IO SENZA DI TE

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Capitolo 19

DOHA
Giro la chiave nella serratura ed entro in casa, mi dirigo fino al tavolo della cucina per prendere un po' d'acqua e ci vedo una lettera posata su, in un secondo l'ansia mi assale e spero che non sia cosa sto pensando.
Sulla busta c'è scritto il mio nome e li capisco che ciò che sto per leggere mi spezzerà il cuore.

Non troverò mai le parole giuste per spiegarti quanto io mi senta uno schifo per quello che è successo, vorrei solo che tu sapessi che mi hai regalato tanti piccoli momenti di felicità, vorrei che sapessi che ora che ti sto mandando via da me un pezzetto del mio cuore andrà via con te e sarà tuo per sempre. Vorrei che sapessi che ci ho sperato, che ci ho creduto, che ti ho amato, con il cuore, con l'anima, con la testa e ora che sto andando via il cuore mi si è spezzato, l'anima non trova più pace e la testa l'ho persa. Vorrei che sapessi che ti avrò con me, sempre e a prescindere di come andrà poi. Vorrei che sapessi che mi hai insegnato l'amore, ed essendo tale, ce ne sarà sempre un pò dentro di me per te, per noi, per quello che siamo stati e per quello che non saremo più. Non posso permettermi di rovinare il bellissimo futuro che ti aspetta, sapevamo quanto io e te dovessimo stare lontani. Spero che ciò che è successo oggi ti convinca a voltare pagina, una pagina in cui non c'è scritto il mio nome accanto al tuo, un po' come è successo a me.
Ti auguro il meglio Doha. Ti amo.
Jason.

Leggo questa lettera e le lacrime iniziano a scorrere come un fiume in piena, è andato via, ha semplicemente deciso di non combattere per noi. Mi inginocchio e lascio che tutto il dolore esca attraverso degli urli disperati. Non posso permetterlo, non posso esistere senza di lui, anche se questo potrebbe portarmi alla distruzione.
Ho bisogno di vederlo, devo andare subito da lui, non può farlo, non può scegliere per me se rischiare o meno.
Inizio a correre avviandomi verso casa di Jason.

JASON
Mi addormento sopraffatto dal dolore, da oggi in poi Doha sarà un ricordo, un bellissimo ricordo nella mia merdosissima vita.
La voce di Doha mi sveglia, urla il mio nome fuori dalla porta, mi alzo barcollante e vado ad aprire, spalanca la porta con una mano e inizia a colpirmi piangendo.
<<Che cazzo fai Jason? Dimmi che cazzo stai facendo! Come puoi decidere cosa voglio o non voglio nella mia vita? Come puoi mandare tutto a puttane così? Mi sono fidata di te cazzo! Ho rischiato tutta me stessa per te! Sapevo che se te ne fossi andato di me non sarebbe rimasto più nulla! Ma ho rischiato! Mi sono buttata perché IO TI AMO! >> mi urla. So che da questa conversazione dipenderà il suo futuro. <<Mi spiace Doha, ma meglio fermarci ora prima di pagarne le conseguenze entrambi. Non posso permettere che ti accada nulla. Devi dimenticarmi.>> le dico guardandola negli occhi. Voglio che lei mi creda, che creda nelle mie parole.
<<Ah quindi ormai hai deciso? È finita?>>
<<Finita Doha, dimenticami.>>
<<Jason, se io ora esco da quella porta non mi rivedrai mai più. Sono stanca degli abbandoni e dei ritorni. Ho bisogno che qualcuno scelga di restare nella mia vita, sono stanca dei ripensamenti e delle indecisioni. Quindi vuoi che vada?>> mi chiede piangendo disperatamente.
<<Ti prego, vai via.>> le chiedo sentendo il mio cuore spaccarsi a metà.
Si dirige verso la porta e non si volta indietro.
<<Addio Jason.>> sbatte la porta e porta con sè tutta la mia felicità.

Una settimana dopo..
DOHA
Non sento Jason da una settimana, dal giorno in cui mi ha lasciata, mi sento morire ogni secondo che passa, ma non posso costringere qualcuno a rimanere con me, sarebbe come elemosinare un amore e io voglio che qualcuno mi ami perché vuole e non perché deve.
È mezzanotte e mezza, finisco il mio turno al Sun e tutto quello che voglio è arrivare presto a casa e sprofondare tra il dolore e le lenzuola del mio letto, chiudo il locale e mi dirigo nel parcheggio verso la macchina.
<<Finalmente ti ho trovata Doha>> al suono di questa voce il mio corpo si gela.
Tristan.
<<Che cosa vuoi?>> chiedo. Mi volto e vedo Tristan, il pezzo di merda più pezzo di merda che sia mai esistito.
<<Voglio solo parlare Doha.>> Mi afferra per un braccio rivolgendomi un sorrisetto maligno e mi porta a sbattere contro il muro davanti il quale è parcheggiata la mia auto. <<Lasciami andare Tristan.>>
<<Voci a Fargo dicono che tu stia con un altro. È vero?>> mi chiede.
<<Anche se fosse?>> rispondo con finto coraggio.
<<ascolta puttana>> urla afferrandomi con una mano per la mascella, <<ti avevo avvisata. O con me o con nessuno.>> lo spingo e riesco a liberarmi dalla sua presa. Corro verso la macchina e infilo la chiave nella serratura, ma non faccio in tempo ad infilarmi in macchina. Tristan mi afferra per i capelli, spingendomi all'indietro, facendomi cadere e sbattere con la testa contro l'asfalto. Tutto ciò che riesco a vedere è il viso di Tristan in mezzo al buio, luci sfocate mi appaiono davanti a gli occhi,è come se qualcosa mi stia perforando il cranio, un dolore lancinante, sto morendo. Questa volta per me è realmente finita, mi lascio andare al dolore, chiudo gli occhi.
Il buio.

JASON
Non dormo da 7 giorni, ho Doha fissa nella mente. Sto di merda e ho bisogno di vederla, anche solo per sapere che sta bene e che è esistita realmente.
Forse ho sbagliato, forse davvero avremmo potuto superare tutto, ho bisogno di lei, voglio lei tutti gli istanti della mia vita. Mi infilo una felpa e la raggiungo al lavoro, dovrebbe staccare a momenti. Mi precipito alla mia macchina e metto in moto, sfreccio fino al Sun contando gli istanti che mi dividono dal vederla.

Arrivo al Sun e la saracinesca del locale è abbassata, le luci all'interno sono spente, non mi resta che andare a casa sua e chiederle perdono, anche in ginocchio se necessario. Passando con l'auto davanti al parcheggio noto la macchina di Doha e un uomo che si fionda in macchina e sfreccia a tutta velocità. Qualcosa non va.
Entro nel parcheggio e vedo una sagoma riversa a terra in una pozza di sangue. Doha. Scendo dall'auto e corro verso di lei, faccio il suo nome, ma non risponde, sento il suo battito dal polso. Vorrei inginocchiarmi per terra ed urlare. È a terra, ferita, sta morendo ed io non c'ero, come con mio padre quel giorno.
La prendo tra le braccia e in un momento sono all'ospedale di Seattle, stendono Doha su una barella  e la portano via, una pattuglia mi richiede una dichiarazione, metto in fila quattro parole, racconto al meglio l'accaduto, ma non riesco a pensare a nient'altro: Dall'altra parte della sala c'è la mia unica chance di sopravvivenza  in fin di vita, la mia metà perfetta, continuo a pregare non so neanch'io chi, ma di una cosa ora sono sicuro: Qualora lei da questo ospedale non ne uscisse viva non lo farei neanch'io, qualora lei uscisse viva da qui non la perderò mai più.

4 ore dopo...
<<Signor Jason>> un medico mi di avvicina. Mi alzo di scatto dalla sedia e gli vado incontro. <<La ragazza è stabile, siamo riusciti a fermare l'emorragia cerebrale, se solo fosse arrivata qualche minuto più tardi l'avrebbe fatto senza vita, è stato un bene che lei si sia trovato nei paraggi. Ha perso conoscenza e l'abbiamo indotta in un coma farmacologico in modo tale che il dolore non la sovrasti. Non riporterà danni e potrà riprendere la sua vita normale. Se tutto procederà come speriamo tra qualche giorno sarà sveglia e starà bene.>>
Una scossa mi pervade per tutto il corpo, è salva. Vorrei mettermi a urlare, in un istante vedo tutto più chiaro, non mi importa delle mie colpe passate, non permetterò che la sofferenza del passato rovini il mio futuro. Forse è questo che mamma e papà vorrebbero, vorrebbero che sia felice, nonostante loro non siano più accanto a me. Voglio essere una persona migliore, per mia madre, per mio padre e per Doha.

Chiedo al medico se posso vederla e dopo qualche minuto sono accanto a lei.

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