SEI MESI PRIMA...<<Doha Fermati, ti prego. Dobbiamo parlare, non puoi andartene così.>>
Corro giù per le scale mentre il fiato mi si ferma in gola, non so più se al momento respiro o no, credo che il mio cuore si sia fermato o se non l'ha ancora fatto lo farà a breve.
<<Dobbiamo parlare? Di che cazzo dovresti parlarmi? Devo fermarmi per sentirmi dire che non è come credo?>> gli urlo con una voglia matta di prenderlo a schiaffi.
<<Doha, è stato solo uno stupido errore, ti prego parlami.>> Continuo a correre facendo i gradini due per volta, ma lui riesce a raggiungermi, mi prende per un braccio e mi costringe a voltarmi, guardandomi dritta negli occhi.
<<Tristan toglimi immediatamente le tue schifosissime mani di dosso, non toccarmi, non dopo aver toccato quella troia >>
<<Ti prego, non lasciarmi.>>
<<Dimenticami Tristan, é finita>> gli dico e mi volto.Mi metto a correre più che posso, alla sua sola vista mi viene da rimettere, voglio scappare il più lontano possibile da lui, cerco di ricostruire gli avvenimenti degli ultimi minuti, una ventata gelida sfiora la mia faccia, nella mia testa il caos più totale. Cos'è successo? Cosa ho visto? Doveva rimanermi accanto, aveva promesso. Lui mi amava o almeno così diceva, ma come puoi guardare ogni giorno una persona negli occhi giurandogli amore eterno, quando poi sai che quando lei non c'è, diventi di qualcun'altra?
Come puoi passare infiniti momenti con una persona e far qualcosa per il quale sai già che gli spezzerai il cuore? Questo non è amore, non può essere amore. Se ami una persona scegli di essere il suo scudo, non l'arma che la ucciderà.Non so nemmeno come io abbia fatto ad arrivare a casa di Alya e mi stupisce ancor di più il fatto che non sia riuscita a versare una lacrima, nemmeno una, come se una colata di cemento avesse impietrito il mio cuore. Un istante soltanto, poi il vuoto.
<<Che diavolo ti è successo Doha?>> Mi guarda Alya con gli occhi spalancati e il viso di chi capisce all'istante che è successo un casino.
<<Tristan con un'altra .>> sono le uniche parole che riesco a dirgli.
<<Che stronzo, brutto pezzo di merda! Lo sapevo! Non mi è mai piaciuto quel ragazzo, l'ho sempre visto come il classico tipo egocentrico che ti promette il mondo e poi a conti fatti vale zero! Se solo mi avessi ascoltata cazzo! >> la sento urlare dalla cucina, dove è andata a prendermi dell'acqua.
Mi prendo la testa tra le mani e mi rannicchio su me stessa. Passo così minuti, forse ore. Nella mia testa tutto gira in modo incontrollabile, baci, Tristan,il suo tradimento. Arredavamo casa, avevamo già deciso di passare il resto dei nostri giorni insieme, eppure Tristan questa sera era nel nostro letto con un'altra...
Sono sotto chock, il mondo intorno a me si ferma, la mia vita si ferma.
<<Doha>> mi dice Alya, sedendosi accanto a me sul pavimento.
Non riesco a parlare, non riesco a piangere, non capisco più se è la realtà o soltanto un brutto incubo. Vorrei alzarmi, mettermi ad urlare, distruggere tutto ciò che ho davanti, ma nulla.
Alzo gli occhi per un istante, supplicando con lo sguardo Alya di dirmi che nulla di tutto questo è vero, che io e Tristan ci amiamo, che stiamo insieme e che lui non ha fatto quello che in realtà ha fatto: tradirmi. Uccidermi, prendendo il mio cuore, stropicciandolo e gettandolo accanto alla pattumiera dei rifiuti come si fa con i fogli in cui gli schizzi del disegno sono venuti male.
<<Doha, ti prego rispondimi>> mi dice Alya svegliandomi dal mio stato di shock. Non sa cos'altro dire e infondo la capisco. Cosa c'è da dire in una situazione del genere? Nulla che già non si sappia e ora come ora nessuna parola potrebbe risollevarmi dal burrone in cui sono caduta.
<<Devo andare, mi spiace>> riesco a dirgli con un filo di voce.
Mi alzo e vado via.Chiudo gli occhi e cerco di dormire, mi giro e mi rigiro nel letto fino a quando mi rassegno all' insonnia, prendo una tazza di tè e passo la notte sul balcone di casa maledicendo il giorno in cui Tristan ha iniziato a far parte della mia vita.
JASON
Angel di Robbie William suona a tutto volume nella mia camera, mi perdo nelle parole della canzone chiedendomi come mia madre se la passi lassù, domandandomi come sarebbero le cose se ci fosse ancora lei. Sono passati già 6 mesi da quando quella stupida malattia me l'ha strappata, portandosela via. Ancora non ci credo che lei sia morta, odio non averla più qui, ed ogni volta che passo dal suo piccolo laboratorio d'arte per scendere giù in cucina, mi sento morire vedendo tutti i quadri che ha dipinto, colori e macchioline che facevano capire a chiunque quanta vitalità avesse.
<<Dobbiamo parlare Jason>> mi dice mia madre. Ultimamente non la vedo bene, continua ad avere una tosse strana e so che sta facendo dei controlli. Non so perché, ma il suo tono di voce mi incute preoccupazione, come se il mondo stesse per finire da un momento all'altro.
<<Di pure, mà>> le rispondo.
<<Jason, ho fatto dei controlli, le cose per me non si mettono bene. Il dottore mi ha diagnosticato il cancro. La malattia è già a buon punto, purtroppo. Credo proprio che dovremo separarci a breve, ma non voglio che tu ti lasci sopraffare da questa cosa e non voglio che cambi il tuo modo di vedere e viverela tua vita.>>
Il cuore mi martella nel petto, il mondo mi crolla addosso, cosa farò senza di lei? Come posso vivere senza la donna della mia vita? L'unica che mi conosca davvero, che non si è mai fermata oltre alle apparenze. Lei che mi ha sempre dato l'affetto di una madre e allo stesso tempo la complicità di un amica?
Ricordo ancora il giorno in cui mi feci il primo tatuaggio, sembrava volesse uccidermi, ma la luce nei suoi occhi che brillava era immensa leggendo il suo nome all'interno della mia mano. " Sky " semplicemente.Ed ora, a distanza di tempo non posso che pensare costantemente a lei per poter continuare ad averla accanto.
Mio padre è ridotto male come sempre, alterna momenti di pianto a momenti di nervosismo, dove inizia a trattare male tutto e tutti. Non si è mai ripreso dopo la morte di mamma, credo che con lei sia sparita anche la parte più importante di lui. Suppongo sia il suo modo di affrontare la cosa, non parlare con nessuno, vivere senza alcuno scopo e non far trasparire qualsiasi tipo di emozione.
Io d'altro canto non so proprio come muovermi, come posso aiutare qualcuno a non soffrire se io stesso non ho più alcuna voglia di andare avanti?
Mia mamma è morta già da due mesi, ma di questi ultimi non ricordo niente, se non il suo volto spaventato l'attimo prima di chiudere gli occhi per sempre e la mia mano nella sua. La stringevo, speravo che stringendola potesse non andare via, ma non è servito a nulla.Un tonfo secco e assordante mi riporta alla realtà, sussulto dal letto, corro in salotto, mio padre è li, sdraiato a terra con un proiettile conficcato in testa. Sento le gambe cedermi, il mio corpo non reagisce, sono bloccato, paralizzato, come se qualcosa mi tenesse impantanato e cercasse di risucchiarmi giù. A fatica riesco a chiamare l'ambulanza e la strada e il numero civico sono le uniche parole che riesco a pronunciare. Poi nulla, non so nemmeno come siano riusciti a entrare in casa, non sento nient'altro che un <<Non c'è battito.>> e per un istante mi viene da pensare che a non avere battito non sia solo il cuore di mio padre, ma anche il mio. Cerco di tenermi in piedi, le gambe stanno per cedermi, è andato via. Anche lui.
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Come Un Tatuaggio
RomanceIn una Seattle illuminata e caotica Doha e Jason si incontrano per pura coincidenza. Ma cosa succede quando vicini fa male,ma lontani di più? Vale la pena rischiare tutto per una storia senza speranza? Come Un Tatuaggio. Questo libro va a chi crede...