò con forza e sobbalzai leggermente quando avanzò di un passo. I suoi occhi scrutavano ogni centimetro e millimetro del mio corpo, assicurandosi che fosse tutto in ordine e che non avessi ferite.
<< Volevo evitare tutto questo. >> dissi, poi presi il coraggio per guardarlo negli occhi e feci un sorriso amaro. Il colore dei suoi occhi, mischiato al suo profumo mi rendevano vulnerabile e debole.
<< Facendoti ammazzare? >> la brutalità delle sue parole mi stupii, così come il suo tono di voce.
<< Hai ucciso una fottuta persona Daniel. Sai cosa rischi? >> domandai guardandolo negli occhi. Cercai di capire cosa lui stesse realmente pensando, ma sembrava che mi avesse cacciata via dalla sua mente, e anche dalla sua vita.
Faceva male.
<< So solo che non posso permettermi di perderti. >>
Il mio cuore sobbalzò e compì mille capriole, quando pronunciò quelle parole.
<< Non è un motivo valido. >> dissi, cercando di non soffermarmi su ciò che aveva detto.
<< Cos'hai alla testa? >> domandò avvicinandosi velocemente a me. Le sue mani sfiorarono la ferita alla testa, che continuava a sanguinare, e feci una smorfia di dolore, che cercai di camuffare con uno starnuto.
<< Niente, non è niente. >> dissi.
<< Non è niente Lydia! Come te la sei fatta? >>
Quella frase, il modo in cui aveva pronunciato quelle parole, mi fecero temere per l'incolumità di quell'uomo ormai morto. Ero certa che se non fosse rimasto ucciso, lui l'avrebbe rifatto e un po' quello mi spaventava.
Aprii la bocca per rispondere, ma le luci iniziarono a tremare. Mi si bloccò il fiato quando si avvicinò a me e afferrò la mia mano. Le nostre dita si intrecciarono con una naturalezza spaventosa e quando mi voltai per guardarlo notai che in realtà lo stava già facendo. I suoi occhi luccicavano e la sua mano stringeva con decisione la mia. Si voltò verso la porta e avanzò di un passo, facendomi da scudo, come se fosse pronto a tutto pur di proteggermi. Un rumore di catene e di ferro si espanse in tutta la cantina ed una risata maligna mi fece gelare il sangue. Daniel emise un ringhio, mentre io ero sempre più agitata. Scossi la testa mentre stringevo i pugni, tentando di eliminare la paura che mi teneva stretta, quasi quanto la mano di Daniel, ma la voce di quella persona si insinuò in me, ancora.
<< Siete in trappola. >>
Con il cuore che batteva veloce ci voltammo e davanti a noi trovammo un uomo incappucciato. Le mani mi sudavano ed il respiro accelerava sempre di più, mentre Daniel mi si parò davanti a mo di scudo. Avanzai di un passo ed ignorai la sua occhiataccia. Ero stufa di essere protetta, per una volta volevo cavarmela da sola.
<< Mi spieghi che cosa vuoi da noi? >>
La mia voce uscì sicura ed il tono di voce era abbastanza alto. Nonostante io stessi morendo dentro per la paura, cercai sempre di mostrarmi senza timore né paura. Un sorriso maligno si espanse nelle sue labbra ed io strinsi i pugni.
<< Cosa voglio? >> domandò con voce roca, che mi mise i brividi lungo tutto il corpo.
<< Perché non glielo spieghi tu, Daniel? >>
Mi si bloccò il fiato e quando pronunciò il suo nome. Slacciai la mia mano dalla sua e indietreggiai prontamente con la bocca spalancata. Lui smise di guardare l'uomo incappucciato e si voltò, lentamente, verso di me. I suoi occhi neri come la pece, mi squadrarono, mentre le sue mani erano strette in due pugni.
<< Cosa vuol dire? >> domandai, mentre la mia voce tremava e non era più così sicura. Non ci stavo capendo niente e l'aria intorno a me sembrava si fosse fatta più pesante.
Nessuno voleva parlare, perlomeno fin quando non mi incazzai sul serio.
<< Che diamine vuol dire? >> urlai. Nessuno mi aveva mai vista così arrabbiata, nemmeno Julie. Almeno lei era al sicuro, pensai.
<< Il tuo fidanzatino lo ha sempre saputo, o perlomeno sospettava fossi stato io ad aver provato ad ucciderti. Sin dall'inizio io avevo progettato la tua morte. La prima volta che ti ho vista avevi solo diciassette anni.>> i suoi occhi erano pieni di rabbia e disprezzo.
<< Tu, sporca ragazzina, mi hai portato via il mio migliore amico. >> disse gelido, mentre il mio sguardo era ancora fisso su Daniel, che continuava a fissare in cagnesco quel ragazzo all'entrata della cantina.
Non era fottutamente possibile.
<< No! Non è p-possibile. >>
Il suo sorriso si espanse, facendo intravedere un dente d'oro rosso.
<< Tu lo hai cambiato! Lui non era un tipo sentimentale, non aveva mai provato nessuna di queste stupide emozioni da deboli. Così ho pensato di farti fuori nella maniera più semplice, accoltellandoti: ma poi qualcosa è andato storto perché Thomas ti ha salvata quella sera. >> disse infine. Daniel fece un ringhio, che mi fece tremare il cuore. Avanzò spedito verso di lui e lo afferrò dalla gola alzandolo da terra, di qualche centimetro. Era... terribilmente spaventoso. Daniel aveva la furia in quello sguardo. Pensai che se non l'avessi ucciso io l'avrebbe fatto lui, e aveva già ucciso qualcuno, non potevo permetterglielo.
<< Troverò il modo di ucciderla. >> le parole di quell'uomo mi congelarono sul posto e solo dopo essermi ripresa, non ebbi il tempo necessario per avvertirlo. Dalla manica della sua giacca di pelle, estrasse un coltello e pugnalò Daniel nel fianco. Vidi la lama penetrare la carne. Non sarei mai stata in grado di rimuovere quella scena dalla mia memoria. Sgranai gli occhi non curante che forse, magari, sarei potuta rimanere ferita anch'io, e corsi nella sua direzione. Prima che il suo corpo cedesse al dolore, Daniel uscì dalla cintura la pistola e gli sparò in fronte. L'uomo cadde, inerme e privo di ogni forza, sull'asfalto e sbattè violentemente la testa a terra. Afferrai con entrambe le mani la testa di Daniel e la posai delicatamente a terra. I suoi occhi erano ancora aperti e le sue mani tremavano quando provò ad asciugare le mie lacrime. Un urlo soffocato uscì dalla mia bocca.
No, non poteva finire così.
NO CAZZO, NO!
<< Ti prego resisti, okay? >> la mia voce tremava mentre continuavo a pressare la ferita. Afferrai il suo cellulare dalla tasca anteriore dei suoi jeans e chiamai l'ambulanza. Cercai di essere più dettagliata possibile anche se ogni volta che lo guardavo fremere di dolore, mi saliva un magone. Continuai a tamponare la ferita e dopo aver staccato, chiamai Thomas. Composi frettolosamente il suo numero e gli dissi di andare immediatamente in ospedale, senza dargli molte spiegazioni.
<< Andrà tutto bene, ragazzina. >> mormorò, mentre un po' di sangue uscì dalle sue labbra.
<< Tu non puoi lasciarmi Daniel, quindi combatti cazzo! >> dissi, mentre le mie mani si riempiono completamente del suo sangue.
<< Io non vivo senza di te, hai capito? Ho bisogno di te, quindi ti prego, ti prego Daniel, apri questi occhi! >>
<< Nessuno, ti torcerà anche solo un capello. Te lo prometto. >> mormorò chiudendo gli occhi e aprendoli subito dopo, facendomi respirare di sollievo. Prima che io potessi rispondere e dirgli che di me non mi importava proprio niente, l'ambulanza arrivò. I paramedici presero la barella e lo caricarono dentro, mentre io continuavo a stringere la sua mano, non avevo la minima intenzione di lasciarlo andare. Entrammo dentro l'ambulanza ed esattamente dieci minuti dopo arrivammo in ospedale. Lo trasportarono fino in sala operatoria, dopo di che il medico mi guardò e mi fece un mezzo sorriso.
<< Lei non può entrare. >> disse, chiudendosi la porta alle spalle. Dalle mie labbra uscì un gemito quasi di dolore quando chiuse la porta. Non potevo fare altro che aspettare. Poco dopo arrivò Thomas insieme a Julie, che non appena mi vide, corse verso di me. Mi abbracciò, così come anche Thomas e mi chiesero spiegazioni. Dopo avergli raccontato tutto ciò che era successo, con le lacrime agli occhi, Thomas disse:.
<< Tu stai bene? >> chiese, appoggiando una mano sulla mia spalla.
Se stavo bene? No, non credevo proprio.
Non avevo mai provato un dolore del genere, neanche quando Mrs. Morrison era andata via, eppure era stato atroce. Quando vidi la lama entrare nel suo corpo, pensai al peggio. E non credevo, anzi ne ero certa, di non aver mai provato una sensazione del genere. Il terrore, avevo provato il terrore più puro.
<< Se lui starà bene si. >> mormorai con la voce rotta. Aprii gli occhi, quando Julie provò ad abbracciarmi, mi scansai.
<< Ma se lui non starà bene, io li ucciderò. >>
A stento riconobbi la mia voce. Era tremendamente sicura e senza paura. Feci un sorriso maligno, pieno di odio, ostilità e cattiveria e promisi a me stessa che l'avrei fatto.
<< Li ucciderò tutti. >> sussurrai.

***

Spazio autrice:

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Spazio autrice:

Allooora, capitolo più lungo del previsto ahah. 2000 parole, AMATEMIII.

Cosa ne pensate?

Spero tanto che vi sia piaciuto.

love u.

- Veronica

DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora