♕ Venus & Mars ♕

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Due anni prima - primo semestre

« Hyung, ma dobbiamo proprio? » sospirò Jimin, l'espressione sconsolata a stropicciargli la faccia. Jin, seduto al suo fianco dal lato destro nei posti posteriori della Mercedes nera della sua famiglia, sollevò lo sguardo dal giornale che aveva in mano e che stava leggendo: Sospirò a sua volta, osservando il suo autista privato guidare in silenzio verso la loro meta.

«Vorrei non dovessimo Jimin, ma sai quanto ci tenga mia madre a queste iniziative. Senza contare che questo è un progetto che riguarda anche Ji-eun.» Il disgusto marcava e faceva scivolare sulla lingua del maggiore il nome della signora Park. Jimin schioccò la lingua e incrociò le braccia, infastidito dal sentire nominare il nome di sua madre. La solita falsa doppia faccia. Pensò roteando gli occhi. A sua madre interessavano solo i profitti che avrebbe tratto da tutto ciò, figuriamoci se le sarebbe mai interessato veramente lo stato fisico e mentale di quelle povere persone.

Quella stessa mattina, la signora Kim li aveva gentilmente esortati nell'aiutarle con i sopralluoghi nelle varie strutture mediche/psichiatriche di Seoul. La signora Kim e Ji-eun erano socie in affari da anni ormai ed i nuovi progetti riguardavano il mantenimento di strutture sanitarie efficienti ed adeguate così che i loro pazienti potessero usufruire dei trattamenti migliori con il solo scopo del miglioramento della loro salute.

La struttura in cui si stavano dirigendo era uno stabilimento appena fuori il centro della capitale, dove il traffico e i rumori assordanti della città arrivavano attutiti e distanti. Sembrava un posto tranquillo, circondato dal verde; quando arrivarono Jimin si soffermò meravigliato da quel posto, che più che una struttura ospedaliera aveva le sembianze di un hotel a cinque stelle. Ora capiva perché le signore fossero interessate a strutture come quella.

« Interessante...- » esordì, si passò una mano tra i capelli riavviandoli mentre Jin si passava una mano sulla giacca come a voler eliminare delle pieghe pressoché inesistenti.

« Daewon, aspettaci qui. Non ci metteremo molto. »

L'autista annuì alle parole di Jin tornando in macchina non appena i due ragazzi mossero i primi passi verso la struttura.

« Hyung, se mai diventerò pazzo, assicurati di internarmi in una clinica come questa. Almeno avrei un bel giardino in cui passare le mie giornate a leggere. »

« Jimin, come minimo sarà il contrario. Anche se del giardino non me ne faccio niente; spero ci sia almeno una piscina. Dovrei dire a mia madre di farne costruirne una...- »

Jimin rise al tono sarcastico, colorato dalla solita nota altezzosa nella voce dell'amico. Doveva ammettere che sarebbe stato divertente vedere Jin dare disposizioni anche in un contesto del genere. Pazzia o non pazzia la classe era la classe, e Jin ne aveva fin troppa.

« Hyung mi farei internare insieme a te, lo sai. Lo stesso farebbe Hobi hyung. » aggiunse divertito.

« A quel punto si perderebbe di vista lo scopo riabilitativo e non uscirei più.» disse Jin con l'accenno di un sorriso. Jimin mise un piccolo broncio, ma rise prendendolo sotto braccio.

Salirono i quattro scalini in marmo, spingendo le grandi porte in vetro all'entrata. I soffitti alti e la disposizione dell'arredamento davano un senso di raffinatezza a quel posto. Infermiere e infermieri si muovevano per la hall accompagnando pazienti o parlando tra di loro e sebbene ci fosse del movimento, l'atmosfera sembrava rimanere pacata. Ancora una volta Jimin ne rimase affascinato.

Jin si avvicinò all'infermiera dietro al bancone della reception ricevendo un sorriso cortese. Era una ragazza giovane, probabilmente di qualche anno più grande di loro. I capelli scuri legati in una morbida coda bassa e un trucco leggero a definire la linea degli occhi. « Buongiorno, lei dev'essere Kim Seokjin. »

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