Daniel Parker, New York.
RIFORMATORIO;
sette anni prima.La rapina era andata male; ci avevano visti dalle telecamere ed avevano informato la polizia. Stavamo cercando di derubare un maledetto tabacchino. Ero l'unico che era ricoperto di tatuaggi, quindi nonostante avessi indosso il passamontagna, mi avevano scoperto grazie ai miei tatuaggi. Mi avevano sbattuto in riformatorio. Nessuno mi venne a fare visita nel carcere minorile; non vidi neppure un volto familiare, solo poliziotti pronti a romperti le ossa se solo avessi osato fare qualche passo falso. Mi avevano sbattuto in una cella riservata solamente a me; ero pericoloso a detta loro, quindi mi trovavo nel reparto speciale del carcere minorile più grande di New York. Un suono ormai vagamente familiare, mi risvegliò dai miei stessi pensieri. Ero sdraiato su di un lettino, con i piedi arrugginiti. Mi tirai su, e mi scrocchiai le ossa del collo. Puntai lo sguardo oltre le sbarre in ferro della mia cella, e vidi lo stesso poliziotto che vedevo sempre da un anno, due mesi e due settimane a questa parte.
Era intimidito, lo erano tutti.
Vedevo come le sue mani tremavano quando mi porgeva, attraverso le sbarre, l'orrendo cibo che preparavano.
« Il cibo! » disse il poliziotto, posizionandolo tra le due sbarre. Lo afferrai con riluttanza e lo fissai. Era una brodaglia che faceva venire il voltastomaco.
« Mi dovrei mangiare questa merda?» urlai. Si pietrificò.
« Se non vuoi morire di fame si, dovrei mangiarlo.» rispose. Afferrai le sbarre in ferro con le mani e mi avvicinai ad un millimetro dalla sua faccia.
« Tu lo mangeresti?» chiesi.
Non rispose.
« Tu mangeresti questa merda?» urlai, ad un millimetro dal suo volto. Lo afferrai per il collo, con l'intento di strangolarlo, ma alcune guardie lo tirarono via da me. Spalancarono la mia cella e mi vennero addosso. Erano sei o sette, mi puntarono le pistole in faccia è l'unica cosa che feci fu sorridere.
« Andiamo a fargli vedere cosa succede se si infrangono le regole.» dissero i poliziotti.
Mi afferrarono dalla misera maglia che indossavo e mi portarono nei bagni. Aprirono il rubinetto del lavandino e man mano che l'acqua si riempiva, sapevo che non avrei fatto una bella fine.
Mi afferrarono dalla testa e gettarono la mia testa nell'acqua sporca. Non mi opposi, io non vedevo l'ora di scomparire da questo mondo di merda.
«Bravo, razza di essere! >> urlò un poliziotto, per poi tirarmi su. Stavo soffocando, l'acqua mi usciva dalla bocca e dal naso. Stavo annaspando alla ricerca di un po' di ossigeno, e loro mi lanciarono per terra. Qualche pugno sul viso, qualche calcio sulla pancia e poi la cosa più dolorosa in assoluto. Presero dalle loro cinture, una stecca lunga, che formava delle scariche elettriche. Lo puntarono sul mio addome e premettero il pulsante, rilasciando delle scariche elettriche. Il mio corpo era ricoperto di rossori e di spasmi. Non urlai, non dissi neppure una parola, aspettavo solo che smettessero o che la morte mi abbracciasse.***
Dieci mesi dopo:
« Sei rilasciato per buona condotta.» mi dissero mesi dopo. Era il venti agosto, e dopo due anni di riformatorio, mi dissero che ero libero. Aprirono la cella e mi scortarono fuori dal carcere minorile in cui mi trovavo. Era una sensazione strana vedermi al di fuori da quelle maledette mura. Mi aspettavo di passarci altri due anni, ma evidentemente qualcuno dall' alto mi aveva favorito. La prima cosa che feci fu fumare una sigaretta, era troppo tempo che non assaporavo la sensazione che la nicotina mi dava. Mi diressi verso casa e la vidi vuota. Mia madre non c'era. Gli armadi erano vuoti e c'era solo un misero biglietto stropicciato sul tavolo da cucina; era impolverato, quindi voleva dire che era lì da parecchio tempo.
« Fa buon uso della tua libertà!
- Mamma »C'erano scritte solo queste parole; era scappata via, probabilmente con mio zio. Non voleva un figlio tossico dipendente, carcerato e mafioso. Così mi ritrovai immenso nel silenzio...
Non mi sarei aspettato un caloroso benvenuto, ma neppure di ritrovarmi solo come un povero pazzo. Avevo solo diciassette anni, ed ero ancora un ragazzino. Avevo bisogno dell'affetto che un tempo mia madre mi dava, delle sue carezze e delle sgridate di mio padre, che prima che si separasse da mia madre, mi dava. Tutto ciò che c'era in frigo era ammuffito e scaduto dato che non c'era neppure la corrente, così uscii. Presi i soldi che mi avevano lasciato mia madre e mio zio e mi comprai del buon cibo; gli altri li misi nel mio conto corrente che avevo aperto e che la polizia non aveva mai trovato ne rintracciato perché era sotto un nome diverso. Cercai di rifarmi una nuova vita, senza sapere che qualche giorno dopo sarei tornato nella gang che avevo lasciato a causa del riformatorio. Quando si è soli e senza una famiglia che possa direzionarti, non sai cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Uscii da quella dimora che a stento potevo chiamare "casa" e dopo aver mangiato una quantità imprecisa di cose, decisi di tornarmene a casa. Nel tragitto verso casa, passai da un'orfanotrofio. Mi vennero i brividi solo a guardare quella struttura così spoglia e vuota; mi sembrò di osservare il carcere minorile dove mi avevano sistemato. Era grigio e buio.
Strinsi gli occhi quando notai una figura scendere giù per un albero.
Era una ragazza.
I suoi capelli erano rossi, e gli occhi erano verdi, di un verde brillante; la sua presenza sembrava illuminare il buio che era intorno a me. Mi nascosi dietro un albero e continuai ad osservarla. Era minuta, ma dava l'impressione di essere una tosta.All'epoca non sapevo che quella ragazzina che scendeva da un albero, sarebbe diventata mesi dopo, la ragione della mia intera esistenza, ma sentii subito un collegamento che si faceva spazio nel mio cuore, tra me e lei. Si guardava intorno con aria scocciata e dopo essersi guardata un po' intorno, puntò lo sguardo su di me. Non mi vedeva benissimo, ero nascosto dietro un albero che mi copriva quasi del tutto. Mi fece un gestaccio e andò via.
Nelle mie labbra si increspò un minuscolo sorriso abbozzato.Sarebbe stata la mia rovina.
Angolo autrice:
vi piacciono i flashback del passato di Daniel?
Fatemi sapere.xoxo.
![](https://img.wattpad.com/cover/224856437-288-k689908.jpg)
STAI LEGGENDO
Darkness
ChickLit(SEQUEL DI CHEMISTRY) Sei disposto a morire per salvare chi ami? << Hai qualche problema? >> <<Tu, sei il mio problema! >> *** Sono passati cinque anni dall'ultima volta che Lydia ha visto Daniel. E lei è andata avanti. Ha...