Nicco

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Erano passati circa quattro giorni dal matrimonio della mia migliore amica, erano passati quattro giorni dal momento in cui dissi a Niccolò la verità. Gli pregai di prendere tutto con le pinze e di andare con calma, per Stella lui era ancora lo zio colorato preferito..insieme in un modo o nell'altro le avremmo detto la verità. Pregai anche Niccolò di non dirlo a nessuno, almeno finché non avessimo parlato con la bambina , la sua risposta fu "Nemmeno ai Miserabili ? Daje Rebè almeno a Cassio"... come potevo dirgli di no?
Io, Niccolò, Marta, Adriano e Clarissa eravamo gli unici a sapere la verità. A Niccolò però non fregava dire la verità ai suoi amici o alla sua famiglia, voleva solo che Stella lo sapesse.
In questi giorni è stato super presente, ogni mattina veniva a casa a portarci la colazione, poi scappava in studio ed infine la sera veniva a cena qui. Stella puntualmente si addormentava sul suo petto, come d'altronde fino a qualche anno fa facevo io... "È uguale a te oh, prima te addormentavi tu su di me, ora lei".

Oggi sarebbe stato il primo giorno di asilo di Stella, ed ovviamente la avremmo accompagnata io e Niccolò, se solo quest ultimo si sarebbe sbrigato a venirci a prendere.

S: "Perché dobbiamo aspettare zio qua fuori e non in casa?"
R: "Perché già siamo in ritardo Stella, se non arriva entro cinque minuti chiamo un taxi"
S: "Mamma dovrei essere io quella nervosa, non tu"

Ed aveva ragione, a volte era lei che faceva da mamma a me.
Una macchina nera con i vetri oscurati si fermò davanti a noi, ed io ero pronta ad urlare se solo avessi visto quel sorrisetto sfacciato.

N: "Lo so lo so, sono in ritardo. Ieri ho fatto tardi e nun me so svegliato" disse Niccolò scendendo dalla macchina, vabe almeno aveva chiesto scusa
N: "Ciao Stellì" disse mentre si chinava per prendere in braccio mia figlia..cioè nostra figlia
R: "Andiamo?"
N: "Ao na mattina che nun te porto io la colazione vedi come sei acida"
R: "Moriconi"
N: "Si n'amo"

Arrivammo dieci minuti dopo fuori scuola della bambina, fortunatamente in macchina era abbastanza vicina.
Nel cortile vi erano tutte le maestre con gli altri bambini ed una voglia di non lasciare la mano a Stella mi pervase.

N: "Stai tranquilla, sta andando a scuola, non in guerra"
R: "Devo per forza, tra qualche giorno inizierò a lavorare"
N: "Lo so, e poi è normale. Ha cinque anni, deve pur andare a scuola"

Una maestra si avvicinò a noi, e ci disse che Stella, che era forse troppo entusiasta, poteva andare con lei.

R: "Stella a mamma aspetta, tutto bene?"
S: "Mammina si, stai tranquilla. Zio mi raccomando, bada tu alla mamma che senza di me non sa che fare"
N: "Si Stellì tranquilla"

Dopo aver salutato Stella ci dirigemmo di nuovo in macchina

R: "Aspetta Nì, solo altri cinque minuti"
N: "Ma sei seria? La stai a spià, menomale che ce sto io mo, altrimenti povera bambina"
R: "Starà bene?"
N: "Certo che starà bene, è forte. L'hai cresciuta bene Rebè, stai tranquilla. Se dovesse succedere qualcosa, la preside ha il tuo numero giusto?"
R: "Si"
N: "Quindi finché nun te chiamano va sempre tutto bene. A mia mamma la chiamavano un giorno si e l'altro pure"
R: "Nì a tua mamma la chiamavano al liceo, Stella va all'asilo"
N: "All'asilo la chiamavano solo i giorni dispari se nun sbaglio"

Mi fu strano ammetterlo, ma menomale che c'era Niccolò...non sarei riuscita ad andare via dall'asilo senza di lui.
Vagavamo in macchina per le strade di Roma respirando lo smog, eppure io stavo bene.

N: "Te vengo a prendere più tardi"
R: "Non è necessario, posso andare anche da sola"
N: "Per me è necessario, e poi ve porto a magná fori..na carbonara seria, no quella merda che cucina Clarissa"
R: "Dai non è male"
N: "Nun te ricordi proprio eh le carbonare che te cucinavo io?! Quelle si che erano degne. Famo così, andiamo a prende la peste e poi venite a pranzo da me, ve faccio rifá un po' l'occhio e a bocca"
R: "Sei incorreggibile... vuoi salire per un caffè?"
N: "Mi piacerebbe, ma vorrei passare almeno un paio d'ore in studio"
R: "Nicco stai togliendo spazio al tuo lavoro"
N: "Lo sto facendo per una giusta causa, e poi guardaci un po'...dopo sei anni mi hai chiamato Nicco, sto facendo un buon lavoro. E comunque mia figlia deve sapè che er padre riempie gli stadi"
R: "A tempo debito Moriconi"
N: "Preferivo Nicco"

Mi avvicinai a lui e gli stampai un bacio sulla guancia. Senza dirci 'ciao', scesi dalla macchina. Cercai di raggiungere velocemente il mio appartamento... Ero sola, Clarissa era a lavoro, Stella a scuola e Niccolò era andato via. Ero di nuovo sola.
Mi gettai sul divano ed iniziai a pensare, pensavo, pensavo.
Come era possibile ? Perché mi ero sentita così bene? Perché una semplice parola come 'Nicco' poteva fare la differenza?

Sorpresa serale per voi❤️

La stella più fragile dell'universo - 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora