IV

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Gayaniya Preobrazhensky, Istoricheskaya Akademiya, Mosca-Russia.

Corsi fuori dall'aula di matematica e mi chiusi all'interno del primo bagno disponibile. Lasciai cadere lo zainetto davanti alla porta e mi accomodai sul water.

Che cosa era successo in quella classe?

Regolai la respirazione e chiusi gli occhi. Non era successo nulla. Non era successo nulla. Nonostante la mia stramba infanzia, inclinai la testa, nonostante la mia infanzia reclusa nella cameretta di casa, sapevo come rapportarmi con gli esseri umani, ma Ivan Ivanov era più che un essere umano. Okay, così sembravo davvero patetica, ma per una delle divisione dell'arte era quasi inconcepibile che uno come lui si fosse avvicinato platealmente.

Aprii con garbo il fogliettino e strabuzzai gli occhi alla perfetta calligrafia corsiva che solcava la carta.

Ho bisogno di parlarti, ore 20:00 dietro la guglia occidentale.

Rimasi inebetita a fissare l'elegante scritta che sembrava appartenere ad un'altra epoca e sfarfallai le palpebre. Mi convinsi si trattasse tutto di uno stupido scherzo organizzato con Kalisa, perché era l'unico diavolo di motivo per cui uno come lui volesse parlare con una come me. Accartocciai il biglietto e lo buttai nel gabinetto, tirai l'acqua ed uscii dal bagno.

"Gayaniya."

Mi guardai intorno e notai che i corridoi fossero tutti completamente vuoti, così aumentai l'andatura, ma Kalisa mi raggiunse senza nessuna fatica. Mi agguantò dallo zainetto e mi fece entrare in un'aula vuota. Con il cuore in gola la fissai stralunata.

"Ascoltami, Kalisa, io non ho niente a che spartire con Ivan, tra noi due non c'è assolutamente nulla." Respirai a pieni polmoni. "Niente di niente, davvero."

Per un attimo Kalisa rimase scioccata dalle mie parole, ma poi con grazia buttò indietro la testa bionda e rise a crepapelle.

"Tu pensi che lui"— si sorresse la pancia ed io mi sentii mortalmente imbarazzata— "oh, cielo. Pensi davvero che uno come lui potrebbe davvero... che ridere!" Si sventolò una mano davanti al volto per prendere aria. "Questa sì che è nuova."

Indietreggiai di un passo e faticai a mantenere un'espressione neutra.

"Allora se è così, perché mi hai cercata dopo quello che mi hai fatto in mensa?"

Per fortuna, la mia voce non tremò e Kalisa fu quasi sorpresa da quel dettaglio.

"Avevo bisogno di farmi trovare interessante da Ivan." Mosse la mano con noncuranza. "Sai, è solo un piccolo periodo, tornerà da me, non mi preoccupo di questo. Comunque"—mi regalò un disgustoso sorriso perfetto—"non posso farmi vedere con te che hai la divisa bordeaux, per questo ti ho rinchiuso in questa stanza, voglio solo dirti che sabato mamma ci verrà a prendere e dovremo partecipare ad un ricevimento."

Aguzzai le orecchie sorpresa. "Papà non mi ha detto nulla," dissi tra me.

"Si sarà dimenticato; dopotutto, con una figlia come te non è difficile doversi concentrare su dettagli più importanti, quali la salute mentale."

Feci finta di non essere toccata da quelle parole, ma la verità era che mi ferivano profondamente, perché era così che apparivo, che ero sempre apparsa: la povera Gayaniya dolce e timida, quieta e tranquilla; la sfigata e la disadattata, e lo sarebbe sempre stato.

"Se è tutto, devo scappare a lezione di storia."

La sorpassai e fui sorpresa quando non mi fermò.

Il resto del pomeriggio trascorse lento e noioso, mi trascinai da una lezione all'altra e non incontrai nessuna fonte di disturbo; addirittura la lezione di danza mi sembrò pesante, ma quel pomeriggio lo doveva essere: iniziare le nuove variazioni non era mai semplice, sopratutto perché bisognava impegnarsi con la tecnica e con la memoria.

Resilienza | THE NY RUSSIAN MAFIA #4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora