(SEQUEL DI CHEMISTRY)
Sei disposto a morire per salvare chi ami?
<< Hai qualche problema? >>
<<Tu, sei il mio problema! >>
***
Sono passati cinque anni dall'ultima volta che Lydia ha visto Daniel. E lei è andata avanti. Ha...
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Lydia's pov.
Delle urla disumane mi svegliarono nel cuore della notte. Scostai le lenzuola, ancora aggrovigliate alle mie gambe e mi alzai con il cuore in gola. Mi avviai con passo veloce da Julie, e la trovai in un bagno di sudore. Le afferrai il viso e la rassicurai svegliandola. Non appena aprì i suoi occhi dolci e pieni di lacrime, mi stritolò in un abbraccio frantuma ossa << Era solo un brutto sogno. Stai tranquilla. >> la rassicurai con un sorriso e lei piano annì, mentre le lacrime pian piano smettevano di scorrere sul suo viso. Le asciugai le lacrime e mi sdraiai accanto a lei prendendole la mano. << Ti va di dirmi cosa hai sognato? >> mormorai tranquilla. Strinse più forte la mia mano e sospirò pesantemente. << Ho sognato te, morta. >> La sua voce uscì in un sussurro, ma io la sentii forte e chiaro. Alcuni brividi si fecero strada sul mio collo e noncurante di quello che aveva appena detto l'abbracciai e le sussurrai all'orecchio parole rassicuranti Via via il suo respiro diventava normale e la sua pelle si rilassava: poi crollò in un sonno profondo.
***
Mentre scrivevo l'ultimo appuntamento della serata, mi venne un nodo in gola quando dalla porta trasparente vidi una persona fin troppo familiare. Due secondi dopo, trovai Daniel nel mio ufficio. << Cosa vuoi? >> la mia voce uscì acida e in un sibilo. Mi dava sui nervi il suo modo di fare e non capivo come facesse ad essere così tranquillo, mentre io... io avevo letteralmente il cuore in subbuglio, mi tremavano persino le gambe. Non era per niente semplice resistere all'impulso di stringerlo tra le mie braccia, eppure ci provavo con tutta me stessa. << Ti ho portato il caffè. >> disse in una scrollata di spalle. Strabuzzai gli occhi e poi cercai di ricompormi. Afferrai con forza il bicchiere e bevetti in un lungo sorso tutto il caffè. << L'ho bevuto, adesso puoi anche andare via, non ho bisogno della tua compassione, né quella di altri. >> spostai lo sguardo da lui all'agenda leggendo sottovoce alcuni numeri nel tentativo di calmare il sangue che ribolliva dentro me, mentre lui continuava imperterrito a fissarmi. << Hai qualche problema? >> domandò inarcando il suo sopracciglio perfetto. Non era minimamente cambiato, stava solo fingendo, era così, doveva essere così per forza. << Tu, sei il mio problema! >> sibilai alzandomi con forza. La sedia da lavoro si rovesciò e avanzai di un passo, mentre i suoi occhi luccicavano di desiderio. Era proprio di quello che stavo parlando qualche riga prima. Non era solo per il suo aspetto fisico che ne ero terribilmente innamorata; era lui, nella sua totalità. Mi faceva sentire come se fossi in grado di fare tutto ciò che volevo, mi faceva sentire invincibile, bella e quei suoi occhi tanto belli, mi facevano sentire amata, protetta e al sicuro da tutto. << Continui a presentarti qui, continui a parlarmi, quindi te lo chiedo un'ultima volta. Cosa diamine vuoi? >> continuai il mio discorso, ma lui sembrava non prestare attenzione. Si mordeva ripetutamente il labbro e questo mi distraeva notevolmente e lui ne era a conoscenza. Ad un certo punto, mi sorrise leggermente, facendo spuntare una piccola fossetta sulla guancia destra. Volevo toccarla con tutta le stessa. Ogni cellula del mio corpo lo voleva, diamine se lo voleva. Forza Lydia, concentrati. << Possiamo parlare anche solo per cinque minuti? Per favore. >> il suo sguardo era terribilmente sincero, ma io non potevo. Non potevo, perché sapevo che prima o poi avrei perso il controllo della situazione e non volevo. Scossi la testa e chiusi gli occhi cercando di riacquistare la mia lucidità, ormai persa. Flashback :
<< Perché? >> domando mentre gli occhi mi si appannano. Il suo volto si scurisce, e dopo un sospiro pesante mi guarda negli occhi, più deciso che mai. << Perché è meglio per tutti. >> scuote le spalle e mi volta le spalle. << Meglio per chi ? >> urlo, avanzando di un passo. << Credi che stare separati possa farmi sentire meglio? Perché non è cosí. >> Si volta con gli occhi sbarrati e mormora: << Infatti è meglio per me, lo è sempre stato. Stavo meglio prima di conoscerti. >>
Fine flashback
I ricordi di quel giorno che avevo seppellito nel mio cuore, ormai contornato di mattoni, vennero a galla in meno di un secondo. Li ricordavo ancora bene i suoi occhi quando pronunciò quelle parole, togliendomi il fiato e tutto ciò in cui avevo continuato a credere. Non potevo semplicemente cancellare quei ricordi, non potevo e basta! << Non posso. >> mormorai stringendo i pugni conficcando le unghie nei palmi della mano. Aprii gli occhi un po' lucidi e li posizionai nei suoi con più sicurezza. << Tu, solo tu, hai deciso di andare via. Non io, quindi adesso sono io che non voglio. Sono io che ti dico che per me puoi tornare da dove sei venuto. >> le parole che tanto stavo tenendo dentro me, uscirono incontrollate, tanto che sembrarono colpirlo. Vidi il suo sguardo vacillare, e fu allora che un po' me ne pentii di essere stata così dura. Distolsi lo sguardo e afferrai la borsa uscendo dal mio ufficio e lasciandolo lì, da solo. Ma solo prima di svoltare l'angolo e andare via, lo guardai, consapevole di vedere qualcosa che mi avrebbe fatta male. I suoi pugni erano stretti e le spalle rigide, mentre prendeva a calci una sedia facendo tremare tutto. Si passò una mano tra i suoi capelli lucenti e solo dopo aver visto tutto ciò, lasciai l'azienda camminando a passo veloce verso la macchina. Non seppi bene cosa fosse successo, non seppi cosa avevo fatto. La mia mano istintivamente percorse il tatuaggio ed alcune lacrime scapparono dall'iride e percorsero il mio volto, fermandosi sulle mie labbra tremanti. Ma, ad un tratto mi fermai, proprio ad un passo dalla mia macchina. Tutti i ricordi che avevo seppellito, le parole non dette, i nostri sguardi, tornarono a galla, trafiggendo il mio cuore. Arretrai d'un passo, consapevole di star per commettere un terribile errore. Tornai indietro quasi correndo, con il cuore che scalpitava e le lacrime che minacciano ancora una volta di uscire. Salii di corsa le scale e mi avviai con passo veloce, molto veloce verso il mio piccolo ufficio. Mi fermai davanti alla porta e con l'affanno entrai. Era ancora lì, con la testa tra le mani, gli occhi socchiusi e le mani strette in due pugni. Aveva l'aria minacciosa, probabilmente chiunque avrebbe avuto paura di lui, ma non io. Non avrei mai potuto avere paura di lui. I nostri occhi si intrecciarono ed uno stupito sfarfallio prese a danzare nel mio stomaco. Mi fermai ad un passo da lui e ancora incerta avvicinai le mie labbra alle sue, mentre continuavo a tenere gli occhi chiusi. Mai e dico mai avrei pensato in questi anni di poterlo anche solo sfiorare un'altra volta, e mai avrei pensato di fare quello che tanto volevo. Sospirai sfiorando appena le sue labbra. Lo sentii tremare sotto le mie labbra, ed un piccolo sorriso, incerto, spuntò sulle mie labbra. Aprii gli occhi e mi ci persi nei suoi. Lo sentii, lo desiderava tanto quanto lo volevo io. Le mie mani, ormai incontrollate, tracciarono i bordi del suo volto, le sue labbra piene, leggermente dischiuse e poi semplicemente mi avvicinai a lui e unì le mie labbra alle sue. Dischiusi immediatamente le labbra, e le nostre lingue iniziarono una danza frenetica. Lo volevo disperatamente. Daniel, baciava come un assetato, era avido e tenero allo stesso tempo ed io ormai ero persa. Mi stavo ubriacando di lui, e ogni volta che le nostre lingue si sfioravano, io tornavo a galla. Tornavo finalmente a respirare.
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Spazio autrice:
Allora amori, ahahah. Cosa ne pensate? Ve lo aspettavate?