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Gayaniya Preobrazhensky, Istoricheskaya Akademiya, Mosca-Russia.

Entrai nel teatro e rimasi di sasso.
Mi voltai verso Anna e sollevai un sopracciglio.

"Perché c'è del pubblico?" Chiesi. "Avevamo per caso qualche rappresentazione?"

"Non che io sappia." Mi spinse dalla schiena ed insieme ad altre dieci allieve e quattro ragazzi ci avvicinammo al palco. "Ma hanno la divisa blu, quindi si tratta sicuro di-

"Non dirmelo, è già imbarazzante che questa mattina mi abbia beccato a fissarlo."

"Sai," continuò con fare complice. "Non è molto normale il tuo comportamento."

"Sai," le bisbigliai prendendo posto ad una distanza quanto meno ragguardevole da quello strano gruppo di fighetti impettiti. "Non mi interessa nulla della tua opinione."

Le feci la linguaccia e lei scoppiò a ridere, sinceramente divertita.

"Ma?" Si girò attratta da un ennesimo vociare. "Oh, sembra che quest'anno avremo delle visite succulente."

Sarei sprofondata all'interno della poltroncina, se solo mi avesse evitato lo strazio di nome Vasiliy.

"Devo trovare un modo per togliermelo dai piedi."

"Sai," ricominciò Anna imperterrita iniziando ad acconciarsi i capelli e inviando occhiate lascive a destra e a sinistra. "Sei molto poco signorile quando vuoi." Mi indicò con cenno disinvolto. "La tua grazia non è poi così vera."

Scoppiai a ridere, ma tappai subito la bocca quando il maestro sbucò da dietro le quinte. In realtà, tutto il corpo di ballo si sollevò dalle poltrone del teatro.

"Tutti quassù."

Salimmo velocemente sul palco e mi accorsi di essere l'unica con i capelli ancora sciolti e le scarpette slacciate. Maledizione, avevo fatto tanto caso a chi fosse entrato dalla porta, da non essermi accorta di essere completamente in ritardo e quella scema di Anna se la stava ghignando alla grossa.

"Gayaniya, nonostante adori la tua cascata di petrolio, hai meno di dieci secondi per farti uno chignon decoroso e far sparire quei dannati laccetti."

Annuii e deglutii allo stesso tempo, iniziando a lavorare alacremente alla mia composizione di capelli, che raggiungevano la vita e oscillavano come seta nera al vento. Ero un miscuglio di colori: nero come la notte più scura e senza stelle, gli occhi grandi, rotondi e marroni come la corteccia di una quercia, piccole efelidi sotto agli occhi come granelli di sabbia e labbra disomogenee rosso fragola, poiché quello inferiore più importante del superiore e avevo lo stramaledetto vizio di morsicarlo quando ero nervosa, proprio come in quel momento. In nove secondi avevo concluso.

"Benissimo, ora che siamo tutti pronti." Mi scrutò con cipiglio severo. "Vorrei dare il benvenuto a tutti voi." Ci diede le spalle e fronteggiò la folla. "Come potete vedere il sesto ed il settimo grado sono qui oggi, e non sarà l'unica volta. Il rettore ha decretato fondamentale sia per lo sport sia per la sponda più intellettuale della nostra Accademia, toccare con mano e studiare da vicino anche una parte della nostra arte. Sappiamo tutti che il pomeriggio serve ad ogni dipartimento per specializzarsi e fare attività inerenti al proprio curriculum, ma da oggi in avanti il lunedì pomeriggio sarà occupato dal teatro."

Scandagliai le poltroncine in cui erano accomodati i ragazzi con la divisa blu e non notai il minimo cenno di dissenso: erano impettiti come scolaretti al primo banco.

"Allora, ragazzi, iniziamo con un breve riscaldamento e poi, in vista dello spettacolo invernale, prepareremo lo Schiaccianoci."

A quella prospettiva le mie labbra si curvarono in un piccolo sorriso inconscio.

Resilienza | THE NY RUSSIAN MAFIA #4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora