Seokjin accarezzò lentamente i tasti del pianoforte. Gli occhi seguivano il suo movimento lento e incerto. Ogni tanto premeva una nota e ascoltava il suono espandersi nella stanza chiusa. Non c’era eco, solo la scomparsa graduale del suono.
Jin non si era mai sentito tanto solo.
Nè quando i suoi genitori avevano iniziato a lasciarlo a casa da solo, né quando la gente aveva pensato che fosse pazzo e aveva cominciato a evitarlo. Nemmeno quando Jimin e Hoseok avevano scelto di stare al dormitorio.
A Namjoon era bastata mezz’ora di presentazione per fargli desiderare di non vedere più nessuno; per fargli dubitare della fiducia che aveva instaurato in quelle persone nei mesi precedenti.
Un’altra nota.
Non lo avrebbe creduto possibile, ma gli mancavano Yoongi, le sue sfuriate e il modo in cui suonava il pianoforte.
No, non era così, non gli mancava lui: gli mancava la normalità. La routine. Quando si svegliava e il suo unico obiettivo era stare con Jimin e Hoseok e battibeccare con Yoongi.
Fece un lungo sospiro. Il suo cellulare continuava a vibrare sul comodino. Non voleva vedere Jimin, non voleva farsi vedere in quello stato, peggiore di due giorni prima. Non sapeva nemmeno cos’era successo tra Nam e Hobi che era arrivato poco più tardi quel giorno, ma Yoongi gli aveva scritto che il rosso aveva perso perfino la voce a furia di urlargli dietro.
Povero Hoseok: Jin era la sua stella polare, e sapere di aver avuto ragione su Namjoon avrebbe dovuto farlo sentire felice, soddisfatto. Ma, in quegli attimi, avrebbe tanto voluto essersi sbagliato, perché nessuna soddisfazione valeva vedere Jin in quello stato.
Seokjin guardò la mano con cui stava toccando i tasti: era fasciata. La pelle pulsava e pungeva ancora dove ora c’erano i punti. Se la portò ai capelli, toccandosi una ciocca rosa.
Era lo stesso rosa della candela che aveva rotto sul pavimento. Strinse le labbra.
**
« Non sono sicura che… »
« No, no, è ok, non si preoccupi! »
La cameriera si portò una mano al volto, dubbiosa e lo stesso tempo esasperata.
« Se le dice di andarsene, lei dovrà farlo, d’accordo? Non è dell’umore migliore, signor Jeon. »
Jungkook sorrise e strinse il manico del suo trolley. « Ricevuto! »
La donna lanciò un’occhiata ansiosa alla porta della stanza, forse immaginandosi già il rimprovero. Fece per parlare, ma Jungkook afferrò la maniglia e fece capolino con la testa nella camera. « Toc toc! »
Non vide nessuno. Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, Jungkook entrò e si chiuse la porta alle spalle. Sarà in bagno. Fece scivolare il trolley fino al muro e abbassò il manico, andandosi poi a sedere sul morbido letto. Quasi ci sprofondò dentro.
Tamburellò con le dita sul lenzuolo mentre aspettava, guardandosi attorno. La stanza era a dir poco immensa: sul pavimento in marmo scuro era posato un tappeto ovale di un rosso scuro, lo stesso colore delle lenzuola; il letto a baldacchino era in legno così come i mobili che decoravano la camera; vicino all’ampia vetrata che dava al giardino sul retro, un pianoforte a coda sembrava aspettare il pianista, con lo sgabello vuoto e uno spartito già posizionato. Non sapevo che Seokjin sapesse suonare.
Poco lontano dallo strumento musicale, su un tavolo rotondo, grande per al massimo per tre persone, era posata una tovaglia bianca con i bordi dorati che quasi toccavano terra. Sopra c’erano una teiera e una tazzina in ceramica decorata a mano.
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Crazy&B*tch
Fanfiction[ Vmin - NamJin ] Credevano di esserseli levati dai piedi, Di avere un problema in meno. Ma Kim Seokjin e Park Jimin stavano tornando, Più crazy e b*tch di prima. Accenni di Sope e di Jikook
