1. La sfiga ci vede bene

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"Buonasera signore, chiamiamo dal ospedale di Peschiera, sua figlia Elena è ricoverata qui dopo l'incidente avvenuto nella notte dal pullman che portava la gita scolastica. Se poteste venire il prima possibile." Il tipo dell'ospedale chiama Alessandro mio padre. L'intera classe è ricoverata in questo micro ospedale, il nostro pullman ha avuto un incidente mentre ci stavamo dirigendo verso Bolzano come gita scolastica e ora sono costretta in questo letto con una gamba completamente fasciata. I miei non arriveranno prima di un paio di ore quindi potrei quasi farmi un sonnellino, la mia migliore amica è in stanza con me per fortuna, altrimenti sarebbe stata una tortura aspettare tutte quelle ore per poter uscire dal ospedale. "Allora, con chi avevi in programma di spassartela questi giorni in hotel?" Le chiedo vedendo il suo sorrisino maligno. "Con Marco, quello dell'altra quinta. Lo sai Ele che non avrei perso occasione, già ci siamo toccati un po' prima che partissimo." Confessa ridendo, scuoto la testa. "Sara sei incorreggibile." La ammonisco ridendo a mia volta. "Te invece? Hai fatto qualcosa dall'ultima volta che ne abbiamo parlato?" Mi chiede curiosa, io scuoto la testa. "Ele, ma come si fa ad essere vergini a diciotto anni?" Chiede sconcerta, in effetti deve essere strano per lei che ha fatto sesso la prima volta a sedici anni. "Non ho ancora trovato quello giusto." Le confesso stringendomi nelle spalle. "Povera illusa, quello giusto non esiste, potresti concederti a Matteo, non è male e poi dicono che sia bravo." Mi confessa la mia amica con una mano sul cuore, come se lo facesse per il mio bene.

Non ho mai fatto sesso con nessuno, non ne ho nemmeno mai sentito il bisogno così impellente. Alle volte mi sento fuori luogo, come se fossi di un'altra epoca e spiaccicata qui per ripicca di un Dio a cui nemmeno credo. Di segno zodiacale sono un leone, ma in realtà mi sento più un fantasma. Sono di quelle persone invisibili, che se per caso non ci fossero più non se ne accorgerebbero molte persone, i miei genitori Alessandro e Sonia sono sempre in giro per il mondo per lavoro, è stata davvero una botta di fortuna che Alessandro fosse a casa, altrimenti avrei dovuto chiedere ai genitori di Sara di darmi un passaggio e questo succede spesso. Ma i suoi genitori mi hanno sempre fatta sentire a casa, invidio un po' il calore che si avverte a casa loro, da me non c'è. Con mia sorella Virginia non sono molto legata, lei è molto più piccola di me, ha solo tredici anni, non so perché i miei ci abbiano messo così tanto a fare un altro figlio, ma non sono problemi miei. Mi chiama Alessandro al cellulare, rispondo subito. "Ciao, senti. Io devo prendere un aereo stanotte e ho guardato l'orario. Non riesco a venirti a prendere. Riesci ad arrangiarti?" La delusione mi si dipinge in volto. "Si, tranquillo tanto non è nulla di grave." Butta giù il telefono e la mia amica mi guarda da sotto, ha già capito. "Puoi stare da me in questi giorni. Così ci facciamo compagnia per la convalescenza. Perché non gli hai detto la verità?" Chiede confusa. "Perché tanto non penso sarebbe venuto comunque, lui vive per il suo lavoro, come mia madre dopotutto. Grazie, non so mai come sdebitarmi quando mi salvi da queste situazioni. Comunque prima o poi lo scopriranno che invece è più o meno grave quello che mi è successo." La mia voce è un sibilo. "Non devi ringraziarmi, alle volte ho la sensazione che quando sei a casa mia tu rinasca. Mentre quando sei coi tuoi bho, non sembri quasi nemmeno la loro figlia." Mi ripete sempre questa frase quando vede che sono giù per colpa loro. "Non lo fanno con cattiveria." Cerco di convincere me stessa più che altro, infatti Sara mi guarda con gli occhi a fessura.

L'infermiera ci porta la cena, ci posiziona i tavolini e posiziona i contenitori per poi aprirli e rivelare la fettina di pollo con patate lesse. Proprio il tipico pasto da ospedale. Mangiamo in silenzio, il mio telefono vibra e leggo il messaggio. È mia madre, Alessandro l'ha aggiornata sul mio incidente e mi chiede se sto da Sara per i prossimi giorni. Ovviamente anche lei mi scarica sulla mia amica, a volte penso che abbia ragione Sara, non sono la loro figlia. Le rispondo che si passerò dei giorni a casa della mia amica e la sua famiglia. L'inserviente porta via i vari contenitori del pasto, ci informa che stanno iniziando ad arrivare dei genitori per prenderci, Sara avvisa i suoi che prenderanno su anche me dato che i miei non sono a casa. Ho davvero paura di quello che mi aspetterà d'ora in poi, non posso più piegare il ginocchio da quel che mi hanno detto e per sbloccarlo ci vuole un ginocchio nuovo, ovviamente l'intervento non a pagamento ci sono delle liste di attesa lunghissime. A pagamento invece potrei forse farlo tra una settimana o poco più.

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