TI CHIEDO SCUSA PER CHI SONO

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Capitolo 17

JASON

<<Zio io devo andare ho un impegno.>> urlo a Carl intento a spostare un motore.
<<Va bene vai pure>>mi risponde dall'altro lato dell'officina.
Prendo le mie cose e torno a casa, faccio una doccia in fretta e furia, passo in pizzeria e vado spedito verso casa di Doha, sono felice che abbia preso una serata libera dal Sun.
Suono alla porta e mi apre accogliendomi con un sorriso che toglie letteralmente il fiato.
<<Mi sei mancato Jas >> poso le pizze, si lancia verso di me e la prendo tra le braccia. <<Anche tu piccola.>> la bacio e vorrei prenderla qui sul muro, ma cerco di trattenermi e provare almeno a cenare prima.
<<Beh mangiamo?>> mi chiede trascinandosi in cucina prendendo una tovaglia per apparecchiare. <<Certo.>> l'aiuto posizionando i piatti.
A fine cena optiamo per un film, anche se molto probabilmente era il film a guardare noi scoparci in ogni modo possibile.
Passiamo la notte così, stretti l'uno all'altro con la consapevolezza che il nostro posto nel mondo è ovunque, ma insieme.

JASON
Come al solito mi sveglio prima di Doha, la lascio dormire e le lascio un biglietto sul letto.

"Buongiorno piccola, vado a lavoro. Ci vediamo per pranzo."
Le do un bacio e raggiungo Carl in officina.

DOHA
Suona il campanello. Apro gli occhi, filtra la luce del sole dalle finestre, accanto a me non c'è Jas. Recupero il telefono dal comodino e guardo l'ora, sono le 11 del mattino e da quando sto con Jas ho modificato il mio orario del sonno in quanto la notte beh siamo spesso impegnati.
Infilo le pantofole e vado ad aprire la porta, davanti a me c'è un uomo sulla trentina, capelli corti ricoperti di gel che vanno in ogni direzione, è ridotto veramente male, indossa un pantalone strappato all'altezza del ginocchio dal quale si intravede del sangue, la sua maglietta ha delle chiazze scure, probabilmente quest'uomo dev'essere caduto. Il suo alito puzza di alcool e mi guarda in cagnesco.
<<Si?>> gli chiedo.
<<Sei la ragazza di Jason vero?>>
<<Si, posso aiutarla?>>
<<Certo che puoi. Ad esempio puoi prendermelo in bocca, così per fargli sapere come ci si sente allo stronzo.>>
Non credo alle mie orecchie, le gambe iniziano a tremarmi, questo tizio ha tutto tranne che buone intenzioni, sferra un calcio alla porta spingendomi verso dietro e sbatte la porta.
Lo vedo dirigersi a passo svelto verso di me, io resto paralizzata, immobile. Vorrei urlare, vorrei chiedere aiuto, vorrei dimenarmi ma non ci riesco, non riesco a fare nulla se non rimanere ferma sperando e pregando che sia tutto un incubo.
Chiudo gli occhi cercando di fare un profondo respiro e una mano enorme mi colpisce in pieno volto, credo mi si sia rotto uno zigomo, la guancia brucia come se stesse prendendo fuoco e poi un altro tonfo, mi colpisce sull'altra guancia, mi infila una mano tra i capelli e li afferra, mi trascina fino al divano dove mi ci butta sopra e inizia ad abbassarsi i pantaloni.
Spero che qualcuno mi aiuti, non posso arrendermi alle braccia di questo lurido, rutta la forza che ho in corpo e lancio un urlo disperato.
Mentre lui è intento ad abbassarmi i pantaloni tenendomi i polsi con una mano, continuo ad urlare, ma sembra che nessuno sia in grado di sentirmi.
Come può essere? Cosa vuole quest'uomo da me? Urlo, piango, sbatto con i piedi sul divano sperando che qualcuno riesca a sentire qualcosa anche se dentro di me so benissimo che questo non potrà succedere.
<<Doha! Che succede?>> Jason è dall'altro lato della porta che solleva e abbassa inutilmente la maniglia.
Il tizio mi copre la bocca con una mano, ma io urlo, urlo più forte che posso.
Jason sfonda la porta e in una frazione di secondo vedo l'uomo steso per terra e Jason su di lui che lo colpisce, un pugno, un altro pugno e poi ancora e ancora.
Cerco con tutte le mie forze di allontanare Jason dall'uomo, vedo sull'uscio della porta il mio vicino Dres che corre verso Jason e lo stacca dall'uomo. Poi Jason corre verso di me, mi posa la mano sul viso e mi abbraccia, mentre il vicino chiama la polizia e fa in modo che il tipo non scappi. Se solo non fosse intervenuto, se solo fosse arrivato un minuto più tardi,mi ha salvato la vita.

Un ora e una denuncia dopo..

<<Andiamo in ospedale>> mi ordina Jason.
<<Non ce n'è bisogno Jason, sto bene>> ho messo su del ghiaccio e questo basterà.
<<Mi spiace tanto Doha, realmente. Mi spiace. È colpa mia e delle mie stronzate!>> mi dice sfregandosi le mani.
<<Chi è quell'uomo?>> gli chiedo.
<<Questo stronzo è Brad. Qualche mese fa mi sono scopato la sua ragazza e lei l'ha lasciato perché credeva che avesse un futuro con me. Io non gli ho mai promesso nulla, è stata qualche notte di divertimento, tutto qui. Per lei non era lo stesso però ed ora questo pazzo ha deciso di vendicarsi colpendo te. Se solo ti fosse successo qualcosa di grave, Dio, non me lo sarei mai perdonato.>> mi dice.
<<Va bene Jason, non mortificarti.>>
Il viso mi fa male e spero che il bruciore passi presto, mi siedo sul divano e faccio dei respiri profondi, Jason mi guarda con gli occhi di chi vorrebbe uccidere quell'uomo e mi chiede se voglio che prenda un permesso per il lavoro. Gli rispondo che non ce n'è bisogno,che mi sarei fatta una doccia e risistemata. Annuisce e va via.
Non posso evitare di chiedermi quale altre colpe per il suo passato dovrò pagare sulla mia pelle in futuro.


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